Capitolo ventidue

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Lo vidi uscire dalla casetta in lontananza.
Riconobbi la sua tuta bianca brillare nel buio della notte.
Rimasi immobile, fu lui a corrermi incontro.
Ci fu un attimo di completo silenzio quando notó i miei occhi gonfi, stanchi per via delle lacrime.
Mi accarezzó uno zigomo, io socchiusi gli occhi ed abbassai la testa.
Prese la mia mano e mi tiró a se.
Avvolse ogni singola parte di me con il suo calore, fu indescrivibile.
Lo strinsi, sempre piú forte.
Fu un abbraccio lungo, un abbraccio vero.
"Ti amo Emma, ti amo", sussurró con voce rotta.
Mi bació ripetutamente la testa.
Crollai, scoppiai a piangere.
Mi prese il viso tra le mani e mi asciugó le lacrime.
Passó il suo pollice sulle mie labbra, si avvicinó e mi lasció un bacio sulla guancia.

Ci sedemmo per terra fuori dalla casetta, inizialmente distanti.
Fu lui ad avvicinarsi dopo pochi secondi.
Avevo le ginocchia piegate e le braccia avvolte su se stesse a causa del freddo.
Sciolse l'intreccio, mi prese per i fianchi e mi fece sedere sulle sue gambe.

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