PARTE Prima (1.1)

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PARTE Prima

1

La lussuosa auto dalle finestre oscurate si fermò di fronte l'hotel. Due uomini ben vestiti in giacca e cravatta nera uscirono e andarono ad aprire la porta del passeggero a destra.
Un ragazzo in uno stiloso abito firmato uscì, e si abbottonò la giacca blu navy.
Le guardie del corpo, due davanti e due dietro, lo circondarono mentre lui si avvicinò al portiere il quale fece un cenno al ragazzo che ricambiò.
Due uomini, presumibilmente altre due guardie del corpo, si piazzarono di fronte il gruppo appena entrato placcandoli.
"Da questa parte." Fece uno di loro in italiano, indicando la strada verso l'ascensore che aveva appena aperto le porte. I cinque entrarono lì e aspettarono che l'ascensore li portasse nell'attico dell'albergo.
Attraversarono il corridoio e giunsero in un sontuoso salotto con una tavola imbandita. Il sussurrare delle persone calò e un silenzio piombò nella camera appena entrarono.
"Miguel Àngel." Lo chiamò un vecchio con un accento italiano, zoppicando e tenendosi sul bastone nero dal pomello d'orato a forma di teschio. "Quanto sei cresciuto, bambino mio." Aggiunse studiando il giovane volto del ragazzo.
"Signor Scotto." Salutò allungando la mano per un saluto freddo spezzando la finta atmosfera di calorosità che c'era in quella stanza. "Mi aspettavo tuo padre." Commentò.
"Tutti, ci aspettavamo suo padre." Corresse una donna con un vestito sfarzoso rosso con dei grossi orecchini dorati.
"Mio padre vi porge i suoi più cordiali saluti e si scusa per la sua assenza, ma sta poco bene..." parlò, avvicinandosi al piano bar dove si versò da solo da bere in un grosso e pesante bicchiere di cristallo del liquore.
"...tutta via, ha delegato me a presenziare questa riunione." Aggiunse con tono arrogante e muovendosi con sicurezza in quella stanza come se fosse casa sua e potesse prendersi determinate libertà.
Tutti i presenti lo guardarono con cautela e nervosismo, tranne il signor Scotto.
"Bene, ora che siamo tutti presenti, possiamo iniziare." Annunciò con falso sorriso palese.
Indicò il tavolo con la mano aperte e libera dal bastone.
"Accomodatevi." Parlò andandosi a sedere a capotavola.
Le guardie del corpo si misero attorno ai muri e mentre i capi mafia si sedettero attorno al grosso tavolo di legno imbandito.
Miguel Àngel si sedette dall'altro capo del tavolo, destando sdegno tra tutti i più anziani, essendo l'unico più giovane tra i membri lì presenti.

"Nicolas, table dix-sept." Ordinò il cuoco da dietro la finestra porgendo i piatti e suonando il campanello. Il ragazzo dai capelli ricci e neri si avvicinò a prendere i piatti e volò tra i tavoli per servirli sorridendo ai clienti che lo fermavano per complimentarsi.
Nicolas, o più semplicemente Nico, era un giovane ragazzo di ventidue anni. Era alto, capelli ricci e neri, due occhi dal taglio sottile e di un colore marrone contornati da due ciglia nere lunghe. Il volto olivastro era contornato da un cortissimo strato di barba.
Era decisamente un ragazzo affascinante e non passava inosservato per i suoi modi di fare spavaldi e decisi, né tantomeno per il suo sorriso stampato sul viso che lo rendeva ancora più bello di quello che era.
"Nico!" lo chiamò una ragazza al tavolo.
"Questo piatto è fantastico!" esclamò in francese la signorina poggiando una mano sull'avambraccio scoperto di lui.
"Non è merito mio ma bensì dello chef." Suggerì lui sorridendole e guardandola negli occhi, e lei abbassò lo sguardo per timidezza, arrossendo.
"Sono sicura che l'impiattamento è opera tua."
"Potrei averci messo la mano, sì..." aggiunse poi.
"Quando ci farai assaggiare qualcosa preparato da te?" chiese un'altra ragazza. "Io sono un cameriere non uno chef. È già tanto se impiatto."
"L'altra volta ci facesti quei macarons, che erano fantastici."
"Li ricordi ancora?" domandò lui continuando a mostrare i suoi denti bianchissmi.
"Non potrò mai scordarmeli." Poi fece cenno di avvicinarsi a lei e lui le porse l'orecchio. "Erano un vero orgasmo per le mie papille gustative." Sillabò in tono sensuale, ammiccando appena lui si allontanò da lei.
"Mi fa piacere che ti siano piaciuti." Ricambiò lui con un occhiolino.
"Magari dopo, vedo se riesco a fartene assaggiare uno, ma non ti prometto nulla." Le stampò un bacio all'aria e poi scappò di nuovo nell'infernale cucina, dove l'umidità ed il calore lo colpirono come un pesantissimo cuscino sulla faccia.
"Ceci, cela et cela à mettre en assiette!" ordinò lo chef, e il ragazzo corse subito, con mano sicura ad afferrare i piatti e le pentole.
"Dai che anche stasera Nico ci farà aumentare le mance." Commentò un altro cameriere mentre entrava in cucina.
"I dolci deve farli lui." concordò un altro. "Si si, lo so, ho capito!" parlò lo chef di fretta.

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