26. Riposo, soldato

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Sulla strada di ritorno, tentai come meglio potei di liberare la mia mente dalla valanga di informazioni apprese quel pomeriggio. Ma fu assai difficile ignorare una verità così sconvolgente: appartenere al clan d'Oriente mi aveva reso molto inquieta e ancora più turbata.
Da quel che constatai sulla carrozza che ci avrebbe accompagnato al Quartier Generale dei ricognitori, anche i restanti presenti parevano allo stesso modo preoccupati o semplicemente scossi. I miei occhi sorprendevano in continuazione Levi, Erwin e Lex a fissare il vuoto ogni qual volta li osservassi.

Conoscendo tanto bene mio fratello, ero convinta che questo stesse cercando con tutte le sue forze di non disperarsi davanti gli ufficiali del Corpo di Ricerca, i quali non si degnavano tantomeno di scambiare due parole come erano soliti fare.

-Credo sia stato abbastanza scioccante ciò di cui siamo venuti a conoscenza oggi – parlai. –Ma non vedo cosa possiamo fare noi.

-Infatti la nostra missione rimarrà invariata: scopriremo a tutti i costi il segreto dei giganti combattendoli sul fronte – disse Erwin. –E' questo il nostro compito, e noi continueremo ad assolverlo.

-Quel maiale ha davvero creduto che potessimo fare i ribelli di turno – tuonò la voce di Levi. –Che stolto, ma forse ha solo il cervello annebbiato da tutte quelle porcherie.

-Non ha senso discuterne, - rispose il biondo, -abbiamo già detto la nostra a riguardo.

-Cos'è quell'espressione? – Levi lo guardò. –Sembra che l'idea in un certo modo ti ecciti, Erwin.

Quest'ultimo alzò lo sguardo, puntandolo verso quello indifferente del corvino. Subito compresi come i due stessero a loro modo comunicando, non mancando di constatare ancora una volta quanto fosse grande la profonda fiducia che essi nutrivano l'uno nei confronti dell'altro. Molto spesso, anche durante le spedizioni che avrei avuto modo di affrontare nel corso del tempo, avrei scoperto come entrambi cercassero costantemente il parere dell'altro, e l'uno non prendeva decisioni senza aver prima conosciuto l'opinione del secondo. In altre parole, capitava di rimando che le loro menti fossero interconnesse.

–Anche io vorrei cambiare le cose – disse il capitano di divisione. –L'ho sempre desiderato, da che ho deciso di arruolarmi molti anni fa. Ma non è il momento opportuno, non ancora.
Levi incrociò nuovamente le braccia. –Sempre che ci sia, il momento opportuno.

Concluso quel discorso, mi occupai di Lex. Era doloroso, per me, vederlo in quello stato, peraltro non c'era nulla che potessi fare in quel momento. Anche una parte di me era profondamente delusa e impietosita per la fine che aveva fatto l'unico nostro genitore che, così avevamo creduto fino a quel giorno, poteva essere rimasto in vita. Inoltre, non avevamo fatto tantomeno luce sulla verità dietro la morte di nostra madre.

-Penso sia la prima volta che un normale civile dorma nella caserma dell'Armata Ricognitiva – ruppi di nuovo il silenzio, sorridendo ai tre uomini. –Al posto tuo, lo vedrei come un grande evento, Lex.

-Non vorrei causarvi alcun disturbo – ammise, guardandosi i piedi con aria leggermente sollevata. –Potrei sempre tornare a Karanes stanotte.

-Non sei per niente un disturbo, Lex – gli sorrise Erwin. –Siamo stati noi a coinvolgerti in questa faccenda, è bene che ci prendiamo cura di te almeno per questa notte. Domattina potrai tranquillamente partire per Karanes.

Lex ricambiò lo sguardo. –La ringrazio infinitamente, Comandante. Eppure, continuo a credere che riservarmi una stanza degli ospiti nei dormitori degli ufficiali, come mi ha rivelato Claire, sia alquanto eccessivo.

-Certamente non potevamo lasciarti dormire negli alloggi comuni – ribattei, ridacchiando.

-La nostra caserma è sempre semivuota – aggiunse Levi. –Erwin gongola ogni volta che qualcuno si aggiunge a noi. Nessuno è sgradito, per lui.

Le Ali della Libertà: Cronache di una recluta del Corpo di RicercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora