Capitolo ventitreesimo

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I'm gonna smoke you up
I'mma smoke you

Taehyung non era tranquillo.

Jungkook si era alzato per rispondere ad una chiamata di quell'essere insignificante che avrebbe dovuto essere tutto ciò di più simile ad un genitore, ma che poi, non lo era e Taehyung sperava con tutto il cuore che non si azzardasse a dirgli niente, che non lo ferisse e che non osasse farlo tornare da loro in salone con gli occhi lucidi perché avrebbe preso la macchina e lo avrebbe disintegrato con le sue stesse mani.

Non calmo. Era tutto fuorché tranquillo ma cosa poteva fare? Lo avrebbe aspettato tornare e gli avrebbe lasciato i suoi spazi per parlarne. Magari non voleva farlo con Hae presente, magari voleva farlo solo con Gunner. Qualsiasi cosa avrebbe voluto, Taehyung gliel'avrebbe data.

Non appena Jungkook si chiuse nella camera di Gunner, si sedette sulla sedia dietro alla scrivania e rispose al telefono facendo un grande respiro. Non aveva voglia. Non voleva sentirlo, non gli voleva parlare perché stava così bene. Pensava fosse brutto da dire ma stava così bene senza di lui perché le settimane da Taehyung erano state belle, leggere e felici e lui non si sentiva così da fin troppo tempo.

"Oi, dimmi." Fu la prima cosa che disse

"Dove sei?"

"Da Gunner."

"Torni a dormire?"

"Non credo. Sono da Taehyung, te lo avevo detto."

"Quando pensi di tornare?"

"Boh, è un problema?"

"Non sei mai a casa."

"Vedrò come organizzarmi."

"Okay."

"Ciao" ma la chiamata si chiuse prima ancora che potesse sentire quelle parole.

Si lasciò cadere sul letto sbuffando senza forze. Lo prosciugavano le conversazione con lui e ogni volta, stava peggio della precedente. Gli occhi gli si fecero lucidi e Jungkook odiava quella reazione, detestava soffrire a causa sua ma non era solo quello. Gli dispiaceva essere trattato così da lui, dallo zio che aveva sempre ammirato, da colui che lo prendeva in braccio e lo faceva girare per proteggerlo dai mostri, da colui che avrebbe dovuto alleviargli un po' di dolore che invece ne era la causa più grande. Gli voleva bene e quella era la cosa che lo irritava ancora di più.

Era giusto voler bene ad un mostro?

Era giusto definirlo tale?

Era la sua famiglia, era tutto ciò che gli era rimasto. Era il collegamento di sangue che aveva con i suoi genitori.

Come un fiocco di neve || TaeKookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora