Capitolo 13 Un invito rosso sangue

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<<Adesso basta!>>tuonò Rufus, al centro della sala. <<Non si può continuare così!>>. Il suo grido risvegliò alcuni pipistrelli, appesi a testa in giù nell'antro della casa. A uno a uno, spalancarono i loro occhi rossi, aprirono le ali e volarono nella sala principale, disponendosi a formare una sorta di nugolo nero che, per un attimo, ondeggiò sulla sala come una specie di nube temporalesca.

<<Calmati, Rufus>>lo redarguì Boris, in tono divertito. <<Altrimenti anche i nostri servi, per la paura, ci abbandoneranno>>.

<<Non salterei subito alle conclusioni>>disse una voce di uomo, proveniente da un angolo. Tutti si girarono verso quella parte della stanza, quasi completamente immersa nell'ombra. L'uomo che aveva parlato venne avanti. Aveva un numero spropositato di orecchini, svariati bracciali e anelli dalle pietre preziose gli brillavano sulle dita. Indossava degli abiti stracciati, ma dai colori sgargianti e, ad ogni passo, i gioielli tintinnavano. <<Io e Drusilla non siamo mai scappati e abbiamo eseguito alla lettera ogni ordine che ci avete dato... quindi, non capisco perché dovremo farlo proprio ora>>. Arrivò di fronte a Boris. <<Non vi abbiamo, forse, fornito tutte le indicazioni necessarie per arrivare alle vostre vittime? Non siamo stati, forse, noi ad attirarli in trappola, come tante mosche sul miele?>>.

<<Esatto>>gli fece eco Drusilla, che si trovava qualche passo dietro di lui. Avanzò di un metro e gli si mise a fianco. <<Sbaglio o siamo stati io e Zoltan a mettere in giro quella storia sul sotterraneo proibito sotto questa casa, per spingere quei tre stupidi ragazzi a scendere quaggiù? O a portarvi quella ragazza l'altra notte?>>.

<<E sbaglio se dico che Drusilla si è offerta di propria volontà per compiere il rito che dovrà richiamare il vostro signore alla vita?>>. Zoltan mise una mano sulla spalla di Drusilla e guardò Boris, con aria di sfida.

<<Non sbagli, Zoltan>>ribattè Boris, guardandolo senza tentennamenti, mantenendo voce e sguardo più fermi che mai. <<Ma era ai pipistrelli che mi riferivo, non a voi>>.

<<Lo trovi divertente, fratello?>>sibilò Rufus, avvicinandosi lentamente a Boris. <<Bada bene, non sei in condizioni di poter ironizzare sulla nostra sorte: ricorda che è soprattutto di te che i membri dell'Operazione Terrore si sono fatti beffe. Magari, non saranno riusciti ad avere la meglio su di noi... Ma ciò non toglie che ti hanno strappato il libro, senza che tu te ne accorgessi!>>.

<<Via, Rufus>>Boris non aveva perso il suo tono canzonatorio, ma la sua voce, adesso, aveva assunto una sfumatura fredda e letale. <<Continua così e rischi d'impressionarmi. Se penso a cosa potresti farmi per aver creato una falla nel vostro prezioso piano, devo confessarti che tremo di paura>>.

Gli occhi di Rufus, già rossi di per sé, erano ancora più accesi dal furore del momento. Il suo aspetto mostruoso sfigurava il suo giovane viso e accentuava i suoi tratti efebici. <<Tremerai quando nostro padre saprà che ti sei fatto giocare con così tanta facilità...>>

<<Ma nostro padre, adesso, non c'è>>gli fece notare Boris. <<Dunque, perché non gli faciliti la cosa? Uccidimi subito e sfoga la tua rabbia. Sono sicuro che il vecchio ti ricompenserà generosamente per aver onorato in tal modo la sua memoria>>.

Rufus aprì la bocca, scoprendo gli affilati canini. <<Forse ancora non hai inteso, fratello!>>Lo afferrò per le vesti<<Loro sanno chi siamo!>>.

<<Basta!>>intervenne una voce di donna.

Rufus si voltò e Boris alzò lo sguardo. Victoria li guardava severamente da una posizione sopraelevata; era ferma sull'ultimo gradino della scalinata sinistra, poco distante dai fratelli. La sua mano era sollevata.

Operazione Terrore 3-La maledizione dei KarnsteinWhere stories live. Discover now