C𝒶 p𝒾tℴlℴ 7 - PARTE 1

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Mya
𖥸











Qualcosa di morbido e bagnato che strusciava contro la mia faccia mi fece aprire gli occhi. Ci misi qualche secondo per mettere a fuoco quello che avevo davanti: un naso nero ed estremamente vicino alla mia faccia.

Sobbalzai e cacciai anche un gridolino per lo spavento, finendo quasi alla parte opposta del letto. Ma mi tranquillizzai quando realizzai che era solo un cane - che tra l'altro prese ad abbaiare, e non capivo se per la felicità o perché voleva sbranarmi.

Un momento... di chi è questo cane? Mio no di certo!

Mi guardai attorno e notai che quella non era la mia camera; quello in cui avevo dormito non era il mio letto e la maglietta extra-large che indossavo non l'avevo mai vista in vita mia.

Dove sono i miei vestiti? Come ci sono finita qui?

Mi portai le mani nei capelli e sul volto, ricordandomi che il cane mi aveva svegliato leccandomi la faccia. Quindi ora non ero solo spaesata, ma anche sporca di bava.

«Perché mi guardi così?». Lo sfidai con lo sguardo e lui abbaiò di nuovo, per poi buttare le sue due zampe anteriori sul letto. Quasi temetti che volesse saltarmi addosso e mordermi, poi vidi la sua bella coda scodinzolare. Quindi ciò significava che era contento, no?

Certo, Mya. Contento di sbranati, incombette il mio grillo parlante.

Sbuffai, e nel mentre notai che una metà della lunga parete era fatta di vetro; davanti c'erano anche delle tende rosse e nere che si abbinavo ai mobili e alla tappezzeria della stanza. Era un ambiente tipicamente maschile.

Tornai a guardare il rottweiler, che proprio non voleva lasciarmi in pace. Mi piacevano gli animali, ma di certo non era piacevole essere svegliata da un cane sconosciuto in una casa sconosciuta.

«Chi sei? E chi è il tuo padrone?». Non sapevo se fosse più grave che stessi parlando col cane o il fatto che stavo persino attendendo una risposta da parte sua che non sarebbe mai arrivata.

Rottweiler abbaiò.

Ecco, appunto.

Usai la maglietta per asciugarmi la faccia ancora umida e ringraziai il cielo quando notai la biancheria intima. Almeno quella c'era ed era mia...

Spostai le lenzuola e sbirciai da oltre il letto fuori la vetrata, cercando di capire in che zona mi trovassi. Inutile dire che non ottenni buoni risultati; con le tende vedevo poco e niente del mondo esterno.

Sbuffai ancora e scattai fuori dal letto, provocandomi un capogiro che mi annebbiò la vista per qualche istante. Mentre cercavo di riprendermi, ebbi qualche flashback per niente piacevole. Davanti agli occhi mi era comparsa l'immagine di un sudicio che mi si strusciava contro e poi di qualcun altro che me lo toglieva di dosso e lo colpiva ripetutamente. Non ero certa che lo avessi solo sognato; avevo la sensazione che fosse accaduto per davvero.

Presi a massaggiarmi le tempie che avevano cominciato a martellare, ed altri ricordi mi tornarono in mente: dopo la videochiamata con Apple e averle fatto quell'assurda promessa avevo deciso di uscire da sola; avevo girato vari locali per poi finire in periferia.

Come si chiamava quel locale?, mi domandai mentre mi avvicinavo alla porta che avevo adocchiato.

Ero scalza, quindi non feci alcun rumore, ma ne sentivo altri provenire da altre stanze. La persona che mi aveva portata lì era in casa. Provai a ricordare quanto avessi bevuto, ma persi il conto dei drink che avevo preso.

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