XVI

1K 47 24
                                    

AVRIL'S POV
Io e Tom ci fissammo negli occhi per un secondo.
Poi cercò di consolarmi, ma era come se la mia testa fosse altrove.
Mi accorsi dopo che stavamo camminando via da quella vietta dirigendoci all'appartamento dei Tokio Hotel, mano nella mano.
Lo seguii senza fare storie. Accanto a lui mi sentivo al sicuro.

Andammo in camera sua e ci sedemmo sul suo letto.
La stanza era praticamente vuota, tutta la roba era dentro a delle valigie, a parte i mobili.
Quella fu la prima e ultima volta che vidi la sua camera ordinata.
"Ora mi racconti tutto." mi disse.

Iniziai a spiegare, a bassa voce, ciò che era successo: io che vedevo un uomo a terra, capivo che era Steve, cercavo di soccorrerlo, lui si svegliava e...
La sensazione sgradevole di lui che mi toccava era come impressa nella pelle.

Tom ascoltò in silenzio, ma l'atmosfera era tesa: era sicuramente incazzato.
"Era ubriaco, solo per questo l'ha fatto" cercai di difenderlo. Nemmeno io mi spiegavo come fosse possibile che era cambiato così tanto per colpa dell'alcol. Sembrava una persona completamente diversa.
Tom sospirò e mi guardò negli occhi. "Avril, capisco che vuoi provare a difenderlo, ma quel che ha fatto è fatto. E ora per colpa sua avrai pure un trauma" disse "Che vuoi fare?"
"Dovrei chiedergli il perchè e fare pace" pensai, ma ero sicura che non avrei mai più visto Steve allo stesso modo.
Non riuscirei mai davvero a perdonarlo.

"Meglio non pensarci ora" disse Tom dopo un po' di silenzio. "Ti andrebbe di stare da me stanotte?" e mi sorrise.
Probabilmente si comportava così per cercare di calmarmi, e lo apprezzavo molto.
Usai il telefono di casa per chiedere a mia mamma il permesso, e lei approvò.
Rimasi con Tom per il resto del pomeriggio, mentre lui faceva di tutto per non farmi pensare a ciò che era successo poco prima.

Abbiam guardato film, suonato, o semplicemente parlato tra di noi. Siamo andati a letto tardi.
Il dormire assieme mi ricordò di quella festa organizzata da Tom, quando alla fine mi aveva lasciato dormire con lui.
Ero in un sonno profondo e tranquillo quando qualcuno iniziò a scuotermi.
"Oh no, non dirmi che è già mattina" pensai sconsolata, ma appena aprii gli occhi era ancora tutto scuro.
Guardai assonnata il viso di Tom a malapena visibile in quel buio pesto. "Che ore sono?" chiesi confusa.
"L'1:30 di notte"
"E perchè mi hai svegliata, stavo dormendo così bene" brontolai, e mi girai dall'altro lato avvolgendomi nelle coperte.
"Devo farti vedere una cosa. Vestiti e seguimi" mi disse semplicemente.

Avrei voluto lamentarmi, ma visto che non avevo voglia di fare manco quello, feci semplicemente ciò che mi aveva detto.
Lui era già vestito.
"Fai piano" mi sussurrò. Uscì dalla stanza e scrutò il corridoio buio. Poi si avvicinò alla scala con cautela.
Arrivò alla porta d'ingresso e l'aprì piano.
Se non fosse stato per la confusione data dal sonno, probabilmente sarei stata molto curiosa di sapere il perchè stessimo uscendo di casa a quell'ora.
Lo seguii senza farmi domande.

"Ti voglio portare in un posto speciale" mi disse, tenendomi per mano mentre camminavamo.
Percorremmo una strada che non avevo mai visto, effettivamente si trovava in una parte della città nella quale non ero mai andata.
Non che ci fosse molto da vedere.
Si trattava di un piccolo quartiere pieno di appartamenti tipo quello in cui si trovava Tom.
All'oscurità quel posto mi dava ansia e dopo il trauma causato da Steve mi sentivo paranoica.
Tarzan mi trascinò oltre e finimmo vicini a dei parchi pubblici senza nulla e non molto curati.

Più proseguivamo più sentivo un odore salato nell'aria. Iniziai a sentire il rumore delle onde.
Finalmente, vidi il mare e la spiaggia di sabbia e ghiaia. Si trovava un po' sotto di noi, perchè quei giardini (così come tutto il quartiere e l'appartamento di Tom) erano rialzati, ma bastò scendere da una collinetta d'erba per raggiungerla.
L'odore di sale e alghe era intenso, e fischiava un aria fredda.
"Perchè mi hai portato qui?" chiesi confusa
"Per farti vedere le stelle" rispose, alzando gli occhi al cielo.

"Perchè mi hai portato qui?" chiesi confusa"Per farti vedere le stelle" rispose, alzando gli occhi al cielo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Inizialmente pensai che stesse scherzando, poi anch'io alzai lo sguardo.
Le stelle si vedevano così luminose lì, lontano da luci artiriciali; le onde erano un fruscio leggero che mi rilassava e il contatto con le dita di Tom mi dava una sensazione di serenità e protezione.
Sembrava una magia.
"Belle, vero?" mi chiese, stringendomi a sè.
"Molto"risposi onesta, appoggiando il viso alla sua spalla.
Poi ci sedemmo nella sabbia, e chiacchierammo sotto le stelle.
Nonostante il trauma di poco fa, ora ero calma e rilassata, e dovevo tutto a Tom.
"Grazie" gli dissi, di punto in bianco.
"Non ho fatto nulla di speciale, solo un po' di compagnia" ribattè lui, ridendo.
Invece aveva fatto molto di più. Ma rimasi in silenzio.

Mi alzai per sgranchirmi le gambe e mi avvicinai alla riva.
Mi specchiai nel mare scuro e poco mosso.
"Ehy, Tom"
"Mhm?"
"Prendimi!" esclamai, e iniziai a correre dentro l'acqua fredda, con ancora tutti i vestiti addosso. Poi a un certo punto caddi e mi infradiciai tutta, i brividi di freddo mi scorrevano lungo la schiena.
"No cara, mi rifiuto" sbottò, a pochi centimetri dall'acqua.
"Eddai, Tom, è bello!"
"Ti ho detto di-". Non lo feci terminare la frase che lo raggiunsi e spinsi.
Lui cadde nell'acqua bassa e si bagnò.
"Ma è gelata!" urlò
"Ormai sei bagnato, dai vieni!"
"Vaffanculo Avril, giurò che ti ammazzo" mi sbraitò contro, ma vedevo che in realtà rideva.
Abbiamo iniziato ad affogarci a vicenda e lottare nell'acqua, come due bambini.
Siamo tornati indietro che ridevamo come due esauriti, bagnati e sporchi di sabbia e acqua.
Eravamo così assonnati che siamo andati a dormire in quelle condizioni.
Erano le 3:00.

- 2 giorni dopo -

"Allora, cosa metto in valigia? Cosa c'è di importante e cosa no?"
Avevo a disposizione 2 valigie e un borsone, dovevo sfruttarli al meglio.
"Direi che una valigia la uso per i vestiti e le cose da tutti i giorni, una per i vestiti più carini, trucchi e alcuni oggetti importanti, e nel borsone metto la roba per le canzoni" mi dissi.
Cercai di organizzare al meglio gli spazi. Ovviamante la chitarra stava a parte, nelle valigie non ci stava di sicuro.
Dopo un bel po' di fatica e tentativi falliti, ce la feci. Ci stava bene o male tutto.
E tra poco sarei dovuta partire.
Ovviamente io non mi ero portata avanti con l'organizzare la roba. Ma ce l'acevo fatta comunque in tempo.
Mia mamma mi portò fino in aereoporto in macchina, la strada fu lunga.
Le feci un ultimo grande saluto. Mi sarebbe mancata tantissimo.
Superai i controlli senza problemi e poi iniziai a cercare i Tokio Hotel per essere sicura di non sbagliare volo.
Li vidi in un angolo, con quella che sembrava una guardia del corpo che li controllava.
Li ragiunsi e iniziai a parlare, ero un sacco emizionata, e tra l'altro quello era il primo aereo che prendevo in vita mia (a parte quello che aveva portato me e mia madre qui nel Regno Unito dalla Germania, ma quello chi se lo ricorda).

YOU KNOW ME -tom kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora