Friedrich
𖥸
«Contento? Mi sono fatto dare un'occhiata. Te l'avevo detto che non avevo niente». Appena uscito dall'ospedale, aprii le braccia per farmi notare, ma la pelle sul braccio mi si tirò e bruciò quando feci quel gesto. Incassai il dolore e trattenni una smorfia, ricomponendomi.
La ferita alla gamba mi dava meno fastidio; lo stesso non si poteva dire della caviglia dolorante, che mi costringeva a camminare come un idiota.
Essere caduto dalla moto mi faceva sentie così: un idiota. O meglio, non lo avrei pensato se l'incidente non fosse avvenuto proprio durante una gara.
Adoravo correre in moto, e mi piaceva sfidare persone con la mia stessa passione per dimostrare chi era il migliore. Se poi c'erano i soldi di mezzo... ancora meglio.
Andavo matto per le scommesse, perché sempre - o quasi - alla fine ne uscivo io vincitore.
Se volevo una cosa, me la prendevo. Anzi, le cose diventavano mie anche quando non facevo nulla per ottenerle. A volte mi bastava uno sguardo, un gesto, una parola... e tutto cadeva ai miei piedi.
Chiunque era in cerca di soldi mi bramava, perché sapeva che lo avrei aiutato a guadagnare il doppio di quello che si aspettava. Mi bastava solo ottenere qualcosa in cambio, così eravamo tutti felici e contenti.
Mi piaceva pensare che ero una fonte di fortuna, di ricchezza... o di guai. Chiamatela pure come preferite.
«Io non direi "niente"». Sbarrò gli occhi, poi tirò un sospiro di sollievo quando mi vide tutto bello fasciato e pulito.
Beh, "pulito" si fa per dire...
Avevo i vestiti strappati e sporchi di strada e sangue. E puzzavo di erba, sudore e non solo. Diciamo che ero stato in condizioni migliori.
Mi domandai come avesse fatti quell'infermiera a starmi vicino mentre mi disinfettava e bendava.
Ero stato persino maleducato con lei, perché mi dava assurdamente fastidio che qualcuno mi vedesse in quello stato (avevo già dovuto sopportare il dottore). Non tanto per il mio aspetto quanto per il fatto che mi sentivo in un certo qual modo scoperto. Troppo... fragile? Diciamo pure così.
E poi, ero incavolato con l'idiota che me l'aveva fatta sotto al naso manomettendomi la moto e facendomi perdere la gara.
Se c'era una cosa che mi mandava in bestia, quello era il gioco sleale.
Quel pappamolle aveva capito che con me non aveva chance di vittoria, così aveva ben pensato di farmi fare la figura del pollo - quando invece avrebbe dovuto farla lui.
Se non fossi saltato giù dalla moto, mi sarei schiantato contro un muro... e mi sarei fatto ovviamente molto più male. O sarebbe potuta finire peggio...
Insomma, per tutte queste ragioni mi ero comportato molto male con la signorina in camice: ero stato arrogante e infantile. Eppure, lei aveva mantenuto il suo tocco delicato e la sua gentilezza nei modi. Nonostante fosse evidente che la stavo infastidendo.
Prima di uscire, però, ero riuscito a farle perdere le staffe.
Sicuramente aveva pensato che ero un pallone gonfiato, uno senza cervello. E mi andava bene così. Perché nel primo istante in cui c'eravamo guardati, mi era parso che nei miei occhi avesse visto più di quanto avrebbe dovuto.
Dovevo pur mascherarlo in qualche modo...
Un fischio accanto a me mi risvegliò dai miei pensieri. «Sarebbe potuta andarti peggio. Sei stato fortunato, ma era bene controllare che fosse tutto okay».
Gli lanciai un'occhiata torva. «Quell'idiota di Harold me la pagherà. Gli farò capire che è meglio non mettersi contro di me». Infilai le mani nelle tasche della giacca di pelle ormai rovinata. Era una delle mie preferite.
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CHAOS
Romance𝑷𝒓𝒊𝒎𝒐 𝑽𝒐𝒍𝒖𝒎𝒆 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑻𝒉𝒆 𝑵𝒆𝒘 𝒀𝒐𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒚𝒔 𝑺𝒆𝒓𝒊𝒆𝒔 Nascere in un posto freddo e malsano, sporco di malaffari, egoismo e crudeltà può portare una persona a diventare come il luogo in cui vive. L'oscurità può trapassare l...
