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PARTE Seconda

3

Miguel incontrò il padre nel suo attico in città a poca distanza dal hotel dove si era tenuta l'asta la sera prima.
"Chi non muore si rivede." Commentò un ragazzino appena vide il castano entrare.
"Armando." Lo salutò inarcando un sopracciglio. Quella mattina era già pesante di per sé per com'era cominciata. Era preoccupato per Nicolas visti i trascorsi della sera precedente.
"Non mi tratterrò a lungo, non ti preoccupare." Commentò poi entrando nello studio del padre.
"Oh i miei due figli." Notò togliendosi gli occhiali e girando l'articolo in prima pagina.
"I Serrano i nuovi padroni di Spagna." Citò il padre. "Dopo aver comprato la spilla del re Sole ad una cifra decisamente invalutabile, il giovane Miguel Àngel Serrano si è impadronito anche del collier di pelle appartenente alla nobile famiglia... bla bla bla, ecco. Il secondo acquisto però non è stato fatto da lui in persona, ma da uno dei suoi amici, non che colleghi dell'università. Tra un'asta e l'altra il signor Serrano è misteriosamente sparito nel nulla."
Miguel sospirò mettendosi le mani in tasca. "Ho avuto un imprevisto." Disse seccato.
"Nicolas si è fatto drogare." Pronunciò il padre già sapendo cosa fosse successo. "Sto cercando il colpevole e me ne occuperò di persona. Come suo capo è mio dove-"
"Come tuo Capo, io ti ricordo che non hai un unico subordinato." Lo interruppe. "In più..." fece cenno a Adrian di passargli il tablet.
"... è stato drogato per negligenza. Guarda." Gli fece osservare.
Nicolas stava con le spalle al bancone con le mani in braccia al petto ad osservare la zona circostante. Il barista dietro prende un bicchiere, lo riempie sotto la fontana e poi fa uno strano gioco di mano per metterlo sul bancone e attirare l'attenzione della guardia che gli sorrise e lo ringraziò.
"Era un bicchiere d'acqua, sta volta non è stata colpa sua." Lo giustificò sentendosi tremendamente in colpa per quello che gli era successo. Si sentiva in parte responsabile e provava anche rabbia per quella situazione.
"Sono le prime esperienze."
"Dobbiamo tutelarli. Per questo si allenano duramente, per questo li testiamo continuamente." Gli ricordò il padre con tono severo. Miguel distolse lo sguardo dall'uomo più basso di lui.
"Cosa pensi che succederebbe se le altre guardie del corpo sapessero che tu, dopo che hai trascorso la notte con uno che ha fallito la propria missione, lo vai anche a vendicare? Sapendo che si è fatto drogare per negligenza?" lo interrogò il padre.
Il suo cervello non sapeva elaborare una risposta, era completamente in tilt.
"Cosa vuoi che faccia? Che lo punisca? Nicolas è stato drogato perché lavora con noi. È un attentato a noi, alla nostra famiglia." Pronunciò con rabbia.
"Ricordi quando giocavamo a scacchi quando eri bambino?" chiese il padre. "Quando eri piccolo, una volta, piangesti perché avevi perso uno dei tuoi pezzi. Ma non perché avevi puntato tutto su di lui, ma perché ti piaceva troppo quel pezzo, e stavi per perdere la visione totale della scacchiera solo perché ti avevo rubato un pezzo."
Miguel ricordò la scena. Era un cavallo di vetro smerigliato nero, bellissimo, il suo pezzo della scacchiera preferito. Ci aveva puntato molto su quel cavallo quella volta.
"Ricordati, che non puoi puntare tutto solo su un pezzo, o altrimenti rischi di perdere la partita." Metaforizzò cogliendo il punto.
Il castano sapeva che il padre aveva ragione, ma non sapeva davvero cosa fosse giusto fare in quel momento. Prese un respiro profondo, e chiuse tutto dentro, freddando di nuovo il cuore.
"Non succederà un'altra volta." Pronunciò tornando lucido e cinico.
Il padre annuì. "Per oggi è tutto. Ci vediamo stasera direttamente." Lo congedò il padre, e Miguel uscì.
"Quel ragazzo... Nicolas." Parlò il fratello che fino a quel momento era rimasto in silenzio. "È lui che ha preso il posto di Pedro, immagino."
Il padre lo guardò. "Immagini bene, figliolo."
"E come mai Pedro lo hai mandato da me?"
"È stato sparato e ora deve fare fisioterapia, non può fare molto se non essere di presenza e di supporto per accompagnare come ha fatto ieri. Con te la vita è molto più tranquilla quindi può riprendersi molto più rapidamente." Spiegò il padre.
Armando annuì. "Sai, la cosa che non capisco è... hai sostituito un pezzo così importante a Miguel Àngel come Pedro, con un negligente..."
"Quindi?"
"Nulla. Mi fa strano che sia entrato nella cerchia stretta così rapidamente. Di solito tu scegli persone particolari. Ex soldati, artisti marziali. Recluti gente da ogni dove che non è gente normale. Prendi Adrien. O Roberto. Se non sono superuomini, te li cresci tu, e dopo un'immensa fatica, possono arrivare a pensare di accompagnare te o il fratellone. Lui cosa faceva? Il cameriere?" domandò.
Il padre lo guardò con il suo tipico sguardo freddo e inespressivo.
"Come mai queste domande? Sei forse interessato a lui?"
"Ogni tanto mi interessa sapere cosa frulla nella tua testa. Tutto qui." Disse alzandosi dalla sedia.
"È stato un piacere rivederti, papà." Lo salutò. "Armando." Lo
chiamò. "Non vuoi pranzare con me?"
"Ho un altro impegno, padre. Ma ti ringrazio. Come se avessi accettato." Disse uscendo.

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