XXIX

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AVRIL'S POV
Corremmo via dai fan; giuro che quando si comportavano così, dimenticando che pure noi siamo umani e dobbiamo vivere una vita normale, li avrei presi tutti per la collottola e poi scaraventati via.

Purtroppo ciò che potevo fare era solo allontanarmi e scappare.
Tornammo senza accorgercene al punto di partenza, e ci guardamo intorno per vedere se c'erano Bill, Georg o Gustav.
Quest'ultimo c'era; stava mangiando una crepe alla nutella e beveva un succo colorato che anche a metri di distanza odorava intensamente di zucchero.

Ci avvicinammo e lo salutammo.

"Madonna, che infarto!" esclamò Gustav. In effetti gli eravamo arrivati da dietro.

"Quello che stai mangiando è disgustosamente troppo zuccheroso" commentò Tom storcendo il naso.
"E allora?" replicò lui "Ma dove sono quei rimbambiti di Georg e Bill?"

"Ma che ne so, mica sono nelle loro teste"
"Non puoi usare tipo la telepatia con Bill?"
Tom lo guardò mezzo scioccato dalla domanda.
"Siete gemelli, dai, non so come funziona; non ce l'ho un gemello io" brontolò mentre buttava giù l'ultimo morso di crepe.

"Ma sei scemo, non siamo telepatici..o almeno non a questo livello"
"Chiamali, no?" proposi, ancora un po' nervosa per la faccenda dei paparazzi.

Dopo circa 15 minuti dalla chiamata, Bill e Georg comparirono finalmente tra la folla e vennero verso di noi.

"Non sapete cos'è successo-" stava iniziando Georg, che venne tempestivamente bloccato da Tom. "La Biondina qui ha da annunciare una idea che le è venuta poco fa"
Ah, così? Era già praticamente deciso ormai?
"Pensavo a un tour.."
"Non credi di star correndo un po'?" intereferì Bill.
"Finchè ho la popolarità dalla mia parte e sono di tendenza, dovrei approffitare, no?" spiegai. Era la stessa identica cosa che aveva detto Tom a me.

"Questo è vero" sbottò Gustav, che ora aveva in mano un pacchetto di patatine e se le stava mangiando di gusto.
"E poi fare un tour ti renderà ancora più conosciuta" considerò Georg.
"Esatto, è un'idea perfetta!" concluse brusco Tom.
"Mhh.."
"Beh, Bill, che tu sia d'accordo o no, la scelta spetta a Avril"
"Lo so, se lei sarà sicura di volerlo organizzare, la supporterò" disse.
"Beh, ne sono sicura"

- qualche giorno dopo -

E così, in quattro e quattr'otto, il tuor fu annunciato.
Appendemmo poster, lo dicemmo alla radio e pure sul notiziario avvisarono tutti di questa mia improvvisa idea.

All'inizio, ci fu un breve momento in cui avevo la paura che nessuno sarebbe venuto, che ero troppo frettolosa.

Invece sin da subito varia gente acquistò i biglietti, e aumentarono sempre di più.

Nel frattempo, ovviamente, io mi stavo preparando per i concerti. Stavo organizzando una coreografia, le canzoni, e in generale che cosa fare su quel maledetto palco, davanti a tutto il grande pubblico...
Povavo una sensazione di ansia mista a gioia, il mio sogno si stava finalmente avverando!
Si costruiva pian piano, pezzo per pezzo, a ogni prova, ogni ripasso di una canzone, a ogni piccolo instante che trascorreva, interminabile.

E nonostante il tempo andasse avanti come al rallentatore, allo stesso modo passava troppo in fretta; mi sembrava di esserci costantemente in battaglia, in un perenne ritardo che mi stremava e spronava ed era come se fosse impossibile riuscire a finire tutto per tempo.

Fortunatamente mi sbagliavo.

Dopo tanto stress e fatica, finalmente in linea teorica era tutto pronto, manca la pratica, ma quella non era un problema.
E anche se era tutto pronto, non riuscivo proprio a rilassarmi.

"E mettiti l'animo in pace" mi ripeteva chiunque e ovunque, e ciò che pensavo era: "magari fosse così facile".

Per cercare di tranquillizzarmi, Tom mi portò pure fuori a cena, o solo per una semplice passeggiata.
Mi aiutò pure a decidere la prima meta.
Eppure quel senso di ansia mista a eccitazione persisteva, sembrava non volesse abbandonarmi.

Riunii tutta la band in salotto. Dovevo annunciare una cosa riguardo al tour.
"Allora, siete obbligati a venire con me" iniziai
"Cosa? Ma perchè?" sbottò Gustav
"Insomma, mi avete dato tutto, quindi mi sembrava giusto farvi fare un viaggio gratis" spiegai "Anzi, più di uno"
"Se proprio vuoi verremo" disse Georg; a lui i viaggi piacevano.
"Dove hai pensato di andare?" domandò Bill.
"Primo posto, Parigi; poi Rio de Janiero in Brasile; New York; Cardiff; Madrid e infine Milano in Italia" elencai.
"Ah vabbè, non è troppo lungo" disse Tom
"Essendo il mio primo tour non volevo strafare" replicai "Si partirà tra non molto, tra poco compro i biglietti e-"
"Macchè biglietti" sbuffò Tom "Si usa l'aereo privato, barbona"
"Aspe', HAI UN AEREO PRIVATO??"
"Beh si"
"E perchè non lo usavi??"
"È nuovo".

"Ah vabbè, non è troppo lungo" disse Tom"Essendo il mio primo tour non volevo strafare" replicai "Si partirà tra non molto, tra poco compro i biglietti e-""Macchè biglietti" sbuffò Tom "Si usa l'aereo privato, barbona""Aspe', HAI UN AEREO PRIVATO?...

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"E nessuno mi ha avvisato??"
"Ti importava?"
"Umh probabilmente no però mi sarebbe piaciuto vederlo" risposi.
"Fai le ultime prove e non pensare ad altro, il volo ce l'hai già pronto" mi consigliò Bill con un sorriso.

Insomma, per riassumere gli ultimi giorni prima della vera e propria partenza, basta dire che ho provato e riprovato fino all'estremo esaurimento, per non parlare del fatto che avevo pure la scuola. In effetti non l'ho specificato, ma mi sembra ovvio che mi toccava andarci.

Non sopportavo piu la gente che veniva a dirmi "Condoglianze per la morte di Addison, sapevamo che era una persona a te vicina e..-" come se mi aiutassero dicendo così. Se stavano zitti era meglio.

Ad ogni modo, finalmente era arrivato il giorno della partenza.

Inutile dire che il mio entusiasmo era palpabile.
Non ero mai stata su un aereo privato (non era assolutamente una cosa da tutti i giorni) e dovevo ammettere che era un sacco più comodo di quello pubblico.

Il pilota partì, e mi faceva un po' strano essere lì in letteralmente solo 5 persone.
E nonostante fossimo letteralmente in tre gatti, c'era lo stesso una hostess che ci portava snack e bibite a richiesta.

C'era pure una televisione e una console.
Era una figata pazzesca.

Cercammo di guardare un pezzo di una serie, ma con Gustav che non capiva una minchia, Georg che bestemmiava, Tom che faceva battutine per ogni cosa e Bill che rideva con una risata soffocata e finiva in apnea ogni millisecondo, mi arresi e ascoltai la musica e ripassai tutto mentalmente mentre gli altri giocavano a qualche videogioco e urlavano.

Stavo cosi bene in aereo che mi dimenticai ci fosse una fine, e che mi sarei dovuta esibire davanti a chissà quanta gente.

Appena scendemmo dall'aereo in aereoporto, eravamo decisi a esplorare un po' la città.
Parigi, la "Città dell'Amore", la chiamano.

Onestamente non ne capivo il motivo.

Alzai lo sguardo, e vidi in lontananza la Torre Eiffel che svettava tra le nuvole.
Era tutto stupendo, ed era solo l'inizio.

YOU KNOW ME -tom kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora