Seven || LS

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Leggete N/A a fine capitolo.

Non appena salirono sull'auto, Louis iniziò a spifferare a Gemma tutti gli ultimi sviluppi sul caso.

Non che fosse un segreto di stato, comunque, dato che né nei vari telegiornali né nelle conferenze stampa del procuratore, venivano risparmiati alcuni dei dettagli con cui quel pazzo omicida aveva punito le vittime, così come non venivano risparmiate nemmeno le migliaia di diverse ipotesi sul perché e sul percome avesse deciso di portare avanti un simile piano.

Il tutto pareva essere stato fatto come rassicurazione che prima o poi lo avrebbero trovato, ma chiaramente né il suo capo né il procuratore avevano tenuto conto che tutto quell'enorme mashup di possibili spiegazioni miste a: lui cammina tra noi, non avrebbe portato ad altro se non a confondere - e soprattutto terrorizzare a morte  - l'intera popolazione californiana.

Che poi, a chi fosse venuta l'idea di rassicurare la popolazione dicendo chiaramente che chiunque sarebbe potuto essere il prossimo, Louis l'avrebbe davvero voluto sapere. Ma forse un'idea ce l'aveva. Prima o poi gli avrebbe fatto i complimenti per quell'ennesima trovata geniale.

Ma la vera domanda era: da un uomo del genere, ci si poteva davvero aspettare qualcosa di diverso?

Infatti, non c'era bisogno di specificare che questo infallibile piano non era andato come prestabilito, poiché, dopo quelle conferenze, in città avevano iniziato a regnare l'ansia, la paura, il terrore e la follia.

O meglio, questo era quello che Harry gli aveva scritto per messaggio pochi minuti dopo aver raggiunto il commissariato. Tentativi di suicidio, gente che lasciava casa e famiglia per scappare chissà dove e chi più né ha più né metta, era l'effetto che quel mancato tentativo di rassicurazione aveva sortito, ciò che le persone avevano deciso fosse giusto fare pur sottrarsi alle grinfie del loro possibile carnefice.

Quindi, in parole povere: Los Angeles era in delirio.

Un delirio, a detta di Louis, assolutamente giustificato.

Se non avesse fatto parte delle forze dell'ordine, anche lui si sarebbe letteralmente cagato sotto dalla paura. Tutti, erano cagati sotto dalla paura.

Tutti a parte Gemma, a quanto pareva. Dato che la ragazza non sembrava essere né spaventata né confusa. O meglio, Gemma non seguiva i telegiornali, quindi non sarebbe potuta essere nessuna delle due cose a prescindere. E non perché non fosse interessata, sia chiaro, dato che suo fratello era il detective incaricato del caso, ma solo perché ormai era abituata al fatto che quando una voce gira in lungo e in largo poi si trasforma in una qualcosa di completamente diverso. È un po' come quando si fa il gioco del passaparola: uno inizia con la parola, come un semplice ciao, e poi questa, di bocca in orecchio, si trasforma inevitabilmente in qualcosa come: acido desossiribonucleico, ovvero con un qualcosa che non aveva niente a che vedere con ciò da cui si era partiti.

Quindi, questo fu uno dei motivi per cui Louis decise di informarla sugli avvenimenti: farle conoscere la verità.

Il secondo motivo per cui lo fece, invece, fu lo stesso che lo spinse a raccontarle di Dawson la sera del loro primo incontro, ovvero conoscere il suo punto di vista. Un punto di vista che, a differenza del loro, era molto più concreto, data la sua laurea specialistica, e molto più distaccato, oggettivo e razionale, cosa che loro, a causa di tutto ciò a cui erano sottoposti quotidianamente, spesso non riuscivano ad essere. Dopotutto, lei era già riuscita in questo intento. Sperava lo sarebbe stata anche quella volta.

Così, riprese il discorso da dove lo avevano interrotto e le parlò di Ferguson, della sua punizione, della moglie, del quadro rovesciato, delle impronte. Poi le parlò di Mayer, della sua punizione, e per poco non uscirono fuori strada quando, dopo averle detto le reali condizioni in cui lo avevano trovato, quella cacciò un verso talmente acuto e scioccato che quasi gli fece quasi perdere il controllo della vettura dallo spavento.