XV

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AVRIL'S POV
Osservai il viso di mia madre, per cercare di capire cosa pensasse, ma era indecifrabile. Non sembrava troppo sconvolta.
Guardai Tom con la coda dell'occhio, anche lui come me aspettava una reazione da parte sua.
"Vuoi andare in Germania, eh?" disse, la voce un po' triste "Ormai sei abbastanza grande, puoi prendere le tue decisioni, non sta a me impedirtelo. Là ci sarà pure tuo padre, mi fido".
La guardai stupita. Non me l'aspettavo proprio.
"Potrai creare un qualcosa di tuo, là" continuò "Se sarai felice, vai". Mi rivolse un sorriso, nascondeva molta tristezza.
L'avvolsi in un abbraccio, trattenendo le lacrime.
Mi sentivo così in colpa per lei.
Credeva in me, così tanto da lasciarmi la libertà di scegliere e rifarmi una vita.
Mi allontanai piano, non riuscivo a reggere il suo sguardo.
"Quindi, questa sarà come una vostra ultima festa" si intromise Tom, interrompendo il silenzio "godetevela fino alla fine".
Non sapevo bene cosa intendesse, finchè in qualche modo non riuscì a riportare l'atmosfera di poco prima e abbiamo ripreso a parlare e mangiare gli avanzi.
Era come se la breve conversazione di poco fa non fosse mai avvenuta.
Passò ancora un po' di tempo, poi Tom se ne tornò all'appartamento e sia io che mia madre sistemammo e andammo a dormire.
Che emozione! La Germania mi aspetta! Era come se fosse così vicina..

-Il giorno dopo -

Mia madre mi prestò dei soldi. Non glieli avevo assolutamente chiesti, lo giuro, mi disse solamente di usarli per ciò che mi sarebbe servito per il viaggio in Germania. E io li ho accettati.
Andai in un centro commerciale, mi servivano vestiti nuovi.
Poi sarei passata nel negozio di strumenti musicali. Mi servivano alcune cose per la mia chitarra.
Comprai specialmente dei top lunghi, li trovo un sacco comodi, e dei jeans.
Stavo dirigendomi al negozio di musica, quando passai davanti a uno in cui vendevano dei trucchi. Decisi di farci un giro, e alla fine ne uscii con una nuova palette, alcune matite e gloss.
Poi comprai degli oggetti che servivano per tenere curate le chitarre, e delle corde di riserva, in caso si fossero rotte.
Trascorsi nel centro commerciale circa 1h e mezza, ma ne uscii soddisfatta.
A casa, avrei preparato subito la valigia, e poi... magari sarei passata da Tom.
Partii con lo skate, era difficile rimanere in equilibrio con delle borse in mano, e rischiai di cadere varie volte.

Passai per Rother Park ed entrai nelle viette.
Svoltai nella via che percorrevo solitamente (era piccola e abbastanza vuota, non ci passava praticamente mai nessuno) quando vidi qualcuno a terra, in una leggera penombra.

Per la precisione, era stravaccato al suolo con le scapole e la testa apppoggiate al muro di un piccolo edificio.
Se ne stava in una posizione scomposta, sembrava quasi morto.
Mi avvicinai poco a lui chiedndogli se stesse bene, e dato che non rispondeva avanzai ancora.
Pian piano sbucò dalla penombra e lo potei vedere in volto.
"Steve!" esclamai; corsi verso di lui e mi accovacciai accanto al suo stomaco.
Aveva dei lividi sul volto e probabilmente pure sul resto del corpo.
Che era successo? Chi era stato? E... Perchè??

Iniziai a chiamarlo; gli misi un dito sotto il naso e sentii il respiro flebile.
Preoccupata, lo scossi per le spalle, ma sembrava proprio svenuto. Non avevo il telefono, non potevo chiamare nessuno.
Mi guardai intorno, impanicata, ma vidi solo la mia roba e delle bottiglie di birra a terra, distrutte.
Gli toccacciai il viso, ed oltre a essere sudato fradicio, era gonfio per le botte.
Gli tastai pure busto e braccia; tutto un gonfiore unico.
In ansia, lo scossi ancora tanto da fargli sbattere la testa contro il muro (come se causargli un trauma cranico aiutasse).

Toccai il petto per cercare di sentire se il cuore batteva ancora.
In quel momento, improvvisamente, Steve mi afferrò il polso. Si era risvegliato.
"Steve, ma che è success-"
Lui mi tirò verso di sè.
"Oh, avril.." disse, alitandomi in faccia un odore di alcol insopportabile. Ecco spiegate le bottiglie di birra a terra.
"Si, sono io.. Lasciami andare ora" dissi, cercando di staccarmi e strattonando il polso. Ma la sua presa era salda.

Cercò di rialzarsi, e io lo aiutai. S'appoggiò alla mia spalla e si mise in piedi, in una posizione bene o male stabile, il tutto tenendomi attaccata a lui.
Cercai di staccarmi almeno un po' ma lui non me lo permetteva.
Mi mollò il polso e mi infilò la mano nei capelli.
Ok, era ubriaco marcio.
E ora stava iniziando a inquietarmi.
"Steve-"
Mi si appoggiò addosso e la mano che prima stava sulla mia spalla scese e mi tastò i fianchi.
Ora sì che mi inquietava.

Cercai di staccarmelo di dosso, me lui mi abbracciò mentre con entrambe le mani mi toccava il busto.
"Staccati!" esclamai, ma lui fece l'esatto contrario, schiacciandomi di più contro di sè. Il suo odore acre di fumo e alcol mi riemì le narici.
Era così ubriaco che non mi riconosceva più.
Si chinò fino al mio collo e lo morse.
Panico.
Iniziai a dimenarmi, ma la sua presa era salda.
Sentii una mano scorrermi lungo la schiena, sotto la mia maglietta.
Un'altra mi accarezzava la coscia, poi strisciò su verso l'orlo dei pantaloni per infilarcisi.
Urlai, con tutto il fiato che avevo in gola, cercai in tutti i modi di farmi sentire da qualcuno, ma sembrava che la via fosse proprio vuota.

"Zitta, non ho finito di giocare con te" mi sussurrò nell'orecchio, per poi riappiccicare le labbra al mio collo.
Non lo riconoscevo più.
La mano che era sulla schiena ora era sulle mie scapole, mi stava alzando tutta la maglietta.
Quella sulla coscia andò dietro e mi palpò.

TOM'S POV
Era una bella giornata, e decisi di farmi una sana passeggiata. Non avevo nulla da fare, quindi perchè no?
Mi diressi a Rother Park, come al solito, ma poi pensai: perchè non fare una visita alla Biondina?
L'idea mi piaceva, ed ero sicuro sarebbe piaciuta pure a lei.
Così attraversai il parco e passai tra le vie periferiche, percorrendo la solita strada.
Fino a che non sentii delle urla. Inizialmente non capivo, poi riconobbi la voce: Avril!
Corsi, quasi caddi a terra, e arrivai al punto dove arrivavano le sue grida.
La vidi tra le braccia di un uomo, lo stesso che avevo visto ieri, in effetti, che la baciava e toccava.

"Tom!" urlò non appena mi vide.
Mi avvicinai e strattonai con violenza l'uomo dal colletto di quella camicia malridotta. Puzzava di alcol in una maniera impressionante.
Riuscii in qualche modo a liberare Avril dalla sua presa.
Penso in quel momento di avergli lanciato contro i peggio insulti. Tutti meritati.
Gli mollai un veloce pugno nello stomaco e lo lasciai lì a terra.
Poi mi voltai verso, la Biondina.
La scrutai in faccia.
Era traumatizzata.

YOU KNOW ME -tom kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora