13. Il dolore è sparito, si allontana

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I giorni che susseguirono il nostro arrivo al Distretto di Trost furono confusionari e angoscianti: nonostante fossimo stati in grado di realizzare, dopo tanto tempo, un buon punto di appoggio verso Shiganshina, il numero degli uomini caduti in battaglia risultò terribilmente elevato: ben trentuno soldati della Legione Esplorativa non avevano fatto ritorno a casa.

Erwin si decise una volta per tutte a illustrare ai vertici dell'esercito quella strategia a lungo raggio che aveva elaborato. Feci in tempo a frequentare alcune lezioni teoriche a riguardo (che a poco mi servirono, dato che il Comandante mi aveva spiegato precedentemente ogni elemento della tattica) prima di essere colpita da una forte e lunga febbre.

Devo confessare al lettore che, nei giorni seguenti la spedizione, non avevo toccato cibo e dormivo molto poco. Oltretutto, le numerose energie spese durante la missione mi avevano già visibilmente indebolita. 

Per diversi giorni non fui capace di alzare la testa dal cuscino, vomitando ogni qualvolta ingurgitassi un cibo o addirittura della semplice acqua ed ero incapace addirittura comunicare con l'esterno.

Molti iniziarono a credere che, dati i miei sintomi anomali e le scarse medicine che circolavano nelle Mura per quegli strani casi, non sarei stata in grado di cavarmela. Se quei mali avessero persistito per i giorni seguenti, probabilmente avevo poche speranze di sopravvivere. Di sfuggita vedevo entrare e uscire Petra dalla stanza dell'infermeria riservata appositamente per me. Mi controllava la temperatura, mi sistemava meglio i cuscini ed era lei a somministrarmi quei medicinali quasi completamente inutili.

Ricordo di aver spesso ricevuto la visita di qualche ufficiale, estremamente preoccupato per le mie condizioni.

Ricordo i volti preoccupati di coloro che speravano nella mia guarigione.

Ricordo di aver sognato una quantità infinita di incubi.

Sognai di essere ritornata bambina, di star supplicando mia madre a non mettere piede fuori casa perché la pioggia l'avrebbe bagnata e ridotta nelle mie attuali condizioni. Sognai il suo sorriso confortante, la sua voce che mi intimava a non preoccuparmi, perché avrebbe dovuto consegnare il bucato che aveva lavato per la signora Tules, la quale l'avrebbe ricompensata con quei pochi spiccioli che ci avrebbero permesso di comprare degli odiosi prodotti in scatola.

Ahimé, come era difficile la nostra vita, da quando papà era scomparso. Era pietoso vedere mia madre dirigermi dalla signora Tules col cesto di panni immacolati, che venivano nuovamente inzuppati dall'acqua del cielo.

-Fortunatamente, la scema della signora Tules abita qui vicino – giudicò Lex, incaricato di lavare i piatti e riporli asciutti nella credenza.

-Ma mamma si bagnerà. Perché non ha aspettato che spiovesse, prima di uscire? – chiesi innocentemente io.

- Ha detto che era in ritardo con la consegna. Sinceramente non l'ho capito nemmeno io.

Seguii la mamma con lo sguardo fino a un certo punto, dopodiché vidi tre o quattro uomini avvicinarsi verso di lei. Ho cercato in tutti i modi di far sovvenire alla mente una misera caratteristica dai loro volti, coperti dalla nebbia fitta; ciò che ricordo è il sangue scarlatto proveniente dal collo di mia madre, sgozzata da uno di quegli assassini, che aveva macchiato i panni della donna a cui erano destinati.

Rimasi impietrita, domandandomi se ciò che avevo visto fosse in realtà uno scherzo. –Lex, mamma...

Lex si avvicinò alla finestra. Non vi rimase per molto tempo, perché mi prese per mano e corse disperato verso la finestra che affacciava al lato opposto della casa.

-Lex, dove stiamo andando? Perché lasciamo la mamma?

-Claire, adesso sta' tranquilla. Andiamo dai Ral.

Le Ali della Libertà: Cronache di una recluta del Corpo di RicercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora