Capitolo diciottesimo

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"Standing there, you look at me
Understanding everything
Yeah, it's so fascinating
You patch up the blood and the cuts
But our blood got mixed up
So I guess we belong to each other"

Jungkook non credeva che si potesse stare meglio di quanto bene già non stesse con Taehyung; eppure, l'avergli raccontato tutte quelle cose del suo passato e del suo presente, lo avevano alleggerito. Aveva sempre saputo di poter essere sé stesso con lui ma ora, era come se ne avesse avuto la conferma. Si era aperto, si era reso vulnerabile ai suoi occhi e non era stato per niente facile ma l'ansia, le preoccupazioni e la paura ne erano valse la pena perché alla fine Taehyung non aveva deciso di scappare da lui e dalla sua vita complicata e la paura più grande per Jungkook, si era volatilizzata.

Erano le 02:00 del mattino quando, finalmente, aveva finito di lavorare. Nonostante l'orario, non era stanco ma era sicuramente annoiato. Aveva finito il libro che stava leggendo durante il turno e non aveva sentito granché Taehyung perché era occupato con i suoi amici, quindi non avrebbe nemmeno potuto chiamarlo per fare il ritorno assieme, cosa che facevano spesso perché il moro si sentiva più sicuro a sapere di essere in qualche modo con lui anche se non fisicamente. Aveva visto la zona dove abitava e lavorava Jungkook e no, avrebbe preferito andare a prenderlo tutte le sere piuttosto che farlo rientrare da solo e, nonostante Jungkook gli avesse più volte detto che non era necessario e di riposare se era tardi, non lo ascoltava mai e il corvino non ne era nemmeno sorpreso. Taehyung era così testardo ma Gunner non faceva altro che dirgli che era perché ci teneva davvero tanto a lui, o altrimenti se ne sarebbe fregato.

Nonostante Taehyung fosse occupato, Jungkook decise comunque di scrivergli per fargli sapere che aveva finito di lavorare e che in pochi minuti sarebbe tornato a casa. Alla fine si perse nei messaggi e iniziò a raccontargli la serata, gli disse che Gunner era dalla sua attuale ragazza – della quale aveva scoperto il nome poco fa – e lo avvisò una volta arrivato a casa. Notò che le luci erano tutte spente, segno che suo zio molto probabilmente era già a dormire o, semplicemente, era fuori casa.

Perciò, senza troppa paura e agitazione, ripose il telefono nella tasca dei pantaloni e, una volta superato il piccolo cancelletto d'ingresso, inserì le chiavi nella toppa e aprì la porta. Gli mancava un sacco entrare in casa e sentire il profumo della cucina di sua mamma, ora sostituito da un forte odore di chiuso che avrebbe fatto a meno di annusare.

Non appena varcò la porta, uno strano silenzio lo circondò. Non era il classico silenzio da casa vuota ma era come se ci fosse qualcuno. Era sicuro di non essere da solo in quella stanza e mentre aveva il cuore che batteva all'impazzata perché chi mai poteva esserci nel suo salotto al buio, cercò disperatamente con la mano destra l'interruttore della luce sul muro. Era accanto alla porta, poco vicino alla grande credenza, poteva farcela. Quando le dita sfiorarono la plastica fredda, un singhiozzo soffocato riempì la stanza.

Come un fiocco di neve || TaeKookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora