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Una settimana.

Harry lo tenne sulle spine per un'intera settimana. Sette estenuanti giorni fatti solo di: 'Devi riposare.' 'Hai preso le medicine?' 'Mangia le verdure.' 'Non ti dirò niente finché Niall non confermerà che sta andando tutto bene.' 'Bevi questo frullato.' 'Hai la pressione bassa, ne parliamo domani.' 'Ti ho detto niente sesso finché non ti toglieranno i punti', - come se i punti fossero sul culo e non sul braccio - e tanti altri blah blah blah di cui, davvero, non aveva voglia di parlare.

Quindi si, per farla breve, Harry aveva mantenuto entrambe le sue stupide promesse, ovvero niente informazioni sul caso e niente sesso completo, e quello appena riassunto era niente po' po' di meno che il resoconto di ciò che era accaduto in quei sette lunghissimi, infinitissimi e straziantissimi giorni.

Interessante, non è così?

Tuttavia, malgrado la punizione, Harry era comunque stato costretto a chiedere a Louis di raccontargli in maniera dettagliata tutto ciò che era accaduto quel giorno, poiché essenziale per le indagini.

Purtroppo, però, a parte l'essersi arrabbiato per aver scoperto l'accenno di flirt del castano con la cameriera, e le risate causate dal racconto dello pseudo abbordaggio da parte della prostituta ispanica - di cui però non aveva saputo dirgli nulla a riguardo, poiché non aveva idea di cosa gli avesse detto - per Harry niente sembrava essere rilevante, o comunque degno della sua attenzione.

Louis però non era scemo, e quel suo falso tentativo di fingersi disinteressato lo portò a prendere in considerazione due scenari diversi, ma comunque legati tra loro: o Harry aveva fatto cadere il discorso per non farsi scappare niente al riguardo, dato che la punizione non era ancora terminata, oppure ciò che avevano trovato dentro casa del killer era molto più rilevante di quanto lo fossero state le sue... informazioni, se così si potevano chiamare, dato che a parte l'inseguimento e il cambio repentino di tonalità vocale, Louis non era stato in grado di fornirgli ulteriori indizi.

Col senno di poi, era certo che entrambe le sue ipotesi fossero corrette, ma soprattutto che Harry sapesse molto più di quanto il suo fare tranquillo lasciasse trasparire.

Comunque, l'unica cosa positiva di tutta quell'assurda ed esagerata pagliacciata era che né Harry né Gemma avevano ancora lasciato la sua abitazione. Non permanentemente, perlomeno.

Anzi, pur di non lasciare Louis da solo per più di un'ora – come se in quell'ora di tempo avesse potuto fare chissà che cosa, tipo scappare o qualsiasi cosa passasse per la testa di quei due despoti – avevano addirittura deciso di stabilire i loro turni lavorativi sulla base di quelli dell'altro.

Harry, infatti, lavorava dalla mattina fino alle 6 di sera, mentre Gemma lavorava dalle sette di sera alle sette di mattina. E si, quel centro commerciale era aperto 24 ore su 24, e tanta era la noia di Louis in quei giorni che proprio non riuscì a non domandarsi chi cazzo andasse a fare la spesa nel bel mezzo della notte.

Di certo non lui, chiaramente, dato che al massimo gli era concesso uscire in giardino.

"Ti faccio passare i restanti sei giorni in ospedale se non ti stai zitto" fu la minaccia che, più di tutte le altre messe insieme, lo convinse a gettare la spugna e interrompere momentaneamente le sue lagne. Alle volte, Harry, con l'aiuto di Niall, sapeva essere davvero... convincente.

Tuttavia, clausura forzata, frullati disgustosi e dal colore insolito, flebili piagnistei per la carenza di sesso e minacce di omicidio premeditato a parte, Louis non poteva non ammettere a sé stesso che quella passata con i fratelli Styles fosse stata una delle settimane più serene che avesse passato negli ultimi anni.

Perché si, lo era stata davvero.

E non solo perché i due si erano occupati amorevolmente di lui in ogni momento - pur non essendocene realmente bisogno - ma soprattutto perché erano riusciti a rendere casa ciò che Louis aveva sempre e solo visto come una normale abitazione.

Seven || LSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora