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* * ⋆Day two I can't help but think of you
Venerdì sera.
Erano passati giorni da quando Jungkook era arrivato nella classe di Taehyung vestito da duro con la sua giacca in pelle che sembrava tutto meno che calda per affrontare il freddo del settembre londinese, ma quell'aspetto da cattivo ragazzo proveniente dalla parte sud della città, era stato tradito dal suo dolce sorriso e dal modo carino in cui gli occhi diventavano due piccole fessure quando sorrideva. Non che avesse avuto modo di vederglielo fare spesso, ma quelle poche volte Taehyung le aveva viste tutte.
Aveva sorriso alla segretaria della scuola per ringraziarla della divisa, aveva sorriso alla professoressa di chimica quando si era complimentata con lui per le sue risposte durante le lezioni, aveva sorriso una volta in mensa mentre rispondeva ad un messaggio sul telefono e Taehyung si era chiesto chi potesse averlo fatto sorridere così tanto. Aveva anche sorriso dopo aver appellato il moro "bambolina" e al ragazzo si era attorcigliato lo stomaco e una fitta di calore gli si era diramata fino alla punta dei piedi; però, quel calore era subito svanito quando aveva incontrato gli occhi allarmati di Jungkook nel vedere l'autobus partire senza di lui e quello sguardo gli era parso troppo preoccupato per riguardare un mezzo andarsene. Sperò con tutto sé stesso che qualsiasi cosa avesse preoccupato il suo nuovo compagno di classe, non gli avesse causato problemi al rientro o magari doveva semplicemente andare al lavoro; eppure, quello sguardo non gli aveva ricordato la classica preoccupazione da "sarò in ritardo per il turno".
Lui e Jungkook avevano continuato a vedersi a scuola senza mai parlarsi, si guardavano però da lontano e distoglievano lo sguardo ogniqualvolta sentivano gli occhi dell'altro sulla pelle. Jungkook aveva un qualcosa che attirava Taehyung dritto nella sua tela, si sentiva come una stupida mosca attratta da quei filamenti sottili che l'avrebbero portata alla fine perché Jungkook era misterioso, emanava sensazione di pericolo che Taehyung non riusciva a decifrare ma che, nonostante le percepisse a fior di pelle, non gli impedivano di volersi avvicinare a lui.
Tuttavia, c'era da specificare che Taehyung era rimasto piacevolmente sorpreso e colpito dal fatto che Jungkook non si fosse fatto intimidire dalla nuova scuola, dai nuovi compagni e dalla presenza di Joe che hai suoi occhi era solo tutto fumo e niente arrosto.
Il suo migliore amico, in quei giorni, aveva continuato ad essere un coglione. Prendeva in giro Jungkook, lo sfotteva con le solite frasi idiote e Taehyung gli aveva ripetuto più volte di smetterla, ma erano tre contro uno e finché le battutine erano lontane dalle orecchie di Jungkook, poteva sopportarle. Eppure, il suo migliore amico non era mai stato così. O meglio, era la rappresentazione fatta finita del classico ragazzo ricco che non aveva mai dovuto muovere un dito per ottenere qualcosa nella vita, di conseguenza era arrogante e si riteneva spesso un gradino superiore agli altri, però non era mai stato maleducato e offensivo nei confronti di qualcuno; non che Taehyung avesse dovuto sudare per essere chi era, ma l'arroganza e la maleducazione erano due cose che in casa sua non erano ammesse. I suoi genitori si erano impegnati affinché crescesse in un ambiente ricco di opportunità e di valori e, nonostante non avesse avuto le stesse difficoltà che invece poteva avere vissuto Jungkook, sapeva che non doveva giudicare e criticare la vita di nessuno, che i successi e i risultati si ottenevano lavorando duramente proprio come aveva visto lottare i propri genitori al lavoro, i quali gestivano da anni la fornitura di attrezzature mediche in tutti gli ospedali della capitale.
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Come un fiocco di neve || TaeKook
FanfictionLondra, 2018. Jungkook e Taehyung hanno 18 anni e vivono in due parti opposte della città. Jungkook abita in una delle zone più malfamate della capitale inglese. La sua vita è lontana dall'essere definita semplice; vive con lo zio, vittima dell'alc...