Capitolo ventottesimo

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But you fit me better than my favorite sweater

Erano passate due settimane da quel sabato sera speciale e Jungkook aveva trascorso le serate fra casa sua e casa di Taehyung che lo aspettava sempre quando rientrava dal lavoro, indipendentemente che fossero assieme o meno e ogni volta che Jungkook rientrava, si infilava sotto alle coperte e prima che il moro potesse rotolare fra le sue braccia, lo abbracciava e gli lasciava un bacio sulla fronte.

La domenica successiva, proprio dopo l'ora di cena, Jungkook era dovuto uscire con il papà di Taehyung per andare alla mostra d'arte a cui era stato invitato qualche settimana prima. Era agitato, terribilmente agitato perché sarebbero stati solo loro due e, nonostante avesse cenato diverse volte a casa del suo ragazzo, non aveva mai trascorso del tempo solo con lui e la paura di non sapere cosa dire, di non avere niente di interessante e inerente alla giornata di cui parlare, lo uccideva dentro ma Taehyung si era premurato di tranquillizzarlo mentre erano ancora a letto abbracciati a guardare l'ennesima puntata di Grey's Anatomy. Amava alla follia venire stretto fra le braccia di Jungkook che non lo lasciava andare per nessuna ragione al mondo. Si era voltato fra di esse e aveva stretto le sue mani fra le guance "Non c'è nessun motivo al mondo per cui tu debba dire una cosa fuori contesto e anche se dovesse succedere, amen. È mio padre ed è probabile che dica cose fuori contesto lui stesso. Andrà tutto bene, ne sono convinto."

"E se non fosse così?"

"Mi scrivi un messaggio e corro da te."

Jungkook aveva riso contro al suo petto "Ora che ti scrivo si è insospettito."

"Mandami solo un'emoji. Tipo codice segreto e io arrivo. Facciamo le ciliegie."

"Ciliegie?"

"E quando le usi in un contesto normale? Mi verrebbero dubbi se tu mi mandassi delle ciliegie." E Jungkook aveva alzato un sopracciglio, lo aveva baciato, toccato e si era lasciato toccare ancora una volta in quella giornata, facendogli capire che quell'emoji poteva non essere così anormale da ricevere ma poi Taehyung lo aveva davvero tranquillizzato accoccolandosi contro al suo petto e carezzandogli il viso di tanto in tanto, dicendogli che tutto sarebbe andato bene. E difatti così fu. Jungkook si era divertito un sacco quella sera. La mostra si era tenuta in una delle sale della National Gallery e lui non vi era mai stato prima, il che poteva sembrare assurdo perché l'arte era la sua passione e abitava nella stessa città dove vi era il museo ma non aveva mai avuto il tempo di andarci. Dopo aver solamente intravisto le infinite sale che avevano, aveva deciso che ci sarebbe tornato con Taehyung. Avevano riso e scherzato per tutta la sera commentando quadri e pittori e Jungkook si era sentito leggero per tutto il tempo. Era bello avere qualcuno con cui condividere una passione così grande per lui, un qualcuno che capisse il suo entusiasmo e che lo condividesse. Parlarono anche di università ma egli non accennò alle reali motivazioni che stavano dietro alla sua seconda scelta, fermamente convinto che il padre di Taehyung non dovesse sapere tutto. Lo sostenne però per entrambe, chiedendogli il permesso per dargli un consiglio e dicendogli che, essendo un qualcosa che avrebbe ipoteticamente fatto per tutta la vita, gli raccomandava di scegliere quella che in fondo gli avrebbe portato felicità e Jungkook fece tesoro di quelle parole.

Come un fiocco di neve || TaeKookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora