Capitolo ventisei

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Bussai alla porta della casetta, sapevo che lui mi stava aspettando in giardino.
"Sono io", dissi a bassa voce.
Mattia aprí la porta di scatto e mi bloccó le mani.
Si fiondó sulle mie labbra.
"Era da tanto che ti stavo aspettando", affermó ridendo.
Continuando a baciarci, lo presi per mano e andammo in sala prove.
Abbassai le luci ed iniziammo a provare.
"Mimma Memma", inizió a cantare con aria fantasiosa.
Mi scappó un grande sorriso.
Appoggió le sue mani sullo schienale della sedia su cui ero seduta e mi fece girare verso di lui.
"Non ti voglio", sussurrai a pochi centrimetri dalla sua bocca, provocandolo.
Gli saltai in braccio e lui mise le sue mani sotto la mia maglietta.
Mi morse il lobo dell'orecchio.
"Scemo", dissi ridendo.
Mi bació il collo ripetutamente, provocandomi un enorme piacere.
Mi mise a terra e ci sdraiammo entrambi su un divanetto della stanza.
Gli accarezzai il petto lasciandogli numerosi baci sul corpo.

L'ansia si scatenó d'un tratto in tutta la stanza.
Qualcuno era entrato negli studi.

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