𝑷𝒓𝒊𝒎𝒐 𝑽𝒐𝒍𝒖𝒎𝒆 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑻𝒉𝒆 𝑵𝒆𝒘 𝒀𝒐𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒚𝒔 𝑺𝒆𝒓𝒊𝒆𝒔
Nascere in un posto freddo e malsano, sporco di malaffari, egoismo e crudeltà può portare una persona a diventare come il luogo in cui vive.
L'oscurità può trapassare l...
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Mi chiusi la porta alle spalle, lasciandomi sfuggire un sospiro esausto.
Quando avevo scelto di fare quel lavoro sapevo che non sarebbe stato facile. Tuttavia, questo non mi dava più forza e coraggio quando dovevo visitare pazienti con determinate patologie; o quando mi toccava dal loro qualche brutta notizia.
Dire ad un uomo di appena quarant'anni che non sarebbe più riuscito a camminare come prima era stata la cosa più "facile" di quella giornata estenuante.
Mi rattristava vedere gli occhi infelici e i volti afflitti di svariate persone quando le visitavo.
Alcuni di loro si lasciavano andare a delle confidenze: mi parlavano della loro vita, delle loro paure — come fossi un'amica o addirittura una psicologa. Ed io, delle volte, li ascoltavo in silenzio; altre li assecondavo; altre ancora sognavo di avere dei tappi per le orecchie, perché asfissiata da tutti quei racconti.
Non riuscivo a mettere troppa distanza tra i pazienti e me, e questo probabilmente era un grosso errore. Ma stavo cercando di lavorarci su.
«Mya?»
Quella voce arrivata all'improvviso mi fece sussultare, talmente ero presa dai miei pensieri. Cercai di rinvenirmi e alzai lo sguardo, trovandomi davanti il volto di Eric.
Medico e capo del reparto in cui lavoravo per la maggior parte dei miei turni.
Nipote del direttore dell'ospedale.
Ma, soprattutto... mio cognato.
Lui e Bryanna si erano conosciuti "grazie a me", quando facevo lo stage per diventare infermiera.
Eric era stato una sorta di professore per me. Di tanto in tanto, Bryanna veniva a farmi visita, trovandosi spesso davanti l'affascinante dottore; ed è così che i due si erano pian piano innamorati.
Lasciai da parte il ricordo di una me Cupido e cercai di regalargli un sorriso sereno.
Dovette risultarmi difficile, perché mi chiese: «Tutto bene?».
Feci un respiro profondo, decidendo di abbassare la maschera da infermiera perfetta e mostrare il volto da ragazza un po' stremata che forse aveva bisogno di una vacanza.
«In realtà... non molto». Mi ci volle tutta la mia forza per non buttarmi contro la parete... e tutto il mio autocontrollo per piagnucolare come una bambina. «Mi sono successe diverse cose in quest'ultimo periodo...». I miei pensieri volarono su Friedrich, ma li scacciai all'istante. O quantomeno ci provai. «Il lavoro poi... mi sembra più pesante di quanto non lo sia mai stato. Non so che mi prende! Ho fatto tanta strada per arrivare qui. E ora che ho raggiunto la meta, mi sto chiedendo se davvero questo è ciò che volevo...».