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FINALE

3

Nik si svegliò di buon mattino per andare nell'armeria e sperare di trovare lì José. Se lo fece complice per farsi dare una sorta di cimice spia che potesse essere messa su qualcuno senza che la persona in questione se ne accorgesse, e José con totale fiducia gli consegnò un microscopico microfono, dalla forma di un bottone.
Nik ritornò in stanza e prese un abito a caso, cucendogli il bottone sulla manica.
Miguel si svegliò ad opera finita e lo trovò nella grande cabina armadio a spolverare la sua giacca.
"Che ci fai qui?" gli chiese ancora assonnato. "Mi sono svegliato di buon mattino perché non avevo sonno. Comunque, credo che per il tuo incontro di stamattina devi proprio mettere questo."
gli propose facendoglielo vedere.
"Che ne sai del mio incontro di stamattina?"
"Hai sbiascicato qualcosa ieri sera mentre stavamo andando a dormire..." finse. Miguel crucciò le sopracciglia. "Non sono sicuro di avertelo detto."
"Ma come? Dopo l'ennesimo bicchiere di whiskey e tipo dopo la quarta volta che volevi farlo hai ammesso di essere esausto e che domani mattina dovevi andare a fare un incontro. Mi hai anche continuato a fare gli auguri di buon compleanno." Gli sussurrò seducentemente all'orecchio. Miki si eccitò. "Oh, adesso ricordo." Disse poi baciandolo.
Nik si tranquillizzò. La sua menzogna aveva retto. Dopo averlo baciato Miguel andò a visionare il suo abito verde. Accarezzò le maniche, e poi i bottoni. Il moro bloccò il respiro terrorizzato che potesse scoprire il tranello.
"Non mi convince."
"Ma dai, ti ho anche cucito il bottone che era caduto." Decise di giocarsela rischiosamente così. "Perché hai cucito un bottone? Potevo mandarlo in sartoria."
"Mi devo prendere cura di te, dopotutto, no?" domandò sorridendogli.
Miguel lo baciò di nuovo. "E va bene, visto che ci tieni tanto, metterò questo. Come il mio nuovo consulente di immagine vuole." Si rassegnò uscendo dalla cabina. Nik tirò un pensante sospiro di sollievo, anche questa se l'era bevuta.
"Vieni a fare colazione?" chiese Miguel nella stanza. "Sì arrivo, un momento." Disse sistemando quel bottone della manica. Si morse le labbra, sembrava in tinta con gli altri ed era credibile. Doveva solo pregare che funzionasse.


Dei passi si avvicinarono a Miguel che stava seduto in attesa in un piccolo salone del the.
"Bentornato, signor Serrano. Le ho portato il solito." Disse il cameriere servendogli la bevanda in un elegante tazzina di ceramica unica nel suo genere. "Mi è mancato, sa?" disse poi con molta confidenza, guardandolo ancora con quello sguardo innamorato di chi aveva trascorso notti di fuoco con il giovane mafioso.
"Mi fa piacere." Rispose in modo del tutto disinteressato. "Posso offrirle altro?" chiese poi. "Un fuori menù, come suo solito?"
"No, grazie, sono a posto così." Rispose. Il cameriere a malincuore si congedò lasciandolo da solo.
"Che figlio di puttana, a provarci col mio ragazzo." Commentò Nicolas che stava ascoltando tutta la conversazione. "Certo, è anche vero che a quanto pare quello stronzo non sapeva tenerselo nelle mutande però..." aggiunse pensando ad alta voce mordendosi il labbro inferiore.
"Bonjour, monsieur Serrano." Disse una voce decisamente troppo familiare.
"Salve a lei." Rispose Miki senza neanche alzarsi sorseggiando il the. Il signore si sedette di fianco a lui così con il suo contabile ed il suo braccio destro.
"Cela fait longtemps que nous ne sommes pas vus, Monsieur." Iniziò a parlare. Fu in quel momento che Nik ebbe un flashback. "Non è possibile." Sussurrò mentre si focalizzava su quella voce. In quel momento desiderava tanto che la cimice possedesse una telecamera per essere certo al cento per cento che quella voce fosse davvero chi pensava, ma per sfortuna non era integrata.
"Bando alle ciance, Cedric. Perché quel messaggio di ieri?" arrivò dritto al dunque il castano passandosi una mano nei capelli.
"Ultimamente sto ricevendo visite indesiderate nel mio casinò. E vorrei una mano perché mi aiutasse." Schiaffò la verità.
"Questo era quello di cui volevi parlarmi?" chiese il ragazzo guardandolo. "Puoi farlo anche da solo, non vedo perché hai bisogno di venire a disturbare me dalla Spagna."
"Perché abbiamo capito che gli italiani non potevano proteggerci, e lei sa che brutta fine hanno fatto." Gli ricordò. "Diciamo che noi siamo un po' più furbi e quindi vorremo schierarci dalla parte giusta e non avere più problemi." Aggiunse ponderando bene le parole.
"E poi, signor Serrano, quando mi ha chiesto di aggiustare quelle cose con Nicolas abbiamo agito senza esitare e senza controbattere."
Miguel si mise subito in allerta quando nominò quel nome. Si ricordò poi che lui e suo padre avevano ingaggiato lo strozzino per aumentare la cifra che lo zio di Nicolas gli doveva così che il moro fosse costretto ad accettare il lavoro per lui.
"Devi averci pensato proprio bene allora, a volerti mettere in affari con noi." Gli disse. "O sei così stupido da permetterti di parlarmi in questo modo? Io non devo favori a nessuno. Ricordatelo." Minacciò poi alzandosi e andandosene via.
Nicolas aprì la bocca sconvolto. Aveva ricevuto conferma della voce. Era proprio lo strozzino che aveva massacrato di botte suo zio per ottenere i soldi indietro, minacciandolo di cavargli un occhio o un rene per venderlo al mercato nero.
E così, Miguel lo aveva sfruttato perché lavorasse per lui.
un'ondata di rabbia e di sconforto lo colpirono. Ora aveva tutto più senso. Si sentiva usato e manipolato, e per l'ennesima volta deluso.
Come aveva potuto fargli una cosa del genere?

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