XXVI

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AVRIL'S POV
"Avril, tu per caso conosci Addison? Sai qualcosa?"
Mi venne l'ansia di colpo.
Vidi gli sguardi di tutti posarsi su di me.
Probabilmente Tom mi guardava preoccupato. Non sapevo se pure Gustav sapeva cos'era successo.
Mandai giù il groppo di saliva che avevo in gola e parlai:
"Addison? Beh diciamo che un po' la conosco perchè è la nipote della nuova compagna di mio papà" era effetivamente la prima volta che ammettevo questa nostra "parentela" "Però purtroppo nemmeno io so nulla"

"Capisco.."mormorò il prof "Ci dispiace per quello che è successo a una persona così vicina a te"
Rimasi fredda durante tutta la fine del suo discorso e di tutta la lezione.

Stavo riflettendo.
Quindi, sia la polizia che la scuola stavano investigando.

Ma gli indizi dovevano per forza scarseggiare per essere così messi male da chiedere aiuto pure alla scuola in cui andava.
Non solo io, ma pure Tom e Bill rischiavamo grosso.
"Non è possibile che capiscono che siam stati noi..." pensai. Non c'erano prove, a parte una registrazione dalla quale si poteva solo intuire l'età dei colpevoli.
E la vittima aveva perso la memoria "..giusto?"

Era come se quell'ansia per il caso di Addison fosse un peso perpetuo, nonostante cercassi di non pensarci. Era impossibile.
"Addison mi perseguita sul serio".

Se solo non le avessi mai parlato...

Le ore trascorsero lentamente, tra un pensiero cupo e l'altro.
"In teoria, questo caso non dovrebbe durare a lungo" ragionai "dopo un po' verrà abbandonato, come tanti altri. Devo solo resistere e fare l'innocente fino ad allora"

E sperare che non ci fossero passi avanti nel risolvimento di questo giallo.
Non credevo proprio ce ne sarebbero stati.
O almeno, speravo.
Era a questo che pensavo durante le lezioni.
Tanto, se anche avessi provato a stare attenta, non avrei capito nulla comunque, me lo sentivo.

Ogni tanto mi mettevo a fissare i capelli di Tom da dietro, senza nessun motivo apparente; probabilmente per distrarmi dai miei pensieri.

Improvvisamente, suonò la ricreazione.
Tutti uscirono seguendo la prof di matematica.
Mi misi al fianco di Tom.
"A ricreazione dobbiamo parlare. Pure con Bill"
Annuii.
Mi aspettavo una cosa del genere.
Una volta arrivati in cortile cercammo Bill. Finalmente lo trovammo e ci riunimmo sotto un albero qualunque, con tutti che chiacchieravano come nulla fosse intorno a noi.
"Sicuro sia il posto adatto..?"
"Se ci allontaniamo sembreremo che nascondiamo qualcosa" spiegò brevemente Tom "Dobbiamo stare molto attenti alla nostra apparenza" si voltò verso di me.
"Cosa?"
"Devi farti amici, prendere non dico ottimi voti, ma per lo meno decenti, e sembrare un'innocentina che non farebbe mai nulla" elencò "Allo stesso tempo devi sentirti toccata da quello che è successo ad Addison"
"Tom, non sono brava in queste cose" iniziai
"Non ti sto dicendo di cambiare carattere, solo segui queste mie istruzioni al meglio delle tue capacità" mi corresse.

"Mi viene comunque difficile.."
"Dobbiamo tutti stare tranquilli, è praticamente impossibile che scoprano la verità" continuò ignorandomi.
"Esatto, restiamo rilassati e andrà tutto per il meglio" disse Bill, sfoggiando un sorriso incoraggiante.
"Scusate se vi ho messi in questa situazione.." mormorai, mi sentivo davvero in colpa.
"È comprensibile il perchè tu abbia fatto così, saremmo stati noi che avremmo dovuto fermarti" cercò di consolarmi Bill.
Feci un sorriso triste.

"Ora, piuttosto, è il momento di pensare a cosa fare in caso arrivassero a delle conclusioni" ricominciò Tom "Pensiamola negativamente: c'è la probabilità che, ad esempio, Addison ricordi quel che è successo.
In questo caso, siamo nella merda".

- a casa -

Finalmente mi buttai sul divano.
Gustav era in camera sua e Georg.. Onestamente non lo sapevo.
Era stata una mattinata lunga e noiosa, e stressante allo stesso tempo.
Bill andò subito in cucina e si mise un grembiulino.
"Per il pranzo dovrete aspettare un po' " ci avvisò.
Vederlo fare il cuoco in grembiule mi faceva un po' ridere.

"Io intanto vado in camera" borbottò Tom.
"A far che?" gli chiese Bill.
"A masturbarmi. Metto giù lo zaino e mi riposo sul letto, cazzo dovrei fare?" sbottò lui.

All'inizio pensavo lo stesse dicendo seriamente.

"Se ti serve una mano, Bill, dimmelo"
"No no, sono abituato" disse lui.
Decisi di andare in taverna, visto che non avevo nulla da fare.
In quegli ultimi giorni la mia roba dalla soffitta era stata portata giù insieme a quella di tutti gli altri.
Avrei potuto suonare.
In effetti, dovevo iniziare a scrivere una nuova canzone.
Oppure un album...
"Forse è un po' presto per fare un album.." mi disse la coscienza
Chissene frega.

Avevo bisogno di una lunga distrazione, scrivere un album mi avrebbe sicuramente tenuta occupata a lungo.
E avevo pure un'idea su che canzone fare.
Si sarebbe chiamata Tomorrow: avrebbe parlato della speranza in un giorno migliore rispetto al brutto periodo che stai passando.
"Che poetica" mi presi in giro, ma senza accorgermi stavo già iniziando ad abbozzare il testo del ritornello.

"È pronto il pranzooo!" urlò Bill dalla cucina.
Arrivammo tutti velocemente a tavola; mi resi conto solo in quel momento di quanta fame avessi.
Bill mise in centro al tavolo un pentolone pieno di spaghetti al burro, extra formaggiosi.
Ne servì un paio di mestolate e tutti e appena ci arrivò il cibo nel piatto, ci abbuffammo come degli animali.

"Buonissimo, Bill!" farfugliammo in coro.
Il cuoco Bill non delude mai.

- 3 giorni dopo -

"Direi che non è niente male!" esclamai compiaciuta.
Rilessi per l'ennesima volta la bozza del testo.
Non era completa, mancava tutto il ritmo e i ritornelli, ma almeno era un inizio.

In quel momento entrò Tom.
"Come va, Biondina?"
"Bene bene" dissi contenta, mostrandogli il testo.
"Certo che hai una scrittura di merda" mi perculò
"Si lo so"

Allontanai il foglio dal suo viso ma lui mi prese il polso.
Mi tirò verso di se e mi baciò a lungo.
Gli misi una mano sulle scapole e lui una dietro la mia testa.
Ci baciammo a lungo.
Mi sbattè contro il muro continuando a baciarmi, in un modo un po' più violento del solito.
Si staccò.
Ripresi fiato e lo guardai male.
"Per colpa tua il foglio si è stropicciato" borbottai.

YOU KNOW ME -tom kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora