20. Il diario di Ilse Langnar

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Mi chiamo Ilse Langnar. Membro della 34° spedizione. La mia squadra si è imbattuta in un gruppo di giganti durante la ritirata. Ho perso compagni e cavallo.

Ho abbandonato il mio dispositivo di movimento. Ho iniziato a correre verso nord per raggiungere quanto prima le mura. Non permetterò che la paura abbia il sopravvento su di me.

Io sono le ali della libertà dell'umanità. Un membro dell'Armata Ricognitiva. Io non temo la morte.

Combatterò fino al mio ultimo respiro.

Non ho armi, ma continuerò a lottare.

Io non mi arrenderò.

Queste furono le parole che mi trafissero il cuore non appena i restanti membri della mia squadra, riunitasi attorno ad un lungo tavolo alle cui estremità sedevamo io e Levi, mi avevano reso, sconvolti, quel piccolo taccuino ritrovato durante la nostra ultima spedizione.

Eravamo riusciti a sopravvivere anche quella volta. Tuttavia, il cadavere e il diario da noi ritrovato avevano dato inizio ad una vera e propria svolta nella Ricognizione, sconvolgendo anche i superiori.

Chi era Ilse Langnar? Perché il ritrovamento di quel diario venne considerato così importante dagli ufficiali? Fui in grado di soddisfare la mia curiosità proprio quella sera, quando il capitano ci aveva convocati per farci leggere le memorie della soldatessa morta valorosamente l'anno precedente nelle praterie del Wall Maria.

"Io non mi arrenderò". Pensavo che il taccuino si limitasse a riportare le parole impetuose e sfrontate, che mi avevano scosso profondamente l'animo, scritte negli ultimi momenti di vita del soldato.

-Va' avanti, Claire – mi consigliò Erd, preoccupato in volto.

Feci come mi aveva detto, voltando le pagine consumate per rileggere il proseguimento. Riporterò solo alcuni frammenti del racconto letto quella sera:

Imbattuta in un titano, un classe sette-sei metri che non mi attacca direttamente. Che sia un anomalo?

Il mio viaggio è giunto a capolinea, è la fine, ormai. Così prematura! Non ho ancora dimostrato nulla ai miei genitori.

Ero già incapace di muovere un solo muscolo dalla tensione. Potevo percepire ogni singolo attimo di terrore vissuto dalla narratrice benché lo stile sintetico del suo scritto. Tuttavia, ciò che lessi dopo mi turbò ancor più del dovuto:

Parlato. Il gigante ha appena parlato. Parole che posso comprendere. 'Popolo di Ymir', 'Signora Ymir', 'Benvenuta'. Senza dubbi questo titano mostra espressioni facciali comuni a noi esseri umani. Sembra mostrarmi rispetto.

Gli ho chiesto l'origine della sua natura. Non risponde, mormora. Gli chiedo della provenienza. Non ottengo risposta. Gli chiedo la motivazione delle sue azioni nei confronti della razza umana.

Inizia a inseguirmi. Mi afferra. Posso sentire i suoi denti premere sulle mie ossa ch...

Susseguirono segni incomprensibili, lacerati dal tempo.

Richiudendo lentamente il taccuino, spingendolo con un mano verso il centro del tavolo, un misto di terrore e di stupore mi pervase. Ad un prezzo caro quanto la vita, Ilse Langnar aveva tramandato la prima conversazione tra un uomo e un gigante, un esemplare che aveva dimostrato di avere molte più affinità con la razza umana che con i propri simili.

In preda allo choc, osservai un punto fisso del tavolo, aspettando che qualcun altro intervenisse.

Nessuno prese la parola. Mi colpì tanto l'espressione attonita che si scambiarono Oruo e Petra, l'uno seduto al fianco dell'altro.

-Io penso ad una cosa – presi la parola. –Credo che questa sia la più grande dimostrazione che l'uomo necessiti di catturare un gigante per poter spiegare la natura di questi demoni.

Le Ali della Libertà: Cronache di una recluta del Corpo di RicercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora