Capitolo trentesimo

507 39 45
                                    

✷        ·  ˚ *

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

✷        ·
  ˚ * .
     *   * ⋆   .
·    ⋆     ˚ ˚    ✦
  ⋆ ·   *
     ⋆ ✧    ·   ✧ ✵
  · ✵ ✷        ·
  ˚ * .
     *   * ⋆   .

"tell me am I gonna heal again."

Jungkook si sentiva in colpa. Avrebbe tanto voluto che la casa scoppiasse e lo trascinasse via con sé. Avrebbe tanto voluto tornare indietro, scendere quelle scale e stringere forte Taehyung, scusarsi, baciarlo e chiedergli perdono perché non intendeva quello che aveva detto. Non tutto almeno.

Si era sentito davvero mancare l'aria. I ricordi lo stavano davvero schiacciando e i pensieri negativi avevano preso il sopravvento, ma non era stata colpa di Taehyung. I pensieri erano iniziati ben prima con la storia dell'università e si erano solo intensificati nel corso dei giorni, si erano impilati fino a diventare montagne per cui Jungkook non vedeva più e che sembravano pronte a cadergli addosso.

Non pensava davvero quelle cose. Non credeva che tutto ciò fosse stato vano. Aveva apprezzato i suoi sforzi. L'albero di Natale, gli addobbi, le ricette pensate nei minimi dettagli, i film. Adorava tutto ciò perché nessuno si era mai preso a cuore Jungkook cosi, nessuno lo aveva mai amato cosi tanto.

Non credeva davvero che Taehyung lo vedesse come un caso pietoso, come qualcuno di bisognoso. Glielo aveva spiegato più volte ma Jungkook stesso non le avevo mai pensato. Mai, nemmeno per un secondo.

Si chiuse nella loro stanza e si sdraiò sul letto. Al centro di esso più precisamente, dove c'era il loro unico cuscino perché gli altri erano finiti a terra. Si girò su di esso e lo baciò. Annusò dove stava solitamente Taehyung e sentì il profumo scaldargli l'anima. Gli venne da piangere e lo fece, non si frenò nonostante si fosse ripromesso di non farlo almeno durante le vacanze perché voleva fossero differenti. Forse aveva però bisogno di farlo, di buttare fuori tutto, di sentirsi libero e leggero per un secondo per poi scendere da Taehyung e parlargli.

Era stato uno stronzo con l'unica persona che lo amava davvero, che voleva solo il suo bene.

Si asciugò le lacrime, si alzò dal letto e scese a cercare Taehyung perché non c'era tempo per piangersi addosso. Doveva farsi perdonare e doveva lottare.

Taehyung si era chiuso nella libreria della casa. Il corvino bussò una volta, due ma non ottenne risposta. Era passata un'ora, Taehyung poteva essere anche uscito ma le sue ciabatte erano fuori dalla stanza, dettaglio per cui si auto-maledisse.

"Lo so che sei qua dentro, Tae. Ci sono le ciabatte."

Sentì un rumore oltre la porta e, per un secondo, pensò venisse ad aprirgli ma così non fu. Taehyung stava sistemando delle cose oltre la superficie lignea "Ti sto lasciando spazio, è quello che hai chiesto e lo stai avendo. Non sono venuto a cercarti e non cercarmi nemmeno tu. Non sono un caso pietoso a cui servono attenzioni. Passa oltre, ci sono tante stanze."

Come un fiocco di neve || TaeKookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora