Seven || LS

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N/B: questo, insieme ad altri 2 o 3, sarà il capitolo più lungo della storia, e saranno presenti temi molto importanti. Leggete con attenzione. Ci vediamo alle prossime note autore.
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"Haz."

Il riccio girò leggermente il volto verso di Louis e gli rivolse uno sguardo confuso. "Scusa, hai detto qualcosa?"

"Haz" ripeté Louis, quella volta con un leggero sorriso sul volto.

"Ti fa ridere?"

"No. Credo sia dolce, in realtà. Lei è dolce, ed anche molto intelligente."

"Si. Lo é."

Dopo quella risposta secca, entrambi restarono in silenzio per un po'; uno intento a torturarsi le pellicine delle mani, l'altro a rimuginare su chissà quale astruso pensiero.

Quando, però, Louis prese coraggio e si voltò verso di lui, notò con sua enorme sorpresa che il viso di Harry - poggiato di lato contro la spalliera del divano - era già rivolto in sua direzione. Sul volto si increspava un'espressione pressoché curiosa, mentre lo sguardo non sembrava più arrabbiato ma solo attento e pensieroso.

"A cosa pensi?"

"Penso a te. Più precisamente, se sono pronto ad ascoltarti."

"E sei giunto a qualche conclusione?"

Harry fece spallucce. "Non ne sono sicuro. Sono ancora in piena lotta."

"In piena lotta?"

"Si. La mia parte razionale e quella emotiva non riescono a trovare un punto d'incontro. Un po' come me e te."

"E... e chi sta vincendo, per ora?"
Domandò, pur essendo consapevole dell'ovvia risposta che avrebbe ottenuto.

"Quella emotiva, naturalmente" rispose l'altro senza esitazione, puntando i suoi enormi occhi verdi in quelli Louis. "Perché per quanto io sia razionalmente consapevole che se decidessi di negarti la possibilità di spiegare, in realtà starei negando soprattutto a me stesso la possibilità di capire, non posso nemmeno ignorare ciò che io sento dentro. Non posso ignorare come sto io. E se non posso farlo, se non riesco a farlo, è perché io sono arrabbiato, Louis. Molto. Sono arrabbiato, deluso, amareggiato, rammaricato, indispettito ed anche leggermente imbarazzato per essere terribilmente arrabbiato per una cosa che so essere piuttosto stupida, se paragonata alle altre, e..." Harry si interruppe e raschiò leggermente la gola. "Non sono affatto sicuro che quest'ultima frase fosse molto comprensibile, ma... insomma, è quello che è."

Louis accennò un piccolo sorriso.
"Lo è stata, in realtà. Come lo è stato anche tutto il resto, stai tranquillo" lo rassicurò. "E anche se non credo di poter arrivare da solo a comprendere, nello specifico, a cosa ti stessi riferendo con quell'ultima affermazione, ho comunque afferrato il concetto generale: sei arrabbiato per un sacco di cose. Ed io ti capisco Harry, perché tu hai tutte le ragioni del mondo di esserlo. Ed è per questo motivo che, dato che tu sei ancora indeciso se ascoltare o meno ciò che ho da dirti, vorrei almeno tu sapessi che io, invece, non ho alcun dubbio a riguardo. Perché se io sono ancora qui, difronte a te, a cena ormai conclusa, è solo per dimostrarti che io sono davvero motivato, ma soprattutto pronto, a prendermi tutte le responsabilità derivate dai miei errori. Io sono pronto ad ascoltare qualsiasi cosa tu voglia dirmi, qualsiasi cosa tu senta e qualsiasi cosa a cui hai pensato in questi giorni. Tutto, Harry. Io sono pronto a tutto."

Harry sospirò. "Non saprei nemmeno cosa dire, in realtà. L'unica cosa che so è che il nervoso, la rabbia e la delusione mi stanno spingendo a volermi imporre su questa situazione e a scegliere io ed io soltanto quando, e se, darti la possibilità di spiegare. É come se, egoisticamente parlando, io godessi ad avere il coltello dalla parte del manico, per una volta. E sai perché, Louis? Perché se io non ti ascolto, se io continuo a non voler essere messo al corrente di cosa vorresti dirmi, resto arrabbiato con te. E so che il mio non é assolutamente un comportamento maturo, così come non è nemmeno uno di quelli che adotterei di solito, credimi, ma, purtroppo, continuare ad essere arrabbiato é l'unica cosa che mi aiuta, più di ogni altra, a tenere della distanza tra noi.