Appendice II

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La sensazione di gradimento provata dopo quel bizzarro contatto umano con Claire Hares non riuscì a donargli un briciolo di tregua neanche quella notte.

Levi era adagiato sulla comoda poltrona della sua ordinatissima e limpida stanza.

Nel buio filtrato dalla luce della luna, proveniente fuori dall'unica finestra della camera, collocata sopra il letto immacolatissimo che aveva inutilmente ricevuto in donazione, assieme al resto dei mobili, egli non riusciva a darsi pace, assalito da una fortissima emicrania.

Levi era rinomato per essere 'il soldato più forte' dell'umanità', come già ripetuto tante, troppe volte nel racconto principale presente in questo volume.

Levi aveva raramente avuto modo di provare un dolore fisico di quel tipo, per giunta provocato da cause a lui del tutto sconosciute.
Sembrava quasi uno scherzo del cazzo: la mocciosa si era ripresa dal suo malanno, poco prima che quel mal di testa prendesse completamente il controllo su di lui. Che quella sciocca avesse contratto davvero una malattia infettiva, il cui sintomo principale era proprio l'emicrania? Levi era conosciuto per il suo atteggiamento di iniziale diffidenza nei confronti di chiunque e non gli risultò difficile provare sfiducia nei confronti dei medici della Legione che gli avevano dato delle rassicurazioni solo qualche giorno prima sulle condizioni di Hares.

Tuttavia, risultava alquanto assurdo che quel dolore si fosse palesato proprio qualche ora prima, dopo essersi ritirato nella sua stanza e dopo aver trascorso l'intera giornata a badare alla ragazzina appena guarita.

Era stato assalito dalla confusione, dall'amarezza, da un profondo senso di gratitudine, quasi di piacere, accompagnato da un forte malessere. Tali sentimenti contrastanti si erano impossessati di lui nel corso di quella notte, ciò che più era peggio, da lì a poco l'alba sarebbe già comparsa all'orizzonte.

Era partito tutto da quell'assurda proposta proprio da lui rivolta alla ragazza: cosa diamine lo aveva spinto a proporre all'insulsa mocciosa quella stupida passeggiata nei dintorni della caserma?
La verità la conosceva: approfittando dell'interruzione di ogni attività del corpo, qualcosa lo spingeva, lo spronava quasi, ad approfondire l'amicizia con quella bizzarra ragazzina, la cui capacità primaria era farsi raccontare, senza il minimo sforzo, ogni frustrazione, ogni angoscia di chi avesse davanti.
E lui di angosce mai sfogate ne aveva effettivamente fin troppe.

D'altronde, la mocciosa, se voleva, era in grado di mantenere i segreti, come egli aveva avuto modo di appurare due sere prima, mentre ella era in compagnia dell'amica Petra. Forse Levi avrebbe dovuto semplicemente mettere in pratica il consiglio di Claire:

-Caporale - egli si sentì toccare, quasi stringere la spalla dalla mano della giovane, ritratta il secondo immediatamente successivo. Notò il rossore dipingerle il volto. Ella si schiarì la voce: -Non esiti a raccontarmi. Magari è vero: sono un'insopportabile ficcanaso, eppure credo di starle offrendo un'opportunità molto particolare: penso che tutti abbiano il diritto di esorcizzare il proprio dolore, e l'unico modo per farlo è proprio parlarne.

E, alla fine, egli si convinse. Sapeva che quel dolore non sarebbe mai stato del tutto esorcizzato da un racconto rivolto ad una creatura ingenua, così inesperta del mondo che la circondava. Eppure, tra la miseria e la corruzione della città sotterranea, non gli era mai capitato di incontrare una persona così colpita sul piano personale da una storia che non la riguardava affatto, di cui era protagonista un essere violento, affatto amichevole, aggressivo e ostile, esattamente il suo opposto.

E Claire Hares, che, attraverso il suo sguardo innocente e puro, con il suo atteggiamento bambinesco e, molte volte, sbadato, sapeva tirare fuori dagli altri i pensieri più tormentosi e laceranti, si nutriva avidamente del suo dolore, rendendolo suo.
Claire Hares pianse - come se fosse una novità, a quella ragazzina colava il moccio dal naso ogni due per tre! - e Levi vide lo sconcerto più totale impossessarsi di lei, finché non aveva notato il suo viso sbiancare, probabilmente dalla totale assenza di forze, essendo lei ancora in una specie di stato di convalescenza. Roteò gli occhi, ma poi si offrì di aiutarla, rendendole un fazzoletto...

Le Ali della Libertà: Cronache di una recluta del Corpo di RicercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora