6. Funerali e camomille

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Questo non è mica un guaio: siamo rimasti così in pochi ad essere scontenti di noi stessi.

L a   d o l c e   v i t a

CAPITOLO 6.

Straziante. È questa la mia parola preferita, perfetta da usare in ogni occasione. Tutte queste pulizie mi hanno spaccato in due la schiena. Odio ammetterlo, ma sarebbe stato meglio andare a scuola. Mi manca il mio banco, parlare con Darla ed essere sgridata dai professori per via delle molteplici volte in cui mi distraggo.

«Joe» strilla Max dalla cucina. «Dovrei cucinare, e non abbiamo l'accendino per il gas. Potresti andare a comprarlo? Non è una richiesta, ma un obbligo.» Che palle, in questa casa manca sempre tutto.

Sbuffo, mi ero appena seduta sul divano del salotto. Lo raggiungo e incrocio le braccia sotto al seno. «Potremmo rimanere a digiuno per oggi, che ne dici? Oppure nello sgabuzzino c'è del tonno. Problema risolto.» Sono la prima a pensare che le facili soluzioni siano da gente superficiale, però è anche vero che chi si accontenta gode.

«Certo che no! Muovi quel culo e va' alla tabaccheria, non è distante.»

«Perché non ci vai tu, allora?» Devo sempre fare tutto io. Lui si rilasserà qui, immobile, ad attendere il mio rientro. Non è affatto giusto. Ho dei diritti anch'io ed è ora che li metta in pratica.

Si avvicina a me. «Perché fra noi due, quello che sa cucinare sono io. Quindi, a te spetta perlomeno compiere questa bellica impresa. D'accordo?» dice, sistemandosi il ciuffo.

Detta così fa passare me dalla parte del torto. E, probabilmente, ha ragione. L'ho ammesso mentalmente, ma a lui non lo confesserò mai. «Vado. Questo solo perché ho un'improvvisa voglia di passeggiare, che sia chiaro.»

«Oh, non lo metto in dubbio, sorellina.» Si sta prendendo gioco di me, è evidente. Giro i tacchi e, senza aggiungere altro, prendo i soldi ed esco di casa.

Quest'oggi non sono particolarmente guardabile. La maglietta che indosso può benissimo spacciarsi per uno straccio, e i miei capelli una scopa abbandonata da ventiquattro anni dietro l'immondizia. Poco importa, devo solo comprare un accendino, non sfilare su una passerella. Anche se fosse, non farei una brutta figura dato che i modelli, ora, portano gli abiti più improbabili.

Il suono di una notifica al telefono mi fa trasalire. Lo estraggo dalla tasca posteriore, per poi accenderlo. È un messaggio da parte di Darla. "Non hai idea di quanto sia stata devastante l'ora di matematica. Hai fatto bene a non venire a scuola, oggi." Fortuna che non mi sono persa nulla, di solito quando manco succede di tutto.

ʙᴏʀɴ ᴛᴏᴏ ʟᴀᴛᴇ - A forbidden love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora