C𝒶 p𝒾tℴlℴ 3

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Mya

𖥸







Un mese dopo...



«Non mi piace!»

«Ma come fa a non piacerti? È un abito bellissimo! L'ha detto anche la commessa che ti sta d'incanto».

«Invece non mi dona. E poi... è troppo esagerato».

«Esagerato? Parliamo di un matrimonio!»

Sbuffai e corsi nel camerino, dietro la tenda, intenzionata a togliermi quell'abito. Mi soffocava e non mi esaltava, perciò non era quello giusto. Me lo sfilai con qualche piccola difficoltà, rimanendo poi in intimo.
Presi il cellulare che avevo lasciato accanto alla borsa sullo sgabellino, accesi il display e controllai l'ora, ignorando le varie notifiche che vi comparvero.

Erano le sei e mezza di pomeriggio. Questo stava a significare che avevo passato quasi due ore in quel negozio.

Quello era il mio giorno libero, e mia madre aveva ben pensato di trascinarmi lì per provare milioni di abiti.
Era la classica francese amante della moda e dello shopping... io ero l'opposto, o quasi. Me ne intendevo di moda perché mia madre mi aveva insegnato tutto quello che sapeva. Ma lo shopping non rientrava tra i miei hobby, forse perché passavo la maggior parte del tempo in ospedale.

Avevo portato pazienza davanti le insistenze di mia madre e della commessa, ma ormai mancava poco che arrivassi all'esasperazione.

«Tesoro, sei pronta per provare i prossimi abiti?»

Ancora?!

Non ce la facevo più.

«Mamma!»

«Niente "mamma", niente "ma" e niente "se", Alix». Mi aveva parlato in francese e chiamata col mio secondo nome. Significava che non accettava obiezioni, altrimenti sarebbe stata capace di mettere il negozio sottosopra, più di quanto non avesse già fatto.

Quant'è testarda!

Aprii la tenda quel poco che bastava per far sbucare la testa. I capelli mi scivolarono dalle spalle e mi accarezzarono la pelle. Fu una sensazione piacevole che mi rilassò per qualche istante.

«Quanti altri abiti devo provare ancora, Marinette?», le risposi allo stesso modo.

Era in quei momenti che mi rendevo conto di quanto ci somigliassimo. Non avevamo in comune solo gli occhi azzurri, la chioma chiara e la pelle altrettanto. No, aspetta... forse quella lo era molto di più...
A differenziarci, però, era l'altezza e alcuni lati del nostro carattere. Quest'ultima si poteva notare da lontano un miglio.

Con lo sguardo di sfida e un sorriso soddisfatto si spostò quel poco che bastava per farmi notare gli abiti che la commessa aveva in mano.

La testa mi crollò. «Uffa», piagnucolai. «Volevo solo rilassarmi oggi...», mormorai tra me e me. Ma lei mi sentì lo stesso.

«Lo shopping è rilassante, tesoro».

Rialzai il capo solo per guardarla con l'espressione "Ma fai sul serio?". E lei mi rispose semplicemente con una scrollata di spalle.

CHAOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora