AVRIL'S POV
Aspettammo ancora un po' prima di raggiungere l'aereo.
Mi stavo avviando insieme a loro quando Tom mi disse: "Avril, ti conviene non farti vedere con noi...per i paparazzi"
Ero un po' confusa, non vedevo il problema ma decisi di ascoltarlo.
"Ah, non potrai sederti con noi perchè avremo dei posti 'privati' diciamo. Questo è il tuo biglietto e qui c'è scritto il tuo posto" aggiunse, prima di allontanarsi.
In effetti poco dopo vidi delle ragazze che si avvicinavano a loro e li accerchiavano, ma il bodyguard le teneva distanti.
Ad ogni modo, salii sull'aereo e andai al mio posto. Era accanto al finestrino.
Accanto a me il sedile era ancora vuoto. Sperai non ci si sedesse nessuno.
Tirai fuori il mio MP3 e degli auricolari e iniziai ad ascoltare un po' di musica.Sfortunatamente dopo un po' mi si sedette accanto una ragazza che doveva avere bene o male la mia stessa età. Mi salutò sorridente e una volta seduta iniziò a leggere un libro.
Aveva capelli lunghi, lisci e castani, occhi scuri, un fisico a clessidra stupendo e indossava un top senza spallini con degli stivali che arrivavano al ginocchio e una minigonna (davvero mini); neri.Decisi di ignorarla e guardai fuori dal finestrino, con la musica sparata nelle orecchie.
Il volo sarebbe durato 3h, se non ricordavo male.
A volte lanciavo delle occhiate alla tipa, ma lei era tutta concentrata sulla sua lettura. Ero riuscita a sbirciare alcune brevi frasi di ciò che leggeva, sembrava una love story, una di quelle noiose che finiscono di merda.
A un certo punto tirò fuori matita e taqquino da una borsetta e iniziò a fare lo schizzo di alcuni personaggi.Ammisi che disegnava bene.
La guardai mentre continuava.
Poi alzò lo sguardo e mi notò, così mi voltai. Figura di schifo come al solito.
"Scusa, per caso hai una forcina o una molletta da prestarmi?" mi chiese poco dopo. "È che disegnando mi vanno i capelli in faccia, poi te le ridò subito"
Sembrava gentile. Le passai un paio di forcine che avevo con me, e poi continuò il suo disegno.
"Sei... brava a disegnare" aggiunsi.
Mi sorrise senza imbarazzo e mi chiese se mi interessasse vedere altri suoi disegni. Onestamente non poteva fregarmene di meno, ma visto che non sapevo come rifiutare accettai la proposta.
Lei me li illustrò estroversamente, cosa che un po' mi stupì perchè mi aveva dato l'idea di essere una ragazza introversa.
Invece era il contrario.
"Ti va di conoscerci?" domandò
"Umh d'accordo-"
"Inizio io, mi chiamo Addison, ho 16 anni e vivo in un paesino vicino a Cardiff; le mie passioni penso le avrai già intuite"
Iniziò poi a parlare come se fossimo già amiche, faceva domande, raccontava; non riuscivo a stare al suo passo.- un po' dopo -
Scesa dall'aereo rimasi con Addison.
Non era la prima volta che veniva a Berlino, e mi spiegò dove ritirare i bagagli, visto che da sola avrei combinato disastri.
Poi cercai di individuare Tom. Lo vidi in mezzo a una marea di persone che schiamazzavano come oche. Forse era meglio stare lontani.
"Che guardi?" mi chiese Addison "Ma che sta succedendo là un fondo?"
"Sono dei fan che sommergono quei tipi, devono esser famosi" risposi evasiva. Non volevo farle capire di conoscerli.
"Ah si, sono una band tedesca abbastanza famosa.. e se non sbaglio, avevano fatto un concerto proprio a Cardiff"
"Li conosci?"
"Si, ma non sono una loro fan. E tu?"
"Mmh non mi pare" mentii.
"Certo che d'aspetto non sono male" commentò.
Cercai di non ingelosirmi."Mi sa che dobbiamo separarci-"
"Aspetta aspetta, ti do il mio numero" strappò un pezzo di carta, scrisse velocemente e me lo passò. "Se vuoi chiamarmi ci sono sempre!" e poi si allontanò.
Rimasi lì impalata ad aspettare che Tom riuscisse a venire, perchè non avevo la minima idea di dove andare.
Ma dubitavo che si sarebbe liberato dei paparazzi in fretta.
Così decisi di seguire Addison, che si stava allontanando."Questa è la piazza!" esclamò allargando le braccia.
Mi guardai intorno. Vedevo negozi, palazzi, persone chiacchierare, insomma una normale città.
Visto che avevo freddo (il clima era diverso da quello a Cardiff, e non mi ero messa nulla di un po' più pesante) Addison mi portò a un piccolo negozio d'abbigliamento dove mi comprai un maglioncino largo.
"Ma tu non hai freddo?" le chiesi.
"Nah, ho raramente freddo, di solito o ho caldo o sto abbastanza bene" rispose.Passeggiammo un po', poi mi chiese: "Ti va di venire a casa mia? O hai altri piani?"
Non sapevo bene che rispondere, perchè si, avevo un piano, ma al momento non potevo attuarlo.
"Vengo volentieri!"
Prendemmo la metro e arrivammo vicino ai "confini" della città.La zia di Addison abitava in una casetta moderna e abbastanza spaziosa. Al momento non era a casa, ma fortunatamente la mia amica aveva una copia delle chiavi.
Lei si offrì di fare degli waffles pre-cucinati per merenda e ovviamente accettai.
Ci sedemmo sul divano e parlammo.
"In teoria dovrei andare a casa di una persona di che vive qui in città" spiegai evitando di dire che era Tom "ma ora è impegnato, perciò ci incontreremo dopo"
"Mia zia invece sarà al lavoro. Lei di solito fa dei "disegni" per marche e agenzie, non mi viene il nome del tipo di lavoro che fa" brontolò. Non avevo capito di che si trattasse perciò non commentai.
"E poi... qui a berlino vive mio papà, è da un bel po' che non lo vedo" aggiunsi "non vedo l'ora di incontrarlo, se solo sapessi dove vive.."
"Io invece dovrei incontrare il nuovo compagno di mia zia" borbottò "ne parla bene, ma onestamente non ho altissime aspettative"
"Perchè?"
"Perchè mia zia ha un talento nel trovare solo casi umani" brontolò.
"Con quanti è stata scusa?"
"Un bel po', ma erano tutte relazioni brevi" spiegò "questa, invece, sta durando un po' di più e lei è speranzosa. Vorrei esserlo anch'io ma onestamente non mi fido"
Mi sembrava quasi di capirla.
Sentii un telefono squillare.
"Oh, è il mio" disse Addison "È mia zia"
Rispose alla chiamata e dopo poco disse che sua zia sarebbe tornata tra poco dal lavoro portando con sè il nuovo compagno.
Addison propose di guardare un po' di tv nel frattempo e io accettai.
Nonostante ciò continuavo a pensare a Tom. E se si fosse preoccupato? E se invece gli serviva il suo aiuto?
E pensavo pure a mio papà... Magari avrei potuto chiedere più tardi a mia mamma dove abitasse, se lo sapeva.
Improvvisamente sentimmo le chiavi girare nella serratura.
Vidi una donna sulla 40'ina entrare, seguita da un uomo più o meno della stessa età, biondo e alto.
Aveva un'aria familiare. Non diedi troppo peso alla cosa. "Magari l'hai già visto da qualche parte e ti sembra di riconoscerlo" pensai banalmente.
La zia di Addison era una donna che, al contrario della nipote, non doveva essere molto brava a socializzare.
Era mora e mossa, i lineamenti simili a quelli della mia amica.
Appena mi vide si stupì. Poi Addison la abbracciò e spiegò brevemente.
La signora appese felpa e borsa a un appendi abiti e iniziò a preparare il pranzo.
Nel frattempo il suo compagno, nonostante stesse socializzando con Addison, continuava a guardarmi, come se mi stesse studiando.
Cercai di non fare la paranoica.
Per non pensarci aiutai la zia a cucinare.
Ma più il tempo passava, più quel tipo mi sembrava di averlo visto. Così scavai a fondo nei miei ricordi.
Un'illuminazione.
Un pensiero strisciante mi assalì, assieme alla modesta consapevolezza.
Quel tipo lo conoscevo eccome.
"È... È mio papà?"
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YOU KNOW ME -tom kaulitz
RomansaLa storia parla di Avril,una giovane cantante dei 2000 che per cercare di avere più popolarità cercherà "l'aiuto" di una band tedesca ,i tokio hotel,i quali verranno convinti dal chitarrista,Tom Kaulitz,ad aiutarla. Il ragazzo inizierà ad affeziona...