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PARTE Prima
7

Ogni giorno Nico spingeva sé stesso oltre ogni limite, allenandosi prima e dopo ogni turno di guardia con Guillermo, arrivando stremato alla fine della giornata.
Dormiva poco ma di quando si chiudevano gli occhi poteva anche esplodere il mondo e lui non se ne sarebbe reso conto. Stava perdendo peso e il suo corpo già magro dimagrì ulteriormente, diventando un po' più asciutto.
Era inappetente e si costringeva a mangiare, e giorno dopo giorno non faceva altro che ripetersi che doveva dimostrare a quello stronzo di Miguel e i suoi due stupidi tirapiedi che stavano lì a deriderlo quanto valesse veramente.
Pedro e Alejandro andavano continuamente in missione, li vedeva uscire ed entrare con Miguel, e a volte anche Roberto li seguiva in missione, mentre lui stava lì a guardare stupidi film trash e serie TV deprimenti.
A detta del suo coinquilino, se il moro li avesse seguiti in missione probabilmente sarebbe morto perché i suoi test erano appena sufficienti. Avrebbe dovuto puntare all'esame di fine mese per poter provare a chiedere di essere riassegnato in qualche missione esterna.
"Ho trovato un piano per far uscire Guillermo." Parlò con Josè e Mateo. "Gli faremo incontrare una delle sue star preferite di queste serie adolescenziali trash."
José inarcò il sopracciglio da sotto gli occhiali tondi. "E come avresti intenzione di fare?"
Tempo fa, conobbi un'amica, che è di queste parti. Possiede un bar, che ho scoperto essere frequentato da attori VIP di svariate serie TV. Ho avuto modo di mettermi in contatto con lei e mi ha assicurato di potermi fare entrare."
"Come la mettiamo se non vuole uscire lo stesso."
"Oh lo farà. Ho ricevuto una soffiata circa il suo attore preferito. Starà lì. Stasera."
Mateo e José si guardarono e sorrisero diabolici.
"Siete pronti per ricominciare la nostra maratona?" domandò Guillermo entrando in camera pronto per sedersi.
"A dire il vero... stavamo pensando di voler uscire." Parlò Nicolas.
"Ancora con questa storia? Scordatelo. Non uscirò qui mai e poi mai. Tantomeno quando c'è lui in TV." Indicò il televisore con il telecomando.
"Va bene." Disse sedendosi sul divano senza controbattere. Guillermo non si aspettava un'arresa così facile da parte di Nicolas, che era solito replicare e battibeccare fino all'ultimo per tentare di farlo uscire.
"Ecco, vedo che hai capito." Replicò dovendo avere l'ultima parola, sedendosi vicino a lui. "Sì, beh, è un peccato, pensavo che un fan sfegatato come lei avrebbe preferito vederlo dal vivo piuttosto che dietro uno schermo."
Guillermo lo guardò girando completamente il busto. "Dal vivo?"
Nico sorrise e annuì. E fu così, che lo vide esitare e prendere per la prima volta in considerazione la sua proposta.
"E come faresti dal vivo?" domandò riuscendo a instillare curiosità. "Diciamo che ho avuto una soffiata da parte di un'amica che lavora in un bar molto frequentato da VIP. Solo per persone esclusive."
"Io sono una persona esclusiva."
Colpì nel centro, e continuò a sorridere. "Ah ma io lo so che lei è un vero VIP, e potrebbe entrare e farci entrare tranquillamente in quel bar... il problema è che lei non vuole muoversi. Di casa, e dovremmo godere della vista di questo magnifico personaggio solo da qui." Disse rubando il telecomando dalla mano di Guillermo per mettere play ed avviare.
Guillermo strappò di mano il telecomando come facevano i bambini e fermò.
"Mi stai dicendo che lui è in questo bar?" domandò. Il riccio annuì. "Sì, ma a lei cosa importa, tanto non vuole uscire." Continuò ad usare l'approccio della psicologia inversa, continuando a farlo vacillare.
"Ci voglio andare." Decise con tono insicuro. "No, lei non vuole, sono sicuro al 100% che lei non vuole conoscerlo."
"E invece sì, voglio conoscerlo." Ripetette con tono un po' più sicuro.
"E invece no, lei esce solo se è strettamente necessario."
"Nicolas!" sbottò poi. "Sei sicuro che lui è lì?" domandò in tono serio. Nico sudò freddo per un momento, perché sembrava che il pauroso e cinico Guillermo Serrano si fosse finalmente deciso a voler mettere piede fuori casa a patto che ci fosse costui ad aspettarli.
"Lo giuro sulla mia stessa vita." Azzardò cercando di non farsi sfuggire l'occasione che gli aveva appena servito su un piatto d'argento.
"Bene. Perché se così non fosse... sappi che sei spacciato e farai una brutta fine." Minacciò alzandosi in piedi pronto per andare.
Si avvicinò al suo enorme armadio e aprì tutte le ante.
"Cosa ci si mette a questo bar?" chiese poi chiedendo a Nico che sorrise vittorioso, il quale si alzò con entusiasmo e si fiondò sull'armadio per cercare qualcosa di decente, mentre mandò José e Mateo a cambiarsi e a mettersi qualsiasi cosa che non fosse l'uniforme in giacca e camicia.
Mentre si muovevano verso il bar, Nico iniziò a sudare freddo pensando all'eventualità in cui il VIP non ci fosse o avesse cambiato idea. Non aveva neanche un cellulare per poter controllare il suo instagram e tracciare le sue attività o chiamare la sua conoscenza lì per chiedere se fosse arrivato.
Guillermo non si impegnò neanche molto per farli entrare, allungò una banconota ai buttafuori che la prima volta vollero tenerli fuori e loro li lasciarono entrare. Il locale non era molto pieno ma era rumoroso assai. Per precauzione da un eventuale attacco di panico, Nicolas aveva preso delle cuffie al primogenito così da isolarlo dai rumori circostanti, e si era portato anche degli occhiali da sole con sé, poiché conosceva l'ambiente.
Nico si guardò attorno per cercare l'attore. "uh c'è quella di quella serie TV là" indicò Guillermo con il dito.
La tipa li vide e li squadrò dalla testa ai piedi e se ne andò, il riccio gli abbassò il dito. "Guillermo... indicare non è proprio carino, sa?"
Lo guardò e sbuffò.
"Ehi." Salutò la ragazza dietro al bar, quella con la quale aveva scopato la notte in cui aveva fatto conoscenza di Miguel. "Ehi... per caso sai se è arrivato?" domandò.
"Sì stava laggiù. Che posso servirti?" chiese lei mentre asciugava un bicchiere. Lui guardò in direzione dello sguardo di lei e quando scorse l'attore, Nico lo fece vedere a Guillermo che gridò eccitato, ma nessuno lo sentì in mezzo a quel caos.
"Ma dove sta andando, ehi ehi torna qui!!!" protestò invano, perché non riuscì a sentire nulla e il VIP uscì fuori dal locale.
Guardò deluso ed arrabbiato Nico. "Magari è andato a fumare una sigaretta." Gli urlò vicino alle cuffie.
"Si sieda, prendiamo da bere e aspettiamo che torni." Deglutì sorridendo.
"Preparagli qualcosa di dolce possibilmente." Lei annuì ed ammiccò proprio nello stesso identico modo di quella sera, ma a momenti era troppo distratto e stressato per potersi concedere a lei così si limitò a sorriderle.
"Cosa posso fare a voi, ragazzi?" chiese il barman che affiancava la ragazza. Le tre guardie del corpo non sapevano cosa scegliere, era da tanto che non uscivano a bere qualcosa, forse da troppo tempo e rimasero indecisi. Visto che aveva imparato a conoscerli perché lo sostenevano durante gli allenamenti, fu Nico a dare suggerimenti al barista su cosa preparare ad ognuno di loro, mentre lui non prese nulla per restare vigile per non commettere alcun errore come fece la prima volta.
Anche perché, sapeva che Miguel sapeva difendersi, lo aveva visto combattere quando venne aggredito, mentre di Guillermo era sicuro che non si sarebbe riuscito a difendere neanche da una mosca.
"Mi sto annoiando." Dichiarò un paio di minuti dopo spazientendosi. "Ma come? È una così bella serata." Commentò Nico.
"Io volevo vedere il VIP, ma non c'è."
"Ma c'era. L'ha visto. Forse se passiamo un'altra volta lo troveremo. Però ormai è qui, è uscito di casa, e si è anche tolto el cuffie senza rendersene conto, vede? È guarito dalla sua agorafobia." Gli fece notare il riccio. Guillermo se n'era appena reso conto e iniziò a fare il pazzo.
"La smetta." Sbottò dandogli un piccolo scappellotto dietro la testa. "Lo sappiamo che sta fingendo." Ammonì spontaneamente mentre il mafioso si massaggiava il punto colpito.
"Beva questo."
"Non mi piace."
"Beva. Questo." Si impose. "È avvelenato, non so cosa ci ha messo dentro."
"Ma se a stento la conoscono qui. Neanche i nemici di suo fratello sanno chi è lei dato che non si fa mai vedere in giro. Per quanto la riguarda lei è sparito da bambino." Mentì.
Guillermo gli lanciò un'occhiata torva e Nico sudava freddo ma rimase immobile sul punto, pensando che con lui ci volesse per forza un po' di polso fermo, dato che era abituato a sentirsi dire sempre di sì. Il che era ironico considerando che comunque Guillermo era un adulto bello che cresciuto, e doverlo educare come un bambino era a tratti imbarazzante.
Sbuffò e bevette il drink tutto di un sorso e Nico aprì gli occhi sbalordito perché si aspettava che lo sorseggiasse.
"Mh... è dolce." Esordì. "Ne voglio un altro!" ordinò. E la barista glielo servì. Lo tracannò in un sorso come fosse succo di frutta.
"Un altro."
"Magari dopo... ora perché non andiamo a ballare in mezzo alla pista?" propose preoccupandosi della salute del primogenito. Sta volta, senza neanche esitare andò a ballare in maniera disinvolta e decisamente imbarazzante, e tutte e quattro le guardie del corpo si guardarono scioccati e scoppiarono a ridere.
"Allora? Avete intenzione di lasciarmi a ballare qui da solo?" urlò poi.
"Ma sì, che ce ne frega." Proclamò Mateo scolandosi il drink e raggiungendo il capo in mezzo alla folla. E subito dopo fu seguito dagli altri due.
Nico si avvicinò al capo e gli mise gli occhiali da sole. "Non vedo niente."
"Mi creda, le serviranno molto!" urlò per sovrastare la musica che iniziò ad esplodere a volume alto. E tornò al piano bar in lontananza dove si aveva una visuale migliore.
"Lo offre la casa." Disse lei poggiandogli uno shottino rosa. "Che cos'è?" domandò lui.
"Una miscela mia speciale. Provalo."
Nicolas fu molto tentato. "Dai bevi, non è avvelenato ti giuro." Scherzò lei, e lui tracannò. Era fortissimo ed aveva un sapore di rose.
"Ma è buonissimo." Urlò. "Vero?" rise.
"È Mei Kui Lu, un liquore cinese alla rosa. Ricetta di mia nonna."
"Nostra nonna." Sottolineò il barman. "Si va bene, quello che è. Lui è mio cugino, il barman del locale. Io sono qui solo per poco."
"Per il lavoro da modella." Ricordò lui e lei annuì. "Comunque... stacco tra circa dieci minuti, se ti va..."
"Non posso, sto... lavorando ora."
Lei rise. "Che fai? La guardia del corpo di quello lì, ora?" domandò lei.
Lui le sorrise. "È circondato da altri tre."
"Lo so, ma... è il mio nuovo lavoro non voglio combinare casini." Rispose continuando a sfoggiare quel sorriso stregato al quale non sapeva resistere.
"E va bene... sappi che starò qui ancora per poco." Notificò lasciando intendere tante cose con quella frase.
Nico dovette rinunciare a quella possibilità, dovendolo trattenere nei pantaloni per quella volta, rimanendo concentrato nella missione che aveva.
Doveva dimostrare a tutti che non era un idiota. Doveva dimostrarlo a Pedro e ad Alejandro che lo deridevano. Lo doveva dimostrare a quello stupido, presuntuoso ed arrogante di Miguel che si permetteva ancora di trattarlo come fosse un oggetto.
Tornarono a casa molto tardi, potevano essere le quattro o forse le cinque del mattino, Nico non aveva visto l'orario. Entrò nell'ala residenziale della tenuta interrompendo il silenzio che c'era.
"È stato fantastico!" urlava ubriaco. I due che lo tenevano sottobraccio e che lo trascinavano all'interno cercarono di zittirlo ma ridevano anche loro, stanchi per l'alcool e il ballo.
"Cosa cazzo è tutto questo baccano?" tuonò la voce di Miguel che si stava avvicinando verso di loro.
Appena sbucò fuori le guardie del corpo si irrigidirono. "Ahhh, mio dio Miguelitooooo, che ti sei persooooooo." Rise a crepapelle.
"Il mio amico qua." Disse buttandosi fra le braccia di Nicolas che lo afferrò al volo. "Mi ha portato a divertirmi. A ballare."
"A ballare?" domandò scettico, guardando Nico, il quale alzò lo sguardo verso di lui, notando che gli stava guardando il torso coperto solo da una vestaglia di seta aperta ed i pantaloni lunghi che si trascinavano sul pavimento.
"Sì. Ed è stato... WOOOOOO!" urlò. Miguel non aveva mai visto suo fratello così esaltato, e guardò di nuovo Nicolas che alternava il suo sguardo tra i suoi occhi e un po' più in basso.
"Mio fratello è uscito di casa? Con te?" domandò scettico per assicurarsi di aver capito bene, sempre con il suo solito tono asciutto.
"Già. L'ho curato dalla sua agorafobia. Non sono stato fantastico?" domandò con un sorriso imbarazzato e un po' inorgoglito pronto a prendersi un complimento.
Lui annuì. "Bene. Voi due, portatelo a letto. Tu, ho un compito per te." Ordinò poi.
Nicolas lo seguì nei corridoi dai pavimenti in avorio venato e le pareti che si alternavano con un gioco di colori caldi chiari e scuri.
Giunsero fino alla porta che portava all'altra parte della casa di Miguel. Era tutto un complesso di stanze abbastanza labirintico e intrinseco, ma in buona sostanza un'intera ala della tenuta, o Ala Residenziale, che affacciava di fronte una piscina e di fronte il giardino, era divisa in tre enormi appartamenti: uno per ogni figlio della famiglia, mentre il Boss aveva una dépendance tutta sua o comunque viveva nell'attico nel centro.
"Accompagna il mio amico a casa." pretese aprendo la porta per farlo uscire. "Perché dovrei farlo io?" protestò, continuando a usare quel tono di comando. Insomma, sì, sapeva che era pur sempre il suo capo e lui era un sottoposto, ma nemmeno Guillermo che aveva tutta quella serie di problemi psicologici si poneva in quel tono, né tantomeno il signor Serrano usavano quei modi freddi e distaccati.
"Perché sei quello libero."
"E chi l'ha detto, il mio capo ha bisogno di me. Di certo lui sa come rivolgersi ad un suo sottoposto." Sferrò la frecciatina che si stava tenendo dentro. Miguel alzò un sopracciglio cogliendo in pieno la punzecchiatura.
"Ah sì? E come mi porrei io allora?"
"Eccomi." Pronunciò un ragazzo che aveva lo sguardo furbo, e quasi familiare. "Nicolas ti accompagnerà a casa." Disse in tono distaccato.
"Perfetto... allora... ci vediamo?" disse mordendosi un labbro, pronto a seguire Nico, il quale lo guardò arrabbiato, deluso e negando col capo. Si voltò di spalle e se ne andò.
Aveva fatto quel poco e neanche si era complimentato, anzi, aveva continuato a dargli ordini su ordini e a trattarlo senza alcuna forma di rispetto, e lo detestava per questo.
Eppure, sapeva che c'era qualcosa di diverso quando si rivolgeva a lui. Tono freddo a parte, tutti si aspettavano che al minimo sbaglio Nicolas venisse punito, ma non aveva mai preso seri provvedimenti, a parte quando, stando a quanto detto da Roberto, l'aveva fatta davvero grossa rischiando di sfasciare una famiglia e quindi gli affari.
E poi c'era qualcosa che non andava nel suo sguardo, ne era certo. Lo guardava in modo... strano. Scacciò quei pensieri e si mise a guidare nel pieno della notte fino all'indirizzo dettato dall'amico di Nico, il quale non si chiese neanche chi fosse perché era veramente troppo stanco di tutta quella situazione.

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