Capitolo trentatreesimo

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"I cannot stop breathing."

La felicità e la serenità che Jungkook aveva provato qualche settimana prima, durante il giorno di San Valentino, era svanita nel momento esatto in cui era tornato alla vita di tutti i giorni, non appena l'emozione di festeggiare la festività per la prima volta assieme al suo ragazzo era diventata solamente un piacevole ricordo e la consapevolezza che avrebbe dovuto affrontare tutto ciò che aveva messo in pausa, si fece imponente.

Erano passate due settimane da quel giorno, era quasi marzo e la primavera si stava avvicinando. Le giornate erano più luminose e meno fredde e i fiori stavano iniziando a sbocciare.  Taehyung gli aveva proposto più volte di uscire con i suoi amici al parco ma Jungkook aveva sempre rifiutato ed era capitato venisse spontaneo anche al moro di farlo perché non se la sentiva di lasciarlo da solo. Jungkook non lo aveva mai lasciato quando soffriva, ma stare al fianco del corvino che non voleva nessun aiuto, non era facile. Jungkook non era mai stato abituato ad esprimere e a condividere le sue emozioni con nessuno, soprattutto da quando i suoi genitori era deceduti dove lui aveva dovuto rimboccarsi le maniche e imparare a gestire le emozioni in solitaria e quando ormai era arrivato Gunner nella sua vita, era stato difficile cambiare un'abitudine ormai radicata nelle sue vene. Taehyung non lo aveva mai sentito lamentarsi di cose importanti o anche solo raccontargli che qualcosa lo tormentava e aveva sempre avuto la paura che fosse qualcosa di più ad un semplice non voler aiuto.

Col passare dei giorni dal weekend che avevano passato assieme, Jungkook era diventato sempre più cupo. Dopo le lezioni, passava gran parte delle giornate sul divano a scrivere e a disegnare schizzi sul dipinto che avrebbe dovuto presentare a settembre. Aveva preso persino dieci giorni di ferie dal lavoro. Lui che non lo aveva mai fatto senza preavviso perché detestava lasciare gli altri nei casini. Eppure lo aveva fatto non appena rientrati dal weekend all'aperto, senza preavviso e senza dirlo a Taehyung, probabilmente consapevole che si sarebbe insospettito. E aveva ragione perché lo aveva trovato un comportamento strano da parte sua. Lo aveva trovato sul divano al rientro da una passeggiata con Cleo, in un orario in cui avrebbe dovuto essere al lavoro.

"Baby, non pensavo di trovarti qui."

"Uhm, sì. Sono a casa dieci giorni."

"Ah... stai bene?"

"Tutto a posto."

"Sai che se hai bisogno..."

"È tutto okay, Tae."

Non avevano aggiunto altro a quel discorso. Jungkook era tornato sui suoi appunti e Taehyung era andato a letto. C'era rimasto male e non perché si sentisse escluso dal dolore di Jungkook perché era suo e non gli riguardava come lo gestisse e se lui fosse contemplato nella gestione di esso, ma la sensazione di impotenza che provava nel non poterlo aiutare era ciò che lo feriva di più. Si era accoccolato al centro del letto con la testa sul loro unico cuscino, era stato sveglio finché aveva potuto, si era sforzato tanto per non crollare nel sonno e proprio quando pensava che non avrebbe potuto resistere un secondo di più, uno spiraglio di luce aveva illuminato la stanza, il letto si era leggermente piegato sotto di lui, un profumo inconfondibile lo aveva avvolto e due braccia lo avevano stretto forte in vita, facendogli dimenticare ogni cosa.

Come un fiocco di neve || TaeKookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora