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Se qualcuno se lo stesse chiedendo: si, Louis si era cambiato.

E non perché Harry gli avesse dato del ridicolo, dato che qualcosa gli aveva fatto intendere pensasse l'esatto contrario, ma solo perché non aveva idea di dove si sarebbero recati quella sera. Così, come consigliato da Gemma, indossò un look casual, ma comunque adatto ad ogni occasione, costituito da una camicia bianca col colletto a coreana, degli skinny jeans azzurri che lo fasciavano perfettamente nei punti giusti ed un paio di mocassini neri che, all'epoca, gli erano costati quello che viene volgarmente definito un occhio della testa.

Aveva sistemato i suoi capelli in quel solito ordine disordinato, messo delle gocce di profumo su polsi e clavicole e forse, e ribadiva forse, rimesso anche entrambi i piercing ai capezzoli. Piercing che ovviamente non aveva idea di quando fossero stati fatti, ma che avrebbe scommesso fossero il frutto di una delle tante serate passate in compagnia dei suoi amici e dell'ubriachezza molesta. E questa era essenzialmente anche la spiegazione a numerosi suoi tatuaggi, compreso il pinguino con le cuffie per la musica impresso sulla chiappa sinistra. Soprattutto, il fottuto pinguino.

Col senno di poi, si domandò come mai Harry non l'avesse mai commentato prima. Probabilmente, si disse, la risposta era legata alla lampante consapevolezza che uno che si era tatuato la scritta "big" sul suo "big toe*" non era davvero nella posizione giusta per giudicare le scelte degli altri, per quanto opinabili esse fossero.

Comunque, i piercing nei capezzoli.

In realtà, l'idea di indossare quella chincaglieria da tamarro era stata più un escamotage da piano B, che un vero e proprio desiderio. Ovviamente, non un desiderio.

Perché per quanto fosse assolutamente consapevole che Harry non fosse davvero arrabbiato con lui, sapeva anche che, pur di farlo desistere dal suo piano malvagio di tenergli il broncio per tutta la serata, avrebbe dovuto tirar fuori qualche altro asso dalla manica. Sempre che implorare il perdono di sua altezza reale e avergli fatto recapitare un mazzo da 25 enormi e costosissimi girasoli non avrebbe sortito l'effetto desiderato, chiaramente.

Insomma, ci sperava, certo, ma era ben consapevole che fare il lecchino non sarebbe bastato. Non quella sera. Così, a seguito di questa piccola considerazione, si disse che non ci sarebbe stato niente di male nel sfruttare il proprio corpo a suo favore pur di far sciogliere il suo tanto sensibile quanto testardo cuore inglese.

E ok, era ben consapevole non fosse una mossa proprio leale, ma il detto non diceva che in guerra e in amore tutto è lecito? Ecco, appunto.

Sorrise alla sua estrema infantilità, e guardò l'orario sul suo Rolex.
19:50.

"Orario perfetto, altro punto a favore del passivo."

Si diede un ultimo sguardo allo specchio e, con un enorme sorriso sul volto, abbandonò definitivamente la sua stanza, procedendo poi a passo sostenuto verso l'esatto punto indicato da Harry. Immenso sorriso sul volto che suo malgrado durò meno del previsto, dato che non appena notò che, insieme al suo ragazzo (si, amava ripeterlo), c'erano anche Gemma, Liam, Niall e Zayn, questo si trasformò dapprima in una smorfia confusa, e poi, inevitabilmente, in un broncio pregno di disappunto.

Così, incrociò le braccia al petto e sollevò un sopracciglio. "Perché voi tre coglioni siete ancora qui? Non ce l'avete una casa?"

Niall alzò gli occhi al cielo, e la stessa cosa la fecero sia Liam che Zayn.
Non Gemma però, dato che lei non veniva mai inserita nel "gruppo degli insultati".
Infatti, la ragazza sorrise sghemba in loro direzione e rizzò la schiena con fare altezzoso.

"Ci piace di più la tua" chiarì l'amico, facendo spallucce. "E poi, siamo stati gentilmente invitati a restare per la cena di compleanno del nostro adorato amichetto preferito" aggiunse con tono mellifluo e canzonatorio. "Per cui eccoci qui. E prego, Louis. Prego. Ti vogliamo bene anche noi."

Seven || LSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora