XIII

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Tom mi guardò male. "Seria?"
"Purtroppo" risposi. Mi vergognavo.
"Beh devi sbrigarti, non abbiamo chissà quanto tempo" borbottò.
"Non pensiamoci ora" cercai di recuperare la situazione "Com'è la Germania?"
"Non ci sei mai stata?"
"No- Cioè, solo da neonata"
"E come lo sai il tedesco?"
"Mio padre e mio zio son tedeschi; me l'ha insegnato mio zio. Papà è in Germania ed è da un bel po' che non lo vedo" spiegai.
"Oh, beh, vorrà dire che lo incontrerai" disse semplicemente. Sembrava un po' triste.
Rimanemmo in silenzio, mentre il mio sguardo correva ovunque nella stanza, esplorandola.
Proprio in quel momento entrò Bill. Teneva in mano il suo telefono e indossava un grembiule. "Avril, è per te" me lo passò in fretta.
"Pronto?" risposi, un po' preoccupata.
"Tesoro, ciao!" sentii la tenera voce di mia madre dall'altra parte "senti, sai come sono sbadata, no? Ho scordato a casa dei documenti importanti, me li andresti a recuperare e me li porti qua alla clinica? Grazie mille!"
Oh no, ha dimenticato una roba a casa di nuovo.
Non mi piaceva andare alla clinica, 1 perchè era lontana, ma non era molto questo il problema, e 2, perchè ho sempre odiato i climi negli ospedali, e i dottori mi inquietano. Quando da bambina mia mamma si metteva il camice, io scappavo via sempre dalla paura.
Però mi tocca andarci.
"Arrivo il prima possibile" dissi solo.
"Ah, e scusati con Bill per averlo disturbato da parte mia" si affrettò ad aggiungere, poi terminò la chiamata.
Passai il telefono a Bill.
Lui uscì dalla stanza senza fare domande e io lo seguii.
"Dove vai?" mi chiese Tom.
"Ti spiegherò un'altra volta" borbottai.

Scesi le scale di corsa e raggiunsi l'ingresso. Salutaii Bill e Georg (Gustav non era lì in quel momento) e poi raggiunsi in fretta il mio appartamento.
Sapevo dove mia mamma teneva i documenti, ovvero nel cassetto della piccola scrivania accanto al suo letto. Lo spalancai e presi un paio di quadernoni ad anelli.Poi uscii e partii con lo skate verso il centro di Cardiff. Decisi di passare dentro Rother Park per fare prima, poi svoltai in ampie vie e dopo un po' arrivai in una parte un po' più tranquilla della città, e da lì mi diressi verso il Quartiere Blu.
Finalmente arrivai alla clinica.
Presi un bel respiro ed entrai.
Mi avvicinai a un "banchetto" in cui una signora sistemava dei registri con nomi e orari.
"Oh, ciao, Avril!" mi salutò appena mi vide.
"In che stanza si trova la dottoressa Erika?" chiesi. Si, Erika era il nome di mia madre. Dopo avermi dato le indicazioni, mi sbrigai a raggiungere la mamma. Le diedi in tutta fretta i documenti e poi uscii, quasi correndo.
Una volta fuori, presi un enorme respiro di sollievo.
Potrà sembrare infantile, ma medici e ospedali mi fanno davvero ansia.
Sulla via del ritorno, decisi di fermarmi a Rother Park.
Mi andava di fare una pausa.
E poi, lì c'erano delle piste per gli skate! Un po' piccoline, in realtà, ma quelle più grandi erano troppo lontane da qui.
Mi buttai giù per una ripida discesa, e iniziai a inclinarmi per curvare.
Mi stavo divertendo tantissimo, come fossi una bambina.
Era pure arrivata sera, avevo il tramonto alle spalle, di un bellissimo e caldo arancione.

TOM'S POV
Ero stanco di stare in casa, e nonostante tutti stessero iniziando a riordinare le stanze per quando ce ne andremo, io avevo deciso di andare a fare una passeggiata a Rother Park.
Con il tramonto, era davvero bello quel parco. Mi inoltrai a fondo, fino ad arrivare al punto in cui io e la Biondina c'eravamo incontrati, anzi scontrati, per la prima volta.
Procedetti, volevo esprolarlo.
Vidi una pista di skate vicina a me, e mi venne in mente Avril col suo vecchio skate board.

Notai una ragazza che faceva un acrobazia per aria col suo skate, i suoi capelli biondi le svolazzavano sulle spalle, e il tramonto dietro era come un faro

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Notai una ragazza che faceva un acrobazia per aria col suo skate, i suoi capelli biondi le svolazzavano sulle spalle, e il tramonto dietro era come un faro.
Notai dopo che quella era proprio Avril.
Mi mancò il respiro. Era bellissima.
Mi ripresi e feci un fischio per farmi notare. La Biondina uscì dalla pista e mi si avvicinò. Sembrava un po' in imbarazzo.
Evidentemente non se l'aspettava.
"Ti andrebbe un appuntamento?" le parole erano come scivolate fuori dalla mia bocca. Era una richiesta un po' improvvisa. Ma non esagerata... Vero?
"Va.. Va bene!"balbettò lei, sembrava quasi sconvolta.
"Vatti a preparare, ti porto a cena! Offro io" sbottai scherzosamente.
La Biondina fece una risatina nervosa e poi corse via col suo skate, velocissima.

AVRIL'S POV
Stavo sclerando.
Buon inizio.
Insomma, un appuntamento?? Così a caso, poi??
Calmati. Hai detto si, ora ci vai.
Corsi al mio armadio a scegliermi un outfit, stetti lì più del solito.
Alla fine optai per un top lungo nero con sopra un teschio, un paio di jeans, una borsa tracolla nera pure quella, e delle scarpe coi lacci abbinate.

Alla fine optai per un top lungo nero con sopra un teschio, un paio di jeans, una borsa tracolla nera pure quella, e delle scarpe coi lacci abbinate

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Mi rifeci il trucco, cercando di farlo al meglio.
Mi piastrai i capelli, e li pettinai più volte.
Ero pronta per il mio primissimo appuntamento.
Non sapevo dove fosse in effetti, non l'aveva specificato, ma supposi intendesse quello più vicino a dove vivevo.
Mi diedi una mossa, volevo arrivare in fretta.
Mi avvicinai al ristorante e cercai Tarzan con lo sguardo. Lo vidi in piedi tra i tavoli.
Presi un respiro profondo e lo raggiunsi.
Tom mi fece dei complimenti, poi mi accompagnò al tavolo.
Anche se ero un sacco in ansia, dovetti ammettere che fu "facile". Chiaccherammo e ridemmo, come se fossimo due grandi amici, intanto che ci strafogavamo di cibo.
Una volta finita la cena, Tom pagò il conto e uscimmo.
Passeggiamo nel parco per un po', poi decidemmo di tornare a casa.
"Vuoi che ti accompagni?" mi chiese gentilmente.
"Mavà, non preoccuparti!"
"Ma la sera non è molto sicuro-"
"Okok, accompagnami" sbuffai. D'altra parte, era bello ricevere le sue attenzioni.
Lungo la strada, quando stavamo per entrare in periferia, Tom si fermò di colpo.
Mi girò verso di sè, e mi baciò delicato, mentre mi accarezzava le guance. Schiusi le labbra, sembrava quasi un sogno. Quando ci staccammo, ansimanti, sentii dei rumori accanto a noi.
Mi guardai in torno e vidi un gruppo di ragazze e ragazzi con delle fotocamere in mano.
"Tom ha la ragazza!!" urlò una tipa dalla voce stridula.
Da lì partì un coro di urla, ma le voci si sovrapponevano troppo e non capivo cosa dicevano.
Tom mi strinse di più la mano e mi strattonò, iniziando a correre. Lo seguii senza farmi domande.
Passammo attraverso viette a caso, mentre i paparazzi se ne stavano più indietro confusi.
Ci fermammo in un vicolo cieco. I fan erano ormai lontani, ci accasciammocontro il muro per riprendere fiato.

Una volta calmi, mi voltai verso di lui.
Senza lasciarmi dire nulla, Tom premette le sue labbra contro le mie mentre scorreva le mani sul mio corpo.
Non mi ritrassi e mi strinsi a lui, rispondendo aggressiva.
Faceva a volte delle brevi pause per farmi recuperare il respiro, mentre mi dava baci umidi sul viso o sul collo.
Iniziai anch'io a baciarlo un po' ovunque, ci schiacciavamo a vicenda contro il muro, mentre cercavamo di recuperare fiato e continuare.

YOU KNOW ME -tom kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora