Capitolo tre

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Non riuscivo piú a sostenere la situazione.
Nel mio stomaco c'era il delirio, dovevo pensare a come comportarmi e in fretta. I suoi occhi non si distoglievano mai dai miei.
Voleva mettermi a disagio, dovevo reagire. "Matti, oggi inizi tu"
Lo ascoltavo cantare con il gomito appoggiato sul pianoforte e la mia mano a sostenere la mia testa. La mia mente era tormentata da idee assurde ma altamente piacevoli. Non poteva averla vinta, dovevo disorientarlo.
Senza esitare mi alzai e andai dietro di lui.
Misi le mie mani sulle sue spalle, le feci aderire alla sua maglia bianca il piú possibile. Le feci scivolare sulle sue braccia e avvicinai le mie labbra al suo collo. Alzó le spalle di scatto, come quando un brivido freddo ti percorre il corpo. Se il suo intento era quello di provocarmi, da quel giorno sarebbe stato anche il mio.

Scostó il microfono dalla bocca e inclinó la testa dalla parte in cui si trovava la mia faccia. Mi sfioró la guancia con un bacio e sorrise.
"Non sei brava a provocarmi", disse.
Avvicinai la mia bocca al suo orecchio.
"Non sei bravo a mentire", sussurrai.

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