19. 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑖 𝑎 𝑐𝑎𝑠𝑎 𝑚𝑖𝑎

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«siete tornati»
disse accennando un sorriso, anche se in realtà non era felice, sapeva cosa le aspettava.

«si, avevamo un po' di tempo libero, dove è eleonora?»
chiese sua madre mentre posavano chiavi ed altre cose sul tavolino.

«è a Roma, penso con qualche amica»

«e tu? perché non sei con lei?»
chiese sempre sua madre, micol sospirò e poi rispose.

«a parte che non mi ha invitato con lei, io devo studiare quindi non posso sempre stare in giro»

«hai cambiato? stai facendo giurisprudenza come tuo zio? finalmente»
intervenne suo padre e lei abbassò di poco lo sguardo.

«pà, sto facendo sempre la stessa-»

«e cosa devi studiare? non fai niente lì, ancora non ti togli da quella testa che non ti porterà a niente studiare quelle robe lì»
micol alzò lo sguardo furiosa per l'ennesima conversazione di quel tipo.

sapeva che suo padre non era felice di quell'università, nonostante lei la rendesse veramente felice. sapeva che per lui se non si trattava di medicina, giurisprudenza o economia, tutto il resto era una perdita di tempo. sua madre invece era indifferente e non diceva mai niente per difenderla, di solito la difendeva sua sorella ma beh l'aveva lasciata da sola.

«per favore, non di nuovo. siete qui perché non parliamo di altro? non ci vediamo mai...»

«perché ti stai rovinando il futuro micol e te lo dirò fino a quando non ti renderai conto»
alzò gli occhi al cielo ed incrociò poi le braccia al petto.
«e non alzarmi gli occhi, te l'ho detto che se non passi quest'anno ti iscrivo subito a giurisprudenza, erano questi i patti»

e lei ci stava mettendo di tutto pur di non darla vinta a lui, studiava sempre per finire tutti gli esami e passare all'anno successivo.

«mi mancano pochi esami e-»

«quei disegni poi, che perdita di tempo. fare due disegni per gli esami, neanche alle elementari»
rimase in silenzio, sua madre ora cambiò discorso parlando con suo padre e tornarono a non calcolarla.

micol sospirò e poi decise di uscire di casa perché un minuto di più lì dentro non avrebbe resistito.
iniziò a camminare e poi si andò a sedere su una panchina ed iniziò a piangere.
piangeva praticamente sempre quando i loro genitori tornavano, le rovinavano l'umore e di solito lei ed ele si consolavano a vicenda, farlo da sola era devastante.
prese il telefono e decise di scriverle un messaggio.

micol: sono tornati mamma e papà, rimarrò fuori casa fino a tardi. papà ha riniziato con i soliti discorsi. nora spero che la tua assenza abbia come risultato qualcosa di produttivo per te, perché sto una merda ed ho bisogno di mia sorella

si asciugò le lacrime e poi rimase sui social, su instagram a vedere le storie delle persone che seguiva. le scorreva velocemente fino a quando non si imbatte nelle storie di wax e vedendo che anche lui era a Milano ne approfittò per scrivergli.
aveva bisogno di qualcuno.
ne aveva bisogno.

micol: sei ancora a milano?

waxiello: già ti manco?

micol: wax, sono seria non sto scherzando. ho bisogno di qualcuno, ele non c'è e ho bisogno di distrarmi

waxiello: dimmi dove è casa tua, arrivo

micol: no, non sono a casa e non penso di tornarci

waxiello: vieni a casa mia, ti aspetto
visualizzato.

uragano || waxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora