EPILOGO 2

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Epilogo 2Roberto stava seduto su una poltrona e le gambe stese sul lettino dove giaceva Diana, mentre leggeva un libro con la luce soffusa.
"Ti ho portato da bere." Disse Paco entrando nella camera e porgendogli una coca cola dalla lattina. "Grazie." disse sorridendogli.
"Secondo te si sveglierà mai?" domandò il ragazzino guardando la sorella.
"Non lo so, ragazzo mio. Non lo so." disse abbracciandolo e dandogli un bacio sulla tempia per consolarlo. Era stato un anno difficile per lui, aveva perso il padre, che sicuro non era un uomo modello ma era comunque una figura abbastanza importante per lui, e poi la sorella ridotta in quello stato.
"Ho paura, Robi." Confessò il ragazzino con la voce sonnolenta.
"Lo so, Paco. Adesso va', mettiti un po' lì e riposati." Disse l'ex guardia del corpo, dimessasi con il pieno appoggio da parte del signor Serrano, che si era preso cura della donna a quel letto e di suo fratello, trascurando sé stesso segno visibile dato dalla barba.
"È il tuo turno il letto."
"Non ti preoccupare." Gli sorrise il ragazzo accarezzandogli la testa. "Mi coricherò più tardi."
"Dici sempre così e poi non lo fai mai." Balbettò mentre si raggomitolava su sé stesso.
Roberto rimase sveglio per un altro po' a leggere; voleva essere pronto e lucido non appena lei si svegliava perciò dormiva poco e niente.
Scivolò tra le braccia di Morfeo e fece un sogno strano, un sogno dove qualcuno lo spinse e lo fece cadere.
La caduta libera lo fece svegliare prima di toccare il suolo. Si svegliò di soprassalto confuso, e per un momento fu convinto che la gamba della ragazza si fosse mosse.
Strabuzzò gli occhi per un paio di volte prima che potesse prendere coscienza di sé e allungare lo sguardo su di lei, per vedere come con molta fatica cercava di mettersi seduta.
Lui la aiutò e poi le sorrise.
"Ti sei svegliata."
"Quel barbone stile Al Qaeda è osceno." Commentò lei con falsa cattiveria facendo ridere il biondo.
"Sono sempre stata sveglia, a dire il vero." Confessò lei. "È come una brutta paralisi del sonno, tu sei sveglia, la tua mente e la tua coscienza sono un po' intorpiditi e come se a tratti sono qui e a tratti dormono. Ma senti tutto e... vedi tutto. Certo avessi visto questa barba non mi sarei mai svegliata." Continuò a punzecchiare.
"Vuoi mangiare qualcosa?" domandò il ragazzo sedendosi vicino a lei, afferrandole la mano.
Lei tornò seria. "Perché?" gli chiese.
"Perché sei ancora qui?"
Il ragazzo sospirò. "Non ho altro dove andare."
Lei accarezzò con il pollice la grande mano di lui.
"Se te ne andassi ora, non direi niente, perché io... non ho più niente e non voglio causare altra sofferenza in giro. Né tantomeno a te." Confessò con aria mesta.
Il biondo si avvicinò di più a lei. "Voglio stare qui. Con te."
"Roberto." Lo chiamò lei mettendosi diritta senza appoggiarsi. Il suo corpo era debole e rispondeva molto lentamente ai suoi comandi. "D'ora in poi... sei la persona più importante della mia vita." Aggiunse chiudendo gli occhi e avvicinando le labbra a quelle del biondo che la baciarono.
Lei accarezzò la guancia irsuta e poi si staccò rimettendosi con il dorso sullo schienale.
"Tu perché fai finta di dormire, peste?" domandò poi percependo che il fratello fosse sveglio.
"Perché siete così carini..." disse alzandosi. "Origliare è male educazione." Rimproverò la sorella sorridendogli. "Vieni qua." Fece poi mentre il ragazzo si avvicinava a lei sdraiandosi dall'altro lato.
La ragazza li strinse entrambi in un abbraccio, e li baciò tutte e due sulla fronte.

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