Capitolo 32- Le catacombe di Sant'Eustorgio

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Il commissario Houghtouns aggirò cautamente gli utlimi sedili che lo separavano dagli zingari e s'infilò silenziosamente nel retro del furgone. Curioso che il prete di turno non l'avesse già chiamato. Secondo quanto avevano pattuito, ciascun turno durava due ore circa. Ma erano già passate due ore e dieci l'uomo non si era ancora fatto sentire. Gli sembrava piuttosto strano, visto che, in genere, l'uomo era sempre stato preciso come un orologio svizzero. Quando aprì la porta, la luce che giungeva dai finestrini era, come sempre, era scarsa. Uno dei lampioni lampeggianti occhieggiava di lato; il suo bagliore intermittente pioveva a intervalli sul viso di Zoltan. Lo zingaro se ne stava seduto, immusonito, mentre il frate sonnecchiava di fronte a lui. Houghtouns fece una smorfia; forse, per questo, non l'aveva chiamato. E, in fondo, non poteva neanche dargli torto; era un lavoro pesante rimanere ore intere con gli occhi incollati su di loro. La donna, come sempre, era del tutto incosciente, appoggiata sulle spalle di Zolta: i due zingari erano legati come salami schiena contro schiena, seduti sulla bara al centro dell'abitacolo; Houghotuns is chiese come mai i membri dell'Operazione Terrore avessero voluto portarla con sé. Anzi, fu quasi tentato di darci una sbirciatina dentro: non aveva avuto occasione di chiederglielo, prima; dopo essersi liberato dalla possessione, non era esattamente nelle condizioni più favorevoli per fare domande. A dire il vero, non era neanche nelle condizioni più adatte a capire cosa gli succedesse intorno. In quel momento, però, gli occhi gli caddero sulla pelle di Drusilla: la guancia le era diventata di un brutto violaceo che aveva assunto, in alcuni tratti, quasi una sfumatura gialla; una sfumatura gialla che, adesso, sembrfava quasi brillare. Possibile che ci fosse del pus, in quella ferita? Houghtouns si chiese se il frate l'avesse colpita di recente; sapeva che quel tipo di violenze costavano care agli uomini di Chiesa ma, dopotutto, lo facevano perché costretti. E Drusilla non era certo una che non le meritasse. Quando ebbe chiuso la porta alle sue spalle, Zoltan sollevò lo sguardo e un ghigno beffardo lasciò scoperte le file di denti giallognoli. <<Commissario, ma che piacere!>>.

<<Evitiamo i convenevoli, Zoltan>>lo liquidò lui, attraversando la stanza. <<Non sono dell'umore>>.

E non era solo una scusa: nonostante si muovesse e parlasse con maggiore disinvoltura, il vuoto che aveva nella mente non era ancora del tutto scomparso. Tutt'ora, c'erano momenti in cui si sentiva la testa come un pallone e doveva sedersi da qualche parte, cercando di calmarsi e di ragionare lucidamente. Di tanto in tanto, vedeva anche brandelli d'immagini e lampi di luce che sembravano appartenere alla memoria di qualcun altro, ma che, tuttavia, avevano su di lui l'effetto di un flashback o un deja vù e il commissario era pronto a scommettere che si trattava di ricordi legate ad esperienze che aveva fatto durante la possessione. Si chiese quanto avrebbe impiegato ad abituarcisi. Scuotendo il capo, si diresse verso il frate. Lo avrebbe svegliato e gli avrebbe segnalato la sua presenza. Ma, non aveva fatto in tempo a posargli una mano sulla spalla con l'intenzione di scuoterlo, che si accorse di qualcosa di strano. Non appena lo sguardo gli cadde sulla figura addormentata di Drusilla, vide qualcosa, una strana sostanza colarle da un angolo degli occhi. Sbattè le palpebre: alla terza volta, capì di non esserselo sognato. c'era davvero un liquido verdastro che le rigava il viso. Non solo, ma c'era anche qualcosa di inquietante nel modo in cui il suo capo era abbondato sulle spalle del suo alleato: aveva quasi un'aria più inerme del solito e il pallore grigiastro del suo volto sembrava accentuare quelle sue apparenti impotenza e debolezza. Dopo un brevissimo attimo di esitazione, l'uomo scattò verso di lei. Certo, era consapevole che quella donna non meritava probabilmente alcun soccorso, ma i suoi compagni avevano detto chiaramente che la presenza dei due zingari poteva sempre rivelarsi utile. Inoltre, lui era intenzionato a condurre quell'azione come aveva sempre fatto, con criterio, secondo la legge: non l'avrebbe lasciata morire solo per una sua ripicca personale, l'avrebbe tratta in salvo affinchè, tornati a casa, lei e il suo compare potessero essere regolarmente processati e rinchiusi in prigione. E poi, lui era stato abituato ad agire così, intervenire se c'erano pericoli e soccorrere e dare assistenza agli altri, per quanto, ovviamente, la situazione glielo permettesse. In un attimo, le fu davanti e le afferrò la spalla.

Operazione Terrore 3-La maledizione dei KarnsteinWhere stories live. Discover now