Capitolo ventotto

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"È quello che desidero", risposi con aria sognante.
Fece un piccolo passo indietro separando i nostri corpi.
Mi fissó intensamente, con un sorriso stampato sulla bocca.
"Stai respirando la mia stessa aria, smettila", affermó alzando il sopracciglio.
"Mi dai fastidio", dissi piegandomi sulle ginocchia.
Sentimmo il rumore dei passi di Fabio diventare sempre piú lontano, se ne stava andando.
Mi arrivó un messaggio: "È inutile che ti nascondi, dobbiamo parlare.
Ti aspetto sotto casa mia stasera alle 23:00"
Lo lessi ad alta voce.
Presi Mattia per il colletto della maglia.
"Alle 23:00 a casa sua", dissi sfiorando le sue labbra.
Mi bloccó la mano con il cellulare.
"Non esci di qui", ribattè sbottonandomi i pantaloni con l'altra mano.
Sorrisi, aprii lo sportello e uscii.
"Non fare un altro passo", mi ordinó chiudendo l'armadio e appoggiandosi al pianoforte.
Corsi verso di lui fino ad arrivare a pochi centimetri dalla sua bocca.
Inclinai la testa da un lato e attorcigliai le mie mani attorno al suo collo.
"Quando finisco con Fabio ti chiamo", dissi con lo scopo di provocarlo.
Ancor prima che finissi la frase mise le mani sotto le mie cosce e mi prese in braccio.
Si fiondó sulle mie labbra, baciandomi con foga.

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