Capitolo 29 La leggenda di Cotelia Petran

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30 dicembre, Magonza

Quando giunsero in Renania, era ancora buio. Avevano trascorso una giornata intera sulla nave del capitano Cabonis e l'alba del giorno successivo non era ancora sorta. Ci era voluto un po' per giustificare la presenza di Boris a Padre Calvin e gli altri. Rosemary s'inventò velocemente una storiella, spiegando che si trattava di un suo conoscente che, imbarcatosi quando avevano fatto scalo in Francia, aveva deciso di aiutarli, accompagnandoli. I frati erano rimasti piuttosto perplessi, soprattutto quando Boris era scomparso per tutto l'arco della giornata. Rosemary aveva detto loro che, al momento si trovava nella sua cabina, perché aveva fatto un lungo viaggio e non era escluso che avrebbe riposato fino a notte fonda. A questo punto, nonostante non sembrassero ancora molto convinti, non avevano chiesto più niente; l'unico che mostrava ancora reticenza era Cabonis. Lanciava strane occhiate furtive a Rosemary e la ragazza era pronta a scommettere che non si era bevuto nemmeno una parola del raccontino. A Rosemary venne anche in mente che, in fondo, lui aveva caricato sulla nave la bara di Boris e non gli ci sarebbe voluto molto a fare un collegamento. Anche perché non ricordava di aver fatto salire quel tizio che, a lui, in realtà, sembrava piuttosto spuntato dal nulla. Quando ne chiese notizia al suo equipaggio, tutti parvero cadere delle nuvole: era evidente che non lo conoscessero, né l'avessero mai visto. Finchè, a un certo punto, ne ebbe la conferma, perché la prese in disparte e le spiegò i suoi sospetti. A quel punto, la ragazza dovette cedere, ma lo pregò di non dire niente ai frati, assicurandolo, però, che i suoi amici lo sapevano e che tenevano Boris sotto stretta osservazione. Lo invitò anche a chiedere conferma al signor Pennington, se proprio non ci credeva. "Garantisco io per lui" gli aveva detto, "Credimi, non vi avremo esposto ad un simile pericolo, se non fossimo stati sicuri di poterlo gestire. Per il momento, ti basti solo sapere che la sua presenza ci occorre." Era una mezza verità: in fondo, visto che dovevano combattere contro suo padre, non era improbabile che potesse fornir loro qualche dettaglio utile per sconfiggerlo. "Forse, alla fine di questo viaggio, ti potrò spiegare qualcosa di più, ma, con tutti i pani che dobbiamo perfezionare adesso, il tempo a disposizione non è sufficiente. Sappi, però, che se le cose andranno come previsto, la missione avrà successo" Aveva cercato di guardarlo, rassicurante. "Padre Calvin ci ha parlato dell'importanza che i nostri scopi hanno per te, oltre che per tutti noi... fidati, stai contribuendo anche tu. Ti chiediamo solo di continuare a fare ciò che hai fatto finora... evitando solo di farne parola agli altri prima della fine". Cabonis le aveva lanciato un'occhiata dubbiosa, ma si era allontanato senza aggiungere altro. Dopo, però, si era limitato a continuare a manovrare il mercantile e, poiché i frati non le rivolsero alcuna strana domanda, la ragazza fu sicura che non l'avesse tradita e ne fu intimamente grata. Molto più difficile, però, fu cercare di calmare Houghtouns. Non appena si era risvegliato, subito dopo l'attacco di Leviater, non faceva che farfugliare parole senza senso, guardandosi intorno, come fosse attorniato dai nemici. Dopo uno sforzo che parve immane, riuscì a riconoscere Rosemary come la "pronipote del professor Van Helsing", ma, per il resto, sembrava che gli altri fossero dei completi estranei per lui. Avevano cercato di spiegargli un po' di cose, ma l'uomo era ancora troppo confuso e debole, ragion per cui decisero che sarebbe stato meglio per lui non partecipare all'azione, ma restare, per il momento sulla nave, mentre loro scendevano nella capitale di quella regione tedesca. Cabonis si sarebbe occupato di lui che, nel frattempo, avrebbe tentato di riacquistare un po' di forze seduto nella propria cabina, avvolto nelle coperte che gli avevano sistemato addosso, lo sguardo smarrito e stralunato che girovagava all'interno dell'abitacolo, mentre i suoi balbettii riempivano l'aria. Rosemary non poteva biasimarlo: anche se non esattamente per esperienza diretta, sapeva che l'attacco di un demone poteva svuotare un uomo dei propri pensieri e della propria personalità, finendo così per rimpiazzare il proprio mondo interiore con qualcos'altro e non c'era dubbio che gli ci sarebbe voluto parecchio tempo per scendere veramente a patti con gli atti che aveva compiuto senza esserne veramente responsabile.

Operazione Terrore 3-La maledizione dei KarnsteinWhere stories live. Discover now