AVRIL'S POV
Aprii pian piano gli occhi e guardai fisso davanti a me.
Nel letto Tom non c'era; io ero avvolta tra le coperte disordinate e sembravo un lombrico.
Mi voltai dall'altra parte avvolgendomi meglio.
Ero stanca, e mi facevano un po' mal le gambe..D'improvviso mi ricordai.
Mi sedetti di scatto. Alzai la coperta e guardai sotto. Non ero nuda.
Che avessi sognato tutto? No, non era possibile, i vestiti erano diversi da quelli di ieri sera.
Era accaduto davvero. Non riuscivo a concepire quella idea.
La mia mente quella sera era confusa e non ragionava, era inebriata dall'alcol e da altre sensazioni stranamente piacevoli a cui mi faceva schifo pensare.
Ed era stato Tom a rivestirmi, per forza.
Scesi in cucina per mangiare qualcosa e cercare di non pensarci. Ma era impossibile.Ero tutta rossa e rigida.
E, ovviamente, in cucina c'erano proprio Bill e Tom.
Cercai di ignorarli per quanto fosse possibile.
Bill aveva preparato dei tost con la marmellata e del latte caldo da bere, così mi sedetti e cercai di finire la mia porzione in fretta.
"Ehi, ciao, Avril!" mi salutò Bill sorridente "Spero vado tutto bene ora"
"Mh-mh" risposi evitando di guardarlo"Addison è finita all'ospedale.
Ho chiamato io con un numero anonimo. I dottori hanno detto che riporta danni cerebrali non troppo importanti, ma che non ricorderà nulla di quello che è successo" spiegò "Il che in effetti è un bene, rischiavamo la denuncia e magari pure l'arresto"
Mi ricordai in quel momento di ciò che era successo in discoteca.
La faccia e il corpo martoriato di Addison mi invase la mente, per un attimo mi si fermò il cuore.
"Si riprenderà" commentai solo."Sembri un po' fredda" notò Bill.
"Nah, è solo che ho sonno" mentii.
Buttai giù velocemente gli ultimi sorsi di latte e l'ultimo boccone di pane alla marmellata d'arancia, poi mi alzai e dissi: "Vado un attimo in camera a chiamare mia madre per sentire come sta e parlarle un po".Salii velocemente e mi buttai sul letto un momento, poi mi rialzai e cercai il telefono nel comodino che avevo in comune con Tom.
In un cassetto trovai dei preservativi.Lo richiusi senza pensarci e mi schiacciai un dito.
Dopo aver buttato giù 3 santi in un colpo solo, tornai a cercare e finalmente trovai quel maledetto telefono.Composi il numero in fretta e mentre lo scrivevo, nella rubrica vidi quello di Addison.
"Mi perseguita" pensai amaramente. Completai il numero e chiamai.Dopo un paio di tentativi, sentii la voce di mia madre riuscire a rispondere.
"Tesoro, ciao!! Che piacere sentirti, davvero! Come va? Stai facendo amici, ti stai divertento? Stai studiando? E con Tom, come va? Ma specialmente, come va con le tue canzoni??" mi tempestò di domande."Aiuto, mamma, con calma" ridacchiai. Ero grata della sua premura e preoccupazione verso di me. Ovviamente non risposi del tutto onestamente a ogni domanda, non volevo preoccuparla.
"Scusa se all'inizio non ti ho risposto, ma oggi qui alla clinica è un giorno pesante" disse "..come ogni giorno, da un po' di tempo ormai" aggiunse più a bassa voce.
"Se sei stressata, prenditi una pausa, neh? Mi raccomando" mi premurai di dirle. Avolte si scordava di queste cose "scontate", perchè per lei non lo erano. Era abituata a una vita dura dedicata al lavoro.
"Non preoccuparti, sto da Dio!" esclamò.Ma sapevo che mentiva.
"Non mi hai ancora detto della scuola e come va con Tom, c'e qualche problema per caso??" chiese paranoica.
"Nono, tranquilla" esclamai "Per quanto riguarda la scuola, sto aspettando di essere accettata dalla preside, mentre con Tom" mi bloccai un attimo e arrossii "Tutto come sempre"
"Cioè bene, spero"
"Sì, benissimo"
Parlammo ancora un po' del più e del meno.
Ma ogni volta che le chiedevo come andasse col lavoro, la casa, o non rispondeva o dava mezze risposte fin troppo brevi.
Probabilmente stava faticando troppo, constatai.
"Dei guadagni che otterrò, ne manderò una buona metà a mia mamma, li merita più di me" decisi nel pensiero.
"Ora ti devo per forza lasciare, cercherò di richiamarti quando posso, magari stasera sul tardi-"
"Non farti ansia" la interruppi.
Immaginavo il suo sorriso dolce dall'altra parte del telefono, prima di salutarmi e riattaccare.Sospirai e rimisi a posto il telefono.
"Ma buongiorno" mi salutò sarcastico Tom.
Arrossii e mi voltai verso di lui.
"Sei rigida, ti ho fatto un po' male ieri per caso?"
"N-No!" sbottai giocando con la cerniera della felpa che mi aveva messo lui."Quando uso solo le dita di solito non faccio male, ma essendo la tua prima volta volevo chiederti"
Inspirai. "Ero ubriaca e-"
"Ah beh lo so" fece lui stringendosi nelle spalle come nulla fosse."Ad ogni, modo non sembra che tu abbia voglia di parlarne, quindi lascerò stare l'argomento".
Rimasi lì mezza impalata.
Tom venne avanti lentamente e mi guardò dall'alto.
Fece scorrere una mano dietro il mio orecchio e mi alzò il viso, poi si chinò e mi baciò delicatamente.
Provai le strane sensazioni di ieri sera, un estremo calore e farfalle nello stomaco.
Le scacciai via immediatamente.Tom si allontanò piano.
Mi sorrise.
"Ecco fatto. E via tutto l'imbarazzo" disse solo, poi uscì dalla stanza.
Rimasi lì un attimo; rifeci il letto e misi a posto i vestiti miei di ieri, poi presi una decisione.
Un po' strana, e probabilmente insensata, ma ero convinta.
Deglutii mentre riscendevo in cucina e dicevo che andavo a fare un giro per il paese.
Ma non era vero.Avevo intenzione di andare all'ospedale, da Addison.
Presi lo skate e partii, cercando di rimanere calma.
Non solo avrei rivisto quella falsa e ricordato tutto ciò che le avevo fatto, ma avrei dovuto combattere la mia ansia degli ospedali e dottori.
Beh, ovviamente non l'avevo perdonata per ciò che aveva fatto, ma i sensi di colpa era come se mi perseguitassero.
Perchè sapevo di avere esagerato.Ero troppo giusta per non prendermi le mie responsabilità.
Appena vidi quell'enorme edificio davanti a me, mi si strinse lo stomaco, ma mi feci forza ed entrai.
Mi informai su dove si trovasse Addison, mentendo un po' riguardo a chi fossi, e seguii le indicazioni della tipa alla reception.Passai attraverso corridoi tortuosi che puzzavano di medicine, salii rampe di scale e più volte incrociai dottori e infermieri.
Tutta quell'atmosfera mi opprimeva e mi metteva un forte disagio addosso,ma resistetti.
Appena arrivata alla porta della stanza di Addison, mi fermai.
Tra poco l'avrei vista.
Come sarebbe stata? Piena di botte e lividi come l'ultima volta? E mi avrebbe parlato, che avrebbe fatto?
C'era solo un modo per scoprirlo.
Abbassai la maniglia e sbirciai dentro.
Vidi subito il suo lettino, con lei sdraiata dentro.
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YOU KNOW ME -tom kaulitz
RomanceLa storia parla di Avril,una giovane cantante dei 2000 che per cercare di avere più popolarità cercherà "l'aiuto" di una band tedesca ,i tokio hotel,i quali verranno convinti dal chitarrista,Tom Kaulitz,ad aiutarla. Il ragazzo inizierà ad affeziona...