✷ ·
˚ * .
* * ⋆ .
· ⋆ ˚ ˚ ✦
⋆ · *
⋆ ✧ · ✧ ✵
· ✵ ✷ ·
˚ * .
* * ⋆ .I feel like we're forever, every time we get together
Jungkook voleva solamente tornare a casa. Lui non vedeva l'ora che scoccasse la mezzanotte sull'orologio appeso dietro al bancone per poter tornare a casa e rintanarsi sotto alle coperte fino al mattino dopo. Aveva passato le ultime due ore a ripulire il casino commesso dal suo compagno di classe e poi si era rimesso al lavoro come se niente fosse, ma la verità era che la sua mano dietro al bancone non aveva mai lasciato andare il coltellino che aveva stretto, più per difendersi che per attaccare e quel senso di terrore non lo aveva mai abbandonato.
Aveva trascorso quelle ore con il terrore che potessero tornare indietro e finire il lavoro che avevano iniziato, magari lo avrebbero aspettato fuori dal negozio a fine turno ma poi pensò che fra di loro c'era Taehyung e lui non glielo avrebbe mai permesso. Proprio lui che aveva pagato di tasca propria il danno del suo amico, lui che aveva stretto la sua mano come a volergli infondere tranquillità e serenità, per quanto in quella serata ce ne fosse stata davvero poca; però la sensazione di nausea che lo accompagnava nella consapevolezza che proprio il moro lo avesse visto in quelle condizioni, non lo stava lasciando da solo nemmeno un secondo.
In quelle due ore avrebbe tanto voluto scrivergli per sapere come stesse, se le cose fossero degenerate per lui una volta parlato con Joe o se avesse fatto completamente finta di nulla e per chiedergli di tenergli compagnia perché stava morendo dalla paura e glielo avrebbe confessato senza troppi problemi perché tanto, la sua mano tremante l'aveva ormai stretta, ma l'incertezza che Taehyung non volesse parlargli più, era tanta perché magari, dopo aver minacciato il suo migliore amico con un coltello, non aveva più voglia di avere niente a che fare con lui.
Proprio lui che tanto odiava la violenza si era comportato come chi più al mondo lo aveva ferito.
Però Joe era stato chiaro. Quella bottiglia gli serviva per sballarsi con i suoi amici e ora che non l'avevano più, erano sicuramente andati a comprarne una altrove. E quello, era un altro possibile modo in cui la serata poteva essere andata per Taehyung. Forse, il più probabile.
Alla fine non scrisse nulla al ragazzo, non sapeva nemmeno come poter iniziare la conversazione e quando finalmente fu mezzanotte, recuperò le sue cose e uscì dal negozio, chiudendo la serratura e abbassando la saracinesca. Sperando di lasciarsi alle spalle ogni singolo secondo di quella serata.
Il freddo, fuori, iniziava a farsi sentire e la sua misera giacca in pelle cominciava a non essere più abbastanza. Si strinse però in quella e si incamminò verso destra. Odiava rientrare da solo, soprattutto dopo delle brutte serate come quella. Quando ci fu l'accaduto delle precedenti rapine, Jungkook aveva subito chiamato il suo migliore amico che era corso da lui a tenergli compagnia ma Gunner aveva un appuntamento e non sarebbe stato di certo lui a disturbarlo.
STAI LEGGENDO
Come un fiocco di neve || TaeKook
FanfictionLondra, 2018. Jungkook e Taehyung hanno 18 anni e vivono in due parti opposte della città. Jungkook abita in una delle zone più malfamate della capitale inglese. La sua vita è lontana dall'essere definita semplice; vive con lo zio, vittima dell'alc...