6. La strana collana dalla pietra rossa

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-Perché? Perché? - contestavo imperterrita.

- Sei esagerata! - ribatteva a sua volta Petra.

Non mi importava che dalle camere degli ufficiali ai lati del corridoio si potessero udire benissimo le mie proteste; la richiesta della mia compagna di esercitarmi con lei nell'addestramento corpo a corpo, giudicata dai superiori "un modo per allenare "l'accortezza e la resistenza fisica" mi parve assurda e inutile; sapevamo entrambe quanto questo tipo di addestramento fosse completamente ottuso, inoltre, ella conosceva benissimo la mia incapacità di affrontare senza un motivo valido un soldato. Lo consideravo, al tempo, un blocco del tutto giustificabile, eppure non mi aspettavo che i comandanti potessero comprenderlo, e sarebbe stato sicuramente un pretesto per essere penalizzata rispetto agli altri, a cui la determinazione e l'ambizione non mancavano.

-Non possiamo tirarci indietro, Claire - mi spiegò Petra. -È previsto per l'addestramento di oggi. Non credo che i capisquadra rimarranno felici non appena capiranno che l'hai saltato di proposito.

Trattenni un'imprecazione, più adirata che mai. -Cosa cambierebbe se persuadessi il comandante a farmi mettere a posto le scartoffie del suo ufficio?

-Ci hanno già pensato Aslan e Erd ieri - rispose di rimando lei.

-E se andassi a pulire la camera del capitano?

-Ti ha costretto a farlo due giorni fa. Non ricordi?

-L'ufficio del caposquadra Hanji.

-Non lo spolverano mai, a detta del caporale.

Sbuffai. -Allora... Allora... La stalla dei cavalli!

-Claire, adesso finiscila - mi scosse la ragazza. -Ascolta, devi vincere questo tuo blocco. Non risolverai niente comportandoti così, e non è da te venir meno ad un ordine. Inoltre, continui a sottovalutare l'importanza di questo tipo di allenamento per te: affrontarlo significherebbe assumere il pieno controllo di te. Ti permetterebbe di affrontare situazioni di gran lunga più importanti.

Mi resi conto di quanto il suo ragionamento fosse, per certi versi, sensato: trovavo inammissibile dover mettere al tappeto un mio simile, ma ero consapevole del fatto che, anche all'interno delle mura, i "mostri" non mancavano. Difendermi in quel tipo di situazioni, pensai, grazie alla mia amica, poteva essermi realmente di aiuto.
Ma come potevo vincere quel blocco, come lo aveva definito Petra?

-Non ci sono riuscita per tre anni, perché stavolta dovrebbe essere diverso?

Ella mi sorrise cordiale. -Perché adesso non c'è più nessun cadetto stolto che non ha la minima idea dell'inutilità di questa parte dell'allenamento - improvvisamente mi abbracciò. -Claire, dimostra ai comandanti che non sei un portento solo con il dispositivo di manovra.

Il suo discorso non faceva una piega, d'altronde anche io sapevo bene che dimostrare di cavarmela persino nello scontro corpo a corpo mi avrebbe garantito ulteriori riconoscimenti da chi più importante di me. La mia era sicuramente una sciocca aspirazione, ma prima o poi avrei ambito a divenire caposquadra, ammesso sempre che fossi riuscita a sopravvivere al di fuori delle mura.

-Abbi fiducia, una buona volta, - aggiunse la mia graziosa amica, -ingorda che non sei altro.

Arrossii di colpo. -Io non sono ingorda!

Ci avviammo al campo, dove le poche reclute arruolatesi con noi erano già alle prese con quel noioso addestramento.

Era chiarissimo quanto Oruo fosse preso a parlare con la sua compagna di quanto meravigliosamente se la sarebbe cavata il giorno seguente, in cui i cadetti avrebbero messo per la prima volta piede in un territorio occupato dai giganti; Erd e Gunther, contrariamente, da bravi soldati quali fin da subito avevano mostrato di essere, seguirono gli ordini senza discutere, disputando un amichevole scontro.

Le Ali della Libertà: Cronache di una recluta del Corpo di RicercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora