C𝒶 p𝒾tℴlℴ 23

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Mya
𖥸

Mya𖥸

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Era già tarda sera, e finalmente avevo terminato la mia giornata di lavoro. Ero stanchissima.

Salutai un paio di colleghi ed entrai negli spogliatoi per cambiarmi e darmi una sistemata. Poi controllai il cellulare. Trovai qualche chiamata persa da mia madre, una foto dei miei nipotini da parte di Bryanna e un messaggio di Friedrich. Sorrisi e gli risposi, anche se parecchio in ritardo. Magari aveva già preso altri impegni, ma "tentar non nuoce", mi ero detta.

Dopo quella lunga giornata, avevo ancora più voglia di passare del tempo con lui.

Ero appena uscita dall'aerea riservata al personale, quando una Cassie ancora in camice tutta agitata mi corse letteralmente incontro. Mi allarmai.

«Mya!»

«Cassie, che succede?»

Cercò di riprendere fiato. «Al pronto soccorso hanno portato un ragazzo. Dicono che l'hanno massacrato... e si chiama Friedrich».

Mi crollò la terra sotto i piedi.

Corsi immediatamente giù al pronto soccorso, con il cuore a mille che sperava egoisticamente si trattasse di qualcun altro. Ma quando vidi Derek e Seba ad aspettare tra quelle sedie di plastica mi abbandonò ogni speranza. Un attimo dopo entrarono persino Blaise ed Asher, che andò incontro a Cassie.

«Seba!». Ero senza fiato. «Cos'hanno fatto? Dov'è?».

Non fece in tempo a rispondermi, solo a guardarmi con una faccia sconsolata, perché il dottor Barlow sbucò da una delle stanze.

Gli andai incontro. «Dottore!».

Mi guardò come se fosse assurdo trovarmi in ospedale. «Valentine, che ci fai qui?»

«Il ragazzo lì dentro... Lo conosco... Come sta? Cosa gli è successo?»

Dovevo essere davvero agitata, perché mi poggiò le mani sulle spalle nel tentativo di calmarmi. O frenarmi, visto che stavo quasi per sorpassarlo e andar da Friedrich.

«Valentine, respira un attimo». Poi lanciò uno sguardo oltre le mie spalle. «Qualcuno di voi è parente del paziente?»

«Io!», rispose subito Derek, ma Seba gli fece fare un passo indietro.

«È suo fratello, ma è minorenne. Siamo tutti suoi amici, e Mya è la sua ragazza». Mi soffermai sull'ultima frase, ma nemmeno più di tanto, perché non era il momento di fare pensieri romantici. «Ci dica pure, dottore», continuò lui.

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