Capitolo 6 Una visita inaspettata

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<<Che succede?>>chiese il signor Pennington, allarmato.

<<Rosemary?>>disse di nuovo la voce. <<Pronto?>>.

<<Chi è?>>fece Molnar, guardando con aria interrogativa il telefono.

<<Rosemary, rispondi!>>. Rosemary sbattè la cornetta contro il ricevitore. Si leccò le labbra. Le sembrava di avere la bocca prosciugata. <<No...>>mormorò. Era metà orripilata e metà esterrefatta. <<Non è possibile... non qui. Non adesso...>>.

<<Rosemary, ma chi diavolo è?!>>strepitò il signor Pennigton, che sembrava sul punto di strapparle il telefono dalle mani. Proprio in quel momento, però, la linea s'interruppe. Rosemary stava ancora cercando un modo di rispondergli, quando i cinque compagni udirono il rumore di un motore fuori dalla finestra. Qualcuno stava posteggiando fuori dal cancello. E Rosemary non stentava a indovinare di chi si trattasse.

Simultaneamente, i membri dell'Operazione Terrore si precipitarono nel salone e guardarono le finestre che davano sul giardino, da cui era visibile il cancello. La superficie nero metallizzato di una macchina tirata a lucido splendeva al sole. <<E questo è il colmo, però!>>si lasciò sfuggire il signor Pennington. Rosemary non sapeva se fosse più sorpreso o arrabbiato.

<<Ma dài!>>esclamò Padre McKnell. Se non fosse stato per il veleno che sentiva pulsarle dentro, Rosemary avrebbe trovato quasi divertente la situazione in cui si trovavano. Persino il prete appariva fuori di sé. <<Io non... io non posso crederci!>>.

<<E invece sì!>>Molnar si avvicinò alla finestra e si spenzolò, allungando il collo verso l'esterno. <<Mister Ce-La-Caviamo-Alla-Grande-Senza-Il-Vostro-Aiuto ha deciso venire di nuovo a trovarci!>>.

<<Dopo tutto quello che ha fatto!>>sussurrò Padre McKnell, fremendo d'indignazione. Ma Rosemary si stava già avviando verso il portone d'ingresso. <<Ma adesso gli faccio passare un brutto quarto d'ora!>>La voce le tremava. <<Quel traditore!>>.

Aprì il portone di scatto e si ritrovò faccia a faccia con Henry. L'uomo che era stato il migliore amico di suo padre era piuttosto diverso da come l'aveva conosciuto; indossava il solito completo con giacca e cravatta che non si toglieva neanche al di fuori dell'orario lavorativo e portava il solito odioso paio di occhiali ma, da che Rosemary lo conosceva, era sempre pronto a sfoderare un sorrisetto tirato per ogni occasione e un aspetto ordinato e impeccabile. Adesso, invece, nonostante la presenza dell'abituale completo, aveva qualcosa di piuttosto trasandato. Sembrava molto dimagrito dall'ultima volta che Rosemary l'aveva visto, al punto che il viso gli era diventato talmente scarno che era possibile quasi vederne le ossa. E i capelli, in genere corti e accuratamente pettinati, si erano talmente infoltiti da arrivargli quasi alle spalle.

<<Rosemary, sono venuto perché...>>iniziò, ma Rosemary non lo lasciò finire.

<<Con quale faccia ti presenti qui?>>urlò e sentì la sua voce rimbombare prepotentemente tra gli alberi. <<Con quale faccia?>>.

<<Rosemary, ti prego, lasciami spiegare...>>

<<Lasciarti spiegare?>>Rosemary aveva gli occhi fuori dalle orbite. <<Ma lasciarti spiegare cosa, di preciso? La ragione per cui, per poco, non mi hai quasi ammazzata?>>strepitò, anticipando la spiegazione che Henry stava per darle. Era davvero incredibile quanto fosse rapida la lingua di quell'uomo; sembrava avere sempre una risposta pronta. <<Lasciarti spiegare perché mi hai praticamente venduta?>>.

<<Rosemary, adesso non cominciare>>la redarguì lui, agitando la mano, come se Rosemary gli avesse semplicemente temuto il muso per qualche futile ragione. <<Se mi dai la possibilità di parlarti, ti spiegherò tutto>>Sospirò e la guardò intensamente. Se non l'avesse visto con i suoi occhi, Rosemary non ci avrebbe mai creduto, eppure – le sembrava incredibile- credette davvero di scorgere un accenno di sorriso in quel viso. <<So che, probabilmente, adesso ce l'avrai con me... >>

Operazione Terrore 3-La maledizione dei KarnsteinWhere stories live. Discover now