5. 𝑣𝑒𝑟𝑡𝑖𝑔𝑖𝑛𝑖 𝑒 𝑝𝑢𝑟𝑜𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒

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«ma cosa ti sei fumato esattamente pit? io e tuo fratello non ci sopportiamo.»

«ascoltami bene mic...wax si, è il tipo che sa di piacere e quindi si vanta un po' per questo ma ha un cuore, che dimostra veramente a poche persone. mi faccio ribrezzo che sto dicendo queste cose, però io ce lo vedo il cuore quando ti guarda.
voi due siete uguali e neanche ve ne rendete conto»
sentì ogni singola parola, non sapeva se fidarsi.

pietro era forse la persona che più lo conosceva al mondo ma questo non voleva dire che avesse ragione. poi a lei non piaceva wax, era la classica persona alla quale lei voleva scappare e non voler proprio a che fare. wax era quella persona.

«io e te siamo uguali, non io e lui»
precisò, evitando di rispondere a tutto il resto, non ce ne era motivo.

«questo è vero, ma siamo uguali perché io e wax di conseguenza siamo uguali. è una ruota e ci siamo dentro tutti e tre»
a quel punto arrivate le bibite le trasportarono tutti e due mentre micol aveva per la testa quelle parole.

si sedette prendendo in mano il suo mojito, come suo solito. vide wax vicino a lei, fare lo stesso, non sapeva cosa avesse ordinato ma lo guardò mentre posava le labbra sulla cannuccia. quel gesto era un gesto semplice ma fatto da lui sembrava fosse la cosa più bella del mondo.
no, micol, cosa stai dicendo? non lo sopporti, non è il tuo tipo.
osservò le sue mani, le sue braccia e i tatuaggi, portava in testa un cappellino, lo aveva visto senza solo alla serata dell'altra volta. era incredibile come stesse bene sia con che senza cappello.
micol, finiscila, non ti piacciono i maranza.
cosa assurda perché anche pietro alla fine lo era, eppure lo aveva trovato subito attraente, anche se pietro aveva un qualcosa di diverse rispetto al rosso.

non appena wax si girò a guardarla, lei distolge lo sguardo di scatto, continuando a bere e sperando che non si fosse accorto che lo aveva guardato per lungo tempo.

«lo sapevo»
lo sentì dire e a quel punto tornò a guardarlo.

«mh? dici a me?»

«ti piaccio, lo sapevo»
eccolo lì, che si vantava.

posò il bicchiere sul tavolino e si sistemò meglio prima di rispondere.

«ma perché ti credi al centro del mondo purosangue?»
si voltò del tutto verso di lei, aveva quel maledetto sorriso sulle labbra, mantenne il respiro.

«mi ci fai sentire tu, vertigini»
almeno aveva finito di usare stalker come soprannome, di questo gli era grato ma avrebbe di sicuro preferito essere chiamata con il proprio nome.

quella parola però, pronunciata dalla sua voce, riusciva ad avere un'altro significato.
perché vertigini lo ha inteso sempre come una debolezza, lei era la debolezza nella sua vita. la parola pronunciata da lui voleva dire  sto condividendo in qualche modo la mia debolezza con te.

lei quindi a quel punto distolse lo sguardo, rendendosi conto che appunto quella parola, pronunciata da lui voleva dire tutt'altra cosa e non voleva che fosse così.

«ehi, ho detto qualcosa-»

«no, sto bene»
disse velocemente riprendendo il suo mojito in mano e prese un lungo sorso dalla cannuccia.

a quel punto wax si ammutolì, capendo che lei non aveva più voglia di parlare con lui e quindi la serata proseguì tranquilla.
lei scherzava con gli altri tranne che con wax. wax scherzava con gli altri tranne che con micol. i due non si consideravano per niente ed andava bene così.
quando finalmente quella serata fu terminata, lei filò a letto, non volendo sentire niente, volendo stare tra i suoi pensieri, tra le sue vertigini.

«ok allora ora te mi dici cosa è successo»
la voce di sua sorella la svegliò.
sospirò ma mantenne gli occhi chiusi, magari se faceva finta di dormire se ne sarebbe andata.
«mic lo so che sei sveglia»

«cosa intendi dire con "cosa è successo" ?»

«te e wax. »
aprì gli occhi e si mise seduta sul letto, sua sorella era in piedi con le braccia conserte.

«cosa? non ci parliamo come sempre, se te lo stai chiedendo: si, mi sta ancora antipatico. per la cronaca, la prossima volta che sai che c'è lui, preferisco che mi avverti.»

«non sapevo fino all'ultimo e poi sai cosa intendo... ieri vi ho visti, non vi siete rivolti la parola per un momento, se non all'inizio»
no, non poteva intromettersi, non questa volta.

non le avrebbe mai detto che wax aveva già toccato un tasto dolente per lei.

«e quale è la novità? giuro nora, non sto capendo»

«non lo so era come se foste in imbarazzo, come se stesse evitando di parlarvi apposta»
perché doveva avere una sorella così intelligente?

«e perché mai avrei dovuto? cioè non mi importa veramente di parlare con lui»
mentiva. anche questa volta mentiva.

«cosa ti ha detto mic? ti conosco.»

«nulla.»
disse alzandosi dal letto e poi lasciò sua sorella lì in camera.

nulla, certo.
nulla che poteva valere per qualcuno. ma per lei, eccome che valeva. non sapeva come e non sapeva perché ma wax aveva toccato dei tasti davvero troppo deboli per essere parlati a cuore aperto.
motivo per il quale doveva stargli il più possibile alla larga. più di quanto già non stesse facendo.

la giornata quindi fu monotona come sempre, studio ed uscita per fare qualche commissioni, come la spesa e cose così.
sua sorella invece era andata a lavoro per tutto il giorno e così le due in quella giornata si erano viste soltanto la mattina.
c'erano giorni in cui non si vedevano per niente, soltanto per cenare insieme o per uscire dopo la sera, ma andava bene anche così.

ora era sera, lei con le cuffiette nelle orecchie, intenta a dipingere qualcosa sulla propria tela.
quando dipingeva entrava in un mondo tutto suo, dove non esisteva nessuno, solo lei stessa. è per questo che la maggior parte dei suoi dipinti rappresentavano parti di sè, è per questo che non voleva che nessuno le avesse se non lei.

canticchiava la canzone che stava sentendo, mentre muoveva il pennello sulla tela, stava disegnando un cuore con il nero, che lo stava tenendo una ragazza che doveva rappresentare sua sorella.
il cuore era il suo, perché sua sorella in fondo possedeva il suo cuore.
si dovette fermare non appena la musica si fermò e vide dal telefono che le stava arrivano una videochiamata.

videochiamata in arrivo da waxiello.
accetta    rifiuta

rimase sorpresa da quello, posò velocemente il pennello e si mise sul letto, rispose poi alla chiamata.

«come mai mi videochiami? ti sei confuso?»
iniziò subito lei, lui la guardò assottigliando gli occhi.

«ma cosa hai sul viso»
si toccò il viso e vide il colore nero.

«pittura. perché mi chiami allora?»

«dipingi quadri??»
potè vedere lo sguardo di wax super interessato ed affascinato da quello.

«si, è un passatempo»

«mia madre è pittrice, anche io dipingo per passatempo, quando ho bisogno di ispirazione.»
adesso era lei quella stupita, non si sarebbe mai aspettata di avere un altra cosa in comune insieme a wax.

«non ci credo, tua madre dipinge??»
lo guardò tutta felice in viso, forse la prima volta che sorrideva in sua presenza.

wax sorrise a propria volta ed annuì.

«la mia mamma è fantastica, come dipinge lei  non lo fa nessuno. quindi il tuo quadro non sarà oltre le mie aspettative, ti avverto»

«peccato che non lo vedrai. i miei quadri non li vede nessuno. ora, vuoi dirmi perché mi hai chiamato?»

uragano || waxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora