Capitolo due

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Accennai un sorriso sforzato, liberai il mio polso e me ne andai.
Non fece nessun tentativo di resistenza.
Mi sentii stranamente sollevata, i miei sentimenti non avevano avuto la meglio.
Quella sera decisi di fingere di stare male e tornai a casa.
Non volevo mettere piede nella casetta, non stavo bene con me stessa.
Sono una persona molto sensibile davanti ai piccoli gesti, agli sguardi.
Mattia non aveva usato parole quella sera, ma mi aveva fermata e mi aveva osservata.

La mattina seguente mi svegliai prima del solito, verso le cinque di mattina.
Indossavo una maglia molto lunga, grigia, che mi aveva regalato pochi anni prima il mio babbo.
Mi faceva sentire protetta e colmava la sua distanza.
Mi guardai allo specchio e feci un respiro profondo.
La sera precedente mi ero sentita orgogliosa, ma passata la notte mi sentii stupida, non gli avevo dato neanche la possibilitá di parlarmi.
Avevo paura avesse potuto chiedermi spiegazioni.
Curai molto il mio aspetto prima di dirigermi agli studi.
Volevo sentirmi in armonia con me stessa quel giorno, ne avevo bisogno.
Aprii la porta della casetta bianca ed entrai.
Mattia era seduto sul divanetto del giardino con in mano una sigaretta.
La spense e mi si avvicinó.
Sentivo l'agitazione crescermi nel corpo sempre piú. "Non scappi", mi sussurró all'orecchio.
Rimasi pietrificata.
Avrei voluto corrergli incontro e lasciarmi trasportare da quel gioco di provocazioni, ma non lo feci.
Avevo paura di me e di lui.
Anche se mi era difficile nascondere la voglia irrefrenabile di averlo vicino.

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