27. Devozione

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Prima di continuare la narrazione di queste cronache, riporto un passo delle memorie di un altro valente e onesto compagno. Non solo d'armi, ma di vita. Spero che al lettore possa interessare, e che l'autore non si sgomenti eccessivamente appena intuirà che mi sono impossessata di un testo non propriamente mio!

Claire Hares


- In ogni caso, se è proprio tutto ciò che desideri, ti chiamerò per nome. Claire, giusto? - le domandai, malgrado avessi già ben presente nella mia testa il nome di quell'essere umano così curioso e allo stesso tempo confortante che avevo avuto modo di incontrare solo qualche tempo prima. 


Quella notte, non saprei dire se in sogno, o forse in un semplice stato di dormiveglia, le loro parole riecheggiavano ancora più forti del solito nella mia testa:

Perché non provi a credere in noi, una volta tanto, Levi?

Conta su di noi, fratellone!

Nessun incubo mi tormentò, quella notte. Proprio quella notte, preceduta dal mio ritorno in quel luogo, teatro di miseria e di povertà. 

Da quanto tempo non avevo dormito senza essere assalito da ricordi di orrore, di tristezza? Da quanto avevo sperato di poter riposare in pace una volta tanto, senza dovermi risvegliare di colpo a causa di un incubo?

Quella volta fu totalmente diverso. Davanti a me, non erano più adagiati i corpi martoriati di Furlan e Isabel ai miei piedi. In sogno, mi avevano appena parlato, invitandomi con felicità e spensieratezza a confidare in loro. Eppure, nonostante le parole di Erwin, dentro di me rimpiango tanto la mia scelta di aver preferito di agire da solo.

In ogni caso, l'amarezza del ricordo di una scelta tanto sbagliata da parte mia, che mi costò la morte dei miei compagni di vita, subito si dissipò come aprii gli occhi, riconoscendo la figura femminile adagiata nel letto accanto a me.

Claire, ancora nuda e assolutamente bellissima, assorta probabilmente in un sogno piacevole e dilettevole, dormiva beatamente avvinghiata a me, il piccolo nasino all'insù mi solleticava il collo, il suo braccio destro premeva sul mio petto.

Osservandola dormire, mi resi conto che solo lei e la notte passata insieme potevano aver liberato la mia mente di ogni tormento, provocandomi il piacere di riposare per una volta lontano dagli incubi.

Claire. Ovviamente non poteva che trattarsi di lei. 

Il suo viso innocente e puro mi condusse al giorno in cui, per la prima volta, mi aveva rivolto la parola in maniera distratta e sventata, prima di lanciare una forchetta o un coltello sul mio piede; al giorno in cui l'avevo colta a giocare con dei mocciosi di Trost; a quando, durante la nostra prima spedizione, aveva iniziato a scimmiottare me davanti alla sua amica divertita.

Le sorrisi. Quella stessa persona, benché  ingenua e sbadata, era la stessa che, durante il primo giorno di addestramento, aveva registrato il più alto numero di soppressioni di fantocci; quella che aveva ucciso un gigante anomalo dopo neanche dieci minuti dall'inizio della sua prima missione oltre le mura; quella che aveva elaborato su due piedi un piano per l'eliminazione di un colosso per la protezione delle milizie.

Le carezzai il braccio, lasciando un bacio sulla fronte di quella giovane e inesperta ragazza, poco più che adolescente, che aveva già l'appoggio dei più importanti membri del Corpo di Ricerca dopo nemmeno la sua prima spedizione ricognitiva, oltre che un probabile futuro di Caposquadra davanti.

Le Ali della Libertà: Cronache di una recluta del Corpo di RicercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora