PARTE Seconda
1
Nicolas fu buttato giù dal letto con uno scossone da Roberto.
"Dio... che mal di testa." Lamentò raccogliendosela tra le mani. "Grazie al cazzo... hai la minima idea di quello che mi hai fatto bere ieri sera? Tu e la tua fantastica amica barista?"
Roberto stava in piedi a torso nudo che aveva appena finito una sessione di salto alla corda. "Dici di aver bevuto tanto e poi ti sei svegliato di buon mattino a fare i saltelli." Notò alzandosi frastornato.
"Mio Dio la testa."
"Niente che un po' di aspirina e dell'attività fisica mi faccia passare la sbornia."
"Dobbiamo andare, tra poco iniziamo il turno..." andò a guardare sul calendario del frigorifero. "Oggi abbiamo ospiti... sta arrivando Diana."
Roberto guardò il riccio che aveva uno sguardo assorto e particolarmente concentrato. "Che c'è?"
"Ho la sensazione di aver fatto qualcosa di strano ieri sera... ma non ricordo."
"Una sensazione negativa o positiva?"
Lo guardò negli occhi, confuso. "Non so dirti neanche io... ma immagino positiva, è come se mi mettesse quasi di buon umore."
"Bene. Hai trovato qualcosa su cui appigliarti per la giornata che stiamo per affrontare."
Nico si avvicinò a riempirsi un bicchiere d'acqua e provò a ricordare ciò che era successo la sera prima. Ricordava il rumore delle onde e l'odore del mare. Ricordava la brezza sulla sua pelle, e una sensazione simile alle farfalle nello stomaco, che provò proprio in quel medesimo istante.
Miguel si stava definendo il pizzetto e quando finì si guardò allo specchio. Vide il suo riflesso. La sua mente proiettò per l'ennesima volta quel bacio.
Non era riuscito a dormire per niente e tutta la notte non aveva fatto altro che pensare a quella maledetta scena. Avvertiva una cosa allo stomaco ogni volta che ci pensava, e il cuore che accelerava costringendolo a prendere fiato ogni volta.
Cosa avrebbe dovuto fare? Pensò tra sé e sé. Aveva voglia di prendere a pugni qualcosa, distruggere tutto, ma aveva anche una strana voglia di vedere Nicolas.
Voleva scusarsi e giustificare quel gesto come un atto puerile, stupido e dettato dall'eccesso consumo di alcolici quella sera, anche se non era vero perché sapeva di avere un certo controllo.
Non era abbastanza ubriaco per potersi dire di essere stato un gesto dettato dall'alcool.
"Signor Serrano." Lo chiamò una guardia del corpo bussando fuori la porta del bagno.
"Sua cugina è qui."
Nicolas volle fumarsi la sua solita sigaretta prima di iniziare il turno fuori al giardino. Si era dimenticato l'accendino.
"Accidenti." Borbottò con la sigaretta in bocca. All'improvviso una fiamma sotto al naso si accese.
Nico guardò la ragazza castana, con i capelli lunghi e mossi. Allungò la sigaretta per accenderla.
"Signorina Serrano." Salutò lui. "Puoi anche chiamarmi Diana." Disse lei.
"Sono qui per affari, io e Miguelito dobbiamo discutere di una cosa." Spiegò lei mettendosi vicino a lui e accendendosi una sigaretta, fumandosela come se fossero due amici di vecchia data, rimanendo in un silenzio che il moro iniziò a reputare insopportabile.
"Mi spiace per la volta scorsa."
"Parli dello scappellotto a mio fratello? Hai fatto benissimo, quel ragazzino si merita un po' di educazione di tanto in tanto. È l'ultimo di noi quattro, quindi... è il viziatello della situazione." Parlò lei. Il moro annuì. "Anche io a volte lo faccio. Tranquillo. Comunque, come va con Miguel? Com'è prendersi cura del venerabile signor Serrano?" chiese con fare molto amichevole.
Nico la guardò con aria serena, e iniziò a sentirsi un po' più a suo agio, il che era strano. Era abituato ad essere tenuto a distanza dai membri della famiglia mentre lei invece si prendeva molta confidenza.
"Ci ho avuto poco a che fare con lui, sono stato con Guillermo." Spiegò cercando di rimanere quanto più vago possibile.
Miguel stava per uscire fuori in giardino per accogliere la cugina e si bloccò quando vide la ragazza socializzare con Nico, notando la vicinanza decisamente stretta, ed il contatto fisico di lei che lo sfiorava e gli dava dei colpetti sul braccio. All'improvviso si sentì come se quelle farfalle iniziarono a bollire e a bruciare nello stomaco.
"Anche lui è viziato, e meriterebbe gli scappellotti." Scherzò lei facendolo ridere.
"Nicolas." Chiamò Miguel con tono freddo, facendogli cenno col capo di seguirlo in disparte.
"Che è successo?" chiese. "Ho forse disturbato la tua amichevole conversazione?" domandò con un tono che rasentava la rabbia.
"Ho solo fatto un po' di accoglienza. Mi ha acceso una sigaretta e abbiamo iniziato a parlare del più e del meno." Spiegò lui con tono innocente.
"Ti è stato forse comandato di fare accoglienza?" continuò a domandare con tono passivo aggressivo, facendolo sentire in colpa e confuso perché non capiva dove aveva sbagliato.
"Non capisco... mi ha solo parlato gentilmente, non ci vedo nulla di sbagliato." Si giustificò. La sua mente iniziò a elaborare quel tono accusatorio e si innervosì. "Hai finito ora di rimproverarmi per senza niente?" domandò.
Il silenzio calò tra i due e Nico si voltò.
"Ho un'altra domanda." Lo bloccò. Le fiamme si calmarono e lo stomaco si stava semplicemente contorcendo su sé stesso.
"Riguardo ieri sera... è tutto a posto?" domandò nervoso. Il ragazzo dagli occhi ambrati percepì quel cambio di tono che era più insicuro.
"Sì, non è la prima volta che mi capita. Lo facevo spesso da ragazzino... okay sì, forse lo facevo tutt'ora..." rispose grattandosi il mento. "Oh." Commentò stupito.
"Immagino che non sia stato lo stesso per te."
"No ecco, il fatto è che io, in realtà non volevo, cioè..." vacillò iniziando a balbettare e a sentirsi stupido. "Ehi." Disse riavvicinandosi e toccandogli entrambe le spalle.
Miguel sentì lo stomaco rilassarsi e di nuovo quelle farfalle nello stomaco. I peli si rizzarono e trattenne un brivido. La faccia di lui era decisamente troppo vicina alla sua.
"È perfettamente normale sbronzarsi una volta tanto e andare a ballare in maniera ridicola. Lo facciamo tutti."
I pensieri e le strane sensazioni di Miguel si bloccarono come un treno che si schiantava su un muro che era apparso all'improvviso.
"Oh, tu intendevi lo sbronzarsi quindi. Cioè che non è la prima volta che ti sbronzi..."
"Sì, ovvio. Abbiamo avuto tutti un'adolescenza..." commentò in tono sospetto, pensando che forse non era questo quello a cui si riferiva il suo capo. "Sì. Giusto. Okay." commentò ripetendosi tre volte.
"Quindi è tutto a posto. Perfetto." Continuò a balbettare. "Ci, ci vediamo dopo, ora devo andare a sbrigare la questione con Diana." Lo congedò sparendo e tirando un sospiro di sollievo, per sua fortuna, non si ricordava nulla.
Le mani di Nicolas rimasero all'aria, e si sentì confuso. Quell'uomo tutto d'un pezzo, severo e freddo aveva appena vacillato e balbettato davanti a lui. Le sue mani tremarono e si sentì formicolare dietro la schiena appena pensò al contatto fisico che aveva avuto per tranquillizzarlo. In effetti, perché lo aveva toccato? Si chiese.
Quella giornata stava diventando sempre più strana,pensò.
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Tilt
ChickLitMiguel Àngel è il figlio di una famiglia mafiosa. Nicolas è un giovane ragazzo che lavora in un diner. Una sera Miguel viene inseguito dai suoi rivali che lo vogliono uccidere, Nicolas assiste alla scena e sebbene all'inizio sembra restio nell'aiuta...