C𝒶 p𝒾tℴlℴ 27

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Mya


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Il mattino seguente, Friedrich aveva fatto come le avevo chiesto: ero sparito prima che mi svegliassi.

A darmi il buongiorno - oltre a mia madre ed Apple - ci aveva pensato un messaggio da parte di Derek mandatomi la notte prima. Non l'avevo proprio notato. Avevo persino dimenticato che ci fossimo scambiati i numeri di telefono.

DEREK: Mio fratello è da te, per caso? Ieri siamo usciti e mi sembrava tutto a posto. Poi, però, sono tornato da lavoro e al suo posto ho trovato diverse bottiglie di birra sparse da qua e là. Sono preoccupato.

A quel punto pensai che ormai si fosse accorto che il fratello era rincasato, perciò non gli risposi nemmeno.

Non mi ero svegliata di buon umore.

Nell'aria mi pareva di sentire ancora il suo calore e lo vedevo anche dove non c'era nessuno. 

«Ti amo, Mya Valentine»

Non riuscivo a smettere di pensarci.

Come avrei potuto?

Feci colazione, rimandando la mia corsa mattutina, e mi preparai per andare direttamente a lavoro. 

Semmai avessi voluto nascondere il mio stato d'animo, ci pensò Cassie a farmelo notare. Era dolce a preoccuparsi per me, ma volevo solo essere lasciata in pace. Almeno quel giorno.

La mattina trascorse regolarmente; nel pomeriggio il direttore mi convocò nel suo ufficio per comunicarmi che presto la maggior parte dei miei turni li avrei svolti al pronto soccorso. 
Settimana dopo settimana, lavorando lì di tanto in tanto, mi ero resa conto di quanto mi appassionasse. Così avevo deciso di cominciare nuovi studi per approfondire le mie conoscenze e specializzarmi.

Avevo già fatto qualche tirocinio, in passato (per questo mi chiamavano spesso al pronto soccorso se ce n'era bisogno), perciò non avrei dovuto farne molti prima di qualificarmi. 

Mi era anche stato proposto di lavorare in sala operatoria: avrei "semplicemente" dovuto assicurarmi che tutti gli attrezzi fossero sterilizzati correttamente e pronti all'uso; ma per me sarebbe stata anche un'occasione per imparare cose nuove al fianco di ottimi medici chirurghi.

Così avevo accettato pure quello.

Ero pronta ad impegnarmi al massimo per realizzarmi. 

Insomma, se la mia vita sentimentale stava andando a rotoli, almeno quella lavorativa stava subendo un'inaspettata ascesa.

«Mya!»

Ero in pausa. Mi stavo gustando un buon tramezzino con avocado e uova sode quando una voce allegra e familiare mi richiamò.
Mi ero fermata davanti al distributore di caffè. 

Mi voltai, trovandomi davanti Bryanna ed Eric - che quel giorno non era in turno. 

Sorrisi ad entrambi. «Ehi!». Notai come mia sorella si massaggiasse la pancia appena pronunciata, e una luce tutta nuova negli occhi suoi e di suo marito. 

Ero così contenta per loro. Anche se io ero alquanto giù, la loro gioia era in parte anche un po' mia. 

«Siamo venuti per la vista. Il ginecologo dice che per ora la gravidanza prosegue bene. Non sono ancora fuori rischio, ma mi è sembrato fiducioso. E poi... abbiamo già sentito il cuoricino!». Non stava più nella pelle. 

Eric la strinse a sé, innamorato come il primo giorno, e aggiunse: «È sempre un'emozione indescrivibile, nonostante questo sia il nostro terzo bambino...»

«Immagina se sono gemelli!». Buttai lì una battuta. 

«Per carità! Abbiamo già due pesti a casa. Altre due mi faranno uscire pazzo!», esclamò Eric con tono drammatico e scoppiammo a ridere.

«Ehi!». Bryanna gli diede una gomitata. «Magari il terzo sarà un angioletto. Oh, Mya... vuoi vedere l'ecografia?»

Fu emozionante vedere quel fagiolino in foto, così come le onde appuntite che mostravano i suoi primi battiti. Era un miracolo. 

Un miracolo che, solo per un istante, mi domandai se avrei mai ricevuto. Non mi ero mai fermata a penarci sul serio... diventare mamma. Ma ora quel desiderio cominciava a farsi presente nei miei pensieri. In modo silenzioso, ma impossibile da ignorare.

Salutai la coppia felice e la vidi allontanarsi, mentre io terminavo il mio spuntino e tornavo a lavoro.

Ora doveva essere quello ad avere la priorità nella mia vita. 
Il lavoro che amavo, e nient'altro.

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