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FINALE

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"Il pozzo." Sussurrò Nicolas a Miguel poco prima di saltare nel vuoto. Miki guardò in basso e lo vide. Ci sarebbero entrati giusto giusto, se avessero preso la giusta traiettoria e non si sarebbero sfracellati contro i bordi di pietra. E poi lanciarsi un pozzo che Dio solo sapeva quanto era profondo e sarebbero morti affogati.
Rapidamente si rese conto che l'alternativa, ovvero rimanere lì e farsi sparare da Diana e dai suoi uomini, sarebbe stata morte certa.
Se Nik gli aveva proposto quell'idea era perché dopo la chiamata con Josè aveva alzato lo sguardo sul muro oltre la scrivania del signor Serrano, dove c'era una bacheca con la mappa della città con vari fili e ponesse colorate, ed uno di quei fili, di colore rosso, collegava la tenuta alla centrale idrica della città.
Alzò la foto della centrale e vide il progetto del pozzo che si collegava alla centrale. Sarebbe servito per spedire denaro, armi, droga o qualsiasi altra cosa alla centrale, in maniera del tutto inosservata così che la polizia non avrebbe potuto ricondurre a loro le tracce.
Nik pensò rapidamente che se poteva trasportare gli oggetti, poteva trasportare anche delle persone. O almeno ci sperava. Un tentativo di sopravvivenza che sarebbe stato disperato ma che ne sarebbe valsa la pena.
Toccò nella tasca e vide che aveva un solo respiratore subacqueo per il filtraggio d'ossigeno. Sarebbe durato solo trenta minuti, e avrebbe dovuto condividerlo con Miguel, quindi quindici minuti a persona.
Il castano sentì l'impatto con l'acqua gelida, l'adrenalina e la paura iniziarono a fargli mancare l'aria. Inoltre era tutto completamente buio e si sentiva solo un fruscio continuo dell'acqua. Il respiro iniziò a mancargli e strinse il braccio del moro per il timore. All'improvviso qualcosa di duro gli toccò la bocca e fu forzato ad entrargli dentro. Riconobbe la forma: era un respiratore. Prese un forte respiro ed espanse a pieni polmoni. Almeno non sarebbe morto asfissiato, pensò.
Nik dopo un po' gli prese il respiratore per prendere un po' di ossigeno.
Il riccio si toccò le tasche e nella discesa libera ruppe un lumino fosforescente. Ciò che videro gli occhi di Miguel in quel verde lo angosciarono ancora di più: la falda era stretta e buia, e questa cosa gli fece sentire il panico assalirlo, perciò chiuse gli occhi iniziando a pregare che tutto fosse finito il primo possibile.
Si concentrò sui ricordi più belli che avesse e rivide Nicolas ovunque. Lo rivide sul letto a prima mattina che gli sorrideva. Quella volta che per poco non furono sgamati da Alejandro durante la colazione. La gita in Italia, le prime volte col ragazzo, a casa sua in Francia, la promessa davanti a suo padre e poi davanti a quelli di Nik.
All'improvviso la luce e una caduta libera. Potette respirare col naso e urlò mentre si schiantava nella grande cisterna dove veniva raccolta l'acqua dalle varie falde.
Qualcuno lo ripescò e lo fece sdraiare.
Ci mise un po' per capire dove si trovasse, aveva ancora l'acqua
nelle orecchie e sentiva ovattato. Fu raccolto in braccio e poi trasportato in una sorta di ambulanza.
Il tempo si era completamente distorto e ne aveva completamente perso la cognizione.
Quando si riprese si rese conto che davanti a lui c'erano il fratello Guillermo e Nicolas, avvolto in una coperta termica.
L'autoambulanza si fermò e José sbucò da dietro.
"Siete stati fortunati." Commentò la guardia del corpo.
"L'alternativa era morire, ti trovi?" rispose Nik all'amico stringendogli la mano. "Come hai fatto a...?"
"Vostro padre aveva un piano." E gli spiegò quello che aveva visto sulla bacheca. "E un bel po' di fortuna nell'essermi trovato questo nella tasca." Disse mostrando il respiratore.
"Gesù..." giudicò il primogenito sconvolto da tutta quella questione.
"Bando alle ciance, Alvaro ha assediato la tenuta con Diana, ma lui non l'ho visto. Dov'è?" chiese Nicolas. Miguel lo guardò sconvolto, sembrava un'altra persona ora, era una vera e propria guardia del corpo, si comportava e ragionava come tale, era... diverso da quando era venuto, che sembrava essere solo ingenuo e incapace.
Ora era decisamente più sveglio e prendeva rapide decisioni e formulava piani assurdi nell'arco di pochi secondi. E questo lo fece quasi eccitare, se ci pensava. Era dannatamente sexy vederlo così determinato. Voleva baciarlo e fare l'amore lì, in quel momento, proprio sul lettino di quell'ambulanza. I ricci neri e bagnati grondanti d'acqua e la maglia bagnata attaccata al fisico asciutto e atletico.
"È entrato nella tenuta, ha fatto un po' di casino e ha provato a forzare l'entrata prima di voi, ma non ci è riuscito. Gli ho hackerato gli auricolari ed i walkie-talkie, e ha detto che sarebbe andato a cercare i dati che gli servivano... quindi..."
"All'attico di tuo padre in città." Indicò il ragazzo spogliandosi della maglia zuppa d'acqua, mostrando la pelle olivastra. Miguel si morse il labbro inferiore cercando di pensare ad altro e non alle sue fantasie.
"Ma non un attico qualsiasi." Lo fermò José mostrandogli sul tablet tre posti diversi. "Tre server alternano i dati, switchando i dati l'uno all'altro ad intervallo ciclico. Uno è acceso e gli altri sono spenti."
"E Alvaro lo sa?"
"No. È un'informazione che conosce solo la famiglia su quale server sia attivo o meno." E tutti guardarono il secondogenito.
"Mi spiace deludervi, ma mio padre non mi ha ancora rivelato tutti i segreti di famiglia. So che ha una banca dati principale e sono a conoscenza del sistema ciclico di informazioni, ma non so quale sia attivo ora."
"Bella gatta da pelare. Se andassimo casualmente avremmo il trentatré percento di possibilità di trovare quello giusto."
"Cinquanta." Lo corresse Nik pensandoci mentre si asciugava il fisico. "Se sappiamo qual è stata l'ultimo attico che ha abitato, sicuro non è quello." Fece notare.
Josè annuì con la testa e con il dito. "Hai ragione cazzo."
La mente di Miguel smise di funzionare e immaginò a stendere Nicolas su quel lettino proprio in quel momento, abbassandogli i pantaloni con foga per possederlo mantenendolo per la nuca.
"Sei proprio sexy, cazzo..." commentò il mafioso facendo ridere il moro ed imbarazzare gli altri due che non potettero fare a meno di notare lo sguardo famelico di Miguel.
"Allora abbiamo la copertura del 100%, ci dividiamo: io e Miki andiamo qui." Indicò il tablet. "E tu e Guillermo qui."
"Io non mi muovo." Protestò il primogenito. "Guillermo. Non è il momento di fare storie, la vostra famiglia sta per venire assalita e capovolta, dovete fare qualcosa. Le assicuro che arriveranno i rinforzi dalla tenuta con lei." Lo rassicurò.
"Armando arriverà a breve, questione di minuti." Aggiunse il quattrocchi. "Verrà con voi."
"Ma..."
"Noi due ce la caveremo, non ti preoccupare."
José guardò scettico Nicolas, ma lo vide sicuro di sé e convinto di ciò che faceva, così annuì e accettò gli ordini del ragazzo.
"Allora andiamo." Disse José facendo cenno al primo di mettersi davanti con lui, lasciandoli soli.
Nik si tolse i pantaloni e le scarpe e frugò nella borsa che gli aveva appena dato il compagno. Lanciò dei vestiti a Miguel e un asciugamano.
Miguel si alzò in piedi gli afferrò le mani e lo spinse per farlo sedere sul lettino. "Che cosa stai?" chiese venendo zittito dalle sue labbra.
"Miki... non è il momento adatto per..." gemette dal piacere appena sentì la sua mano scorrere nell'intimo bagnato.
"La tua risolutezza, mi uccide." Commentò sentendo il membro crescere nella sua mano. Il ragazzo aprì la bocca e lo guardò lussurioso.
"Miki." Lo guardò con quegli occhi ora ingenui, come se fossero ancora le prima volte che lo facevano assieme. Il castano si inginocchiò e lo prese in bocca per la prima volta. Giocò con il frenulo muovendo la lingua talmente velocemente che fece stringere le gambe di Nik, il quale cercò di allontanarlo per il forte orgasmo che stava provando.
Miguel aprì le gambe con forza, imponendosi. Salì e lo baciò e lo guardò negli occhi poi infilandogli due dita nella bocca. Lo fece sdraiare lasciandogli le dita nella bocca e nel mentre lasciò che la propria lingua continuasse a giocare con il membro di lui, sentendolo vicino.
Staccò le dita dal caldo e umido antro del riccio e le infilò dentro di lui, il quale urlò liberandosi senza preavviso.
Alzò la testa sorpreso e vide come il castano aveva un ghignò soddisfatto, lasciando un lavoro completamente pulito. Si pulì col pollice il lato della bocca e lo leccò. Nicolas si rilassò completamente sul lettino, sconfitto.
Era stato l'orgasmo più bello della sua vita.
Miguel si mise sopra di lui e afferrò una coscia per portarla sulla sua spalla, spingendo il proprio membro duro nell'entrata di lui.
Nik digrignò i denti e afferrò la maglia bagnata di Miguel per cercare di trattenersi dal sentire il dolore delle spinte in uscita.
Gli mise una mano tra i capelli e glieli tirò urlando. Miki gli tappò
la bocca con la mano e ghignò soddisfatto.

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