Friedrich
𖥸
Chi si crede a di essere?
"Spero di non rivederti mai più", aveva detto. Ma quello che non voleva più vederla ero io.
L'avevo salvata da una moto che stava per investirla, e in cambio non avevo ricevuto neanche un minimo di gratitudine. Anzi, mi aveva praticamente mandato a quel paese. Tutta la gentilezza che aveva mostrato un mese prima al pronto soccorso era svanita in un battito di ciglia. E, per giunta, si era rivelata anche pesante.
Aveva fatto storie per una mia "battuta" e si era anche messa a seguirmi. Era una palla al piede.
«Sono io a non volerti più vedere, dottorina», borbottai i miei pensieri. Ma quando me ne accorsi mi fermai di punto in bianco sul posto.
Ma cosa sto facendo? Adesso mi metto anche a parlare da solo?
Ricevetti occhiatacce da chi mi stava dietro, perché la mia fermata improvvisa gli aveva intralciato il cammino. Ma quelle stesse occhiatacce scomparvero all'istante quando incrociarono il mio sguardo fulmineo.
Guarda il mio riflesso nella vetrina di un negozio lì vicino, come per realizzare che non fossi un alieno.
Non solo mi fermo di scatto in mezzo alla strada, ma mi guardo anche come un idiota! Sbuffai.
Era tutta colpa di Mya!
Continuai a camminare tra gli edifici pieni di luci e colori di Broadway Street, cercando di calmarmi.
Ripensai e ripensai, ed arrivai alla conclusione che non dovevo farne un dramma: mi ero semplicemente scontrato con una sconosciuta che molto probabilmente non avrei più rivisto. E poi, dovevo riconoscere che anche io ero stato sgarbato con lei. Quindi forse mi ero meritato la sua reazione.
Mi sistemai il cappuccio della felpa sulla testa e mi rimisi le mani in tasca, prima di svoltare un angolo e raggiungere una zona meno affollata.
Tutte quelle persone mettevano a dura prova la mia tolleranza verso l'umanità.
Ero sempre stato un tipo che preferiva starsene per conto suo. Ma se proprio non potevo evitare il contatto con certe persone, mi assicuravo che almeno non mi rompessero le scatole.
Avevo appena superato un negozio di strumenti musicali quando il telefono nella tasca dei pantaloni squillò.
Lessi il nome sullo schermo e risposi. «Che c'è, Seba?».
«Uhh... sempre di malumore tu, eh?»
Sbuffai. Avrei voluto parlargli dello scontro con l'infermiera, poi arrivai alla conclusione che non dovevo dare tutta questa rilevanza alla cosa. Perché parlare di lei?
Passai ad altro. «Sono stato da Steve per riprendermi i soldi che mi doveva. Ho dovuto ricorrere alle maniere forti perché si è messo a fare il duro che non è».
«Spero nessun osso rotto», ridacchiò.
Storsi il naso. «Nah... Solo qualche strattonata. Mi ha consegnato il denaro prima che gli arrivasse un pugno in faccia».
Sentii il rumore di una sedia che strusciava a terra, poi quello dei suoi passi. «Ti ci vedo come strozzino, sai?». Rise, e lo immaginai mentre si spostava i capelli dal volto.
Guardai a destra e a sinistra, poi attraversai. E, senza alcun motivo, mi comparve davanti agli occhi l'immagine di lei mentre le dicevo di stare più attenta mentre attraversava. Anche se la colpa non era sua, ma di quell'idiota in moto. Ero stato troppo brusco con quella ragazza. Tuttavia, per me era stato necessario, perché i suoi occhi mi avevano guardato troppo intensamente. Di nuovo.
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CHAOS
Romance𝑷𝒓𝒊𝒎𝒐 𝑽𝒐𝒍𝒖𝒎𝒆 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑻𝒉𝒆 𝑵𝒆𝒘 𝒀𝒐𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒚𝒔 𝑺𝒆𝒓𝒊𝒆𝒔 Nascere in un posto freddo e malsano, sporco di malaffari, egoismo e crudeltà può portare una persona a diventare come il luogo in cui vive. L'oscurità può trapassare l...
